La personale dell’artista americana Regan Wheat è allestita dal 30 settembre al 7 novembre 2021 alla Crumb Gallery di Firenze e il progetto fa parte degli eventi off della quarta edizione del festival L’Eredità delle Donne 2021.
In esposizione troviamo una serie di 21 olii su tela, una teoria di piccoli ritratti di bambini. Sono immagini riprese dalla cronaca quotidiana di feriti, sfollati, morti e dispersi. Sono bambini
dislocati in zone di conflitto e di guerra, apparentemente isolati, il cui futuro dipende da situazioni contingenti, da circostanze esterne. Cattura il piccolo formato quadrato dove il volto è così vicino che non si vedono i confini, nemmeno l’ovale del viso; la tela quasi lo taglia, sfiora i capelli: in primo piano lo sguardo mentre il colore del ritratto di confonde con lo sfondo e ci mette in un contatto diretto, ravvicinato, come quando ci si avvicina per baciare una persona.
L’artista riesce a catturare in questi volti la loro condizione di perpetuo stato intermedio, quasi di sospensione, a testimoniare la presenza dei
dispersi: non sono né qui né là, non hanno un ruolo attivo se non quello di incarnare i fallimenti sistemici incorporati nelle nostre istituzioni e gli effetti che hanno proprio sui più piccoli tra noi. Non a caso, la dimensione dei dipinti è minuta, specificatamente ritagliata sul viso, per focalizzarsi sugli sguardi, a volte cancellati. Il colore ha, qui, una funzione fondamentale: è un colore vibrante che vuole, in qualche modo, restituire un senso di vita a coloro a cui la vita è stata strappata per sempre.
“È nei volti dei bambini – che dovrebbero essere il futuro, la speranza – che si specchia questa immane tragedia. Li guardiamo per un attimo, ritratti nelle pagine dei giornali, per poi dimenticarli subito dopo, rimpiazzati da altre notizie, annullati come gocce nel mare.” spiega Regan Wheat. E ritraendoli sulla tela, la Wheat ha voluto immortalare tutti loro che, in questi anni, hanno riempito per un effimero momento le cronache internazionali e non farli sparire per sempre. Avvicinando l’artista le abbiamo chiesto da dove nasce questo lavoro.
“Proprio dalla riflessione sul fallimento della cosiddetta civiltà occidentale, sul modo di pensare binario, mio e tuo, di qua e di là dal confine. La miccia si è accesa nel 2016 durante la guerra in Siria perché le tragedie che hanno interessato i bambini mi hanno scossa profondamente. Ritrarli significa provare a capire oltre l’apparenza, rinunciare alla superficialità di un’indignazione momentanea”.
Quei volti non sono inventati ma ritratti a distanza, prendendo spunto dalle foto dei giornali. Così a maggio scorso nasce la serie dei bambini Palestinesi dopo un fatto tragico. La serie completa riunisce 50 volti di bambini vittime di sistemi politici e sociali sbagliati: dalla Siria alla Palestina al Messico.
“Il titolo della mostra, contingency – sottolinea Rory Cappelli nel testo in catalogo pubblicato per l’occasione (Collana Nolines) – vuole richiamare quel senso di perdita ineluttabile che avvolge e assale l’essere umano quando a scomparire dal radar delle storie e della Storia sono i bambini: bambini siriani trucidati da una guerra terribile, bambini messicani incastrati in confini che li hanno inghiottiti senza lasciarne traccia, bambini africani travolti in conflitti etnici o costretti a fuggire perché la loro terra è diventata un immenso deserto, bambini palestinesi persi in campi senza più ulivi. Vittime, tutti, delle colpe di altri. Occhi, volti, mani, pennellate dense di colore e di dolore che parlano e spiegano più di quanto potrebbe mai fare nessuna cronaca.”
Con il termine contingency, la Wheat si riferisce inoltre alla stessa natura contingente della pittura, “c’è la condizionalità o causalità, una disgiunzione e una sintesi che avvengono nell’apparire e nello scomparire dell’immagine” ci racconta. “Per me è importante che il mezzo rispecchi il messaggio, da qui la contingenza del titolo per questo progetto.”
Il progetto delle Serie continua, in questo momento con delle opere astratte che indagano a livello esistenziale il confine tra la vita e la morte, il momento del trapasso, nato dal dolore dell’artista per la perdita della madre che non riusciva a trovare immagini, raffigurazioni, affidandosi così al segno che indica la cesura dell’assenza.
Chi è Regan Wheat
Nata nel 1973 a Lakin nel Kansas, USA, vive e lavora in Italia; è un’artista multimediale che fa un lavoro di archiviazione, analizza ciò che manca nel linguaggio, nella storia e nei luoghi, evidenziando il sottile divario tra significato e comprensione. Opera all’interno dello spazio immaginario della parola, delle storie dimenticate contenute nella memoria collettiva che sembrano mantenere e perpetuare il proprio significato, nonostante il crollo di schemi culturali, sociopolitici e storici.
Ha conseguito un Bachelor of Fine Arts presso University of Kansas nel 1995 e un Master of Fine Arts in Scultura presso la Cranbrook Academy of Art nel 2003.
Dal 1997 ha partecipato a workshop e residenze in Italia e Sud Africa, guidati dalle artiste e educatrici Rosenclaire. Tra le mostre recenti: Primo Vere, Frittelli Arte Contemporanea a cura di Sergio Risaliti, Firenze ITALIA 2021; contingency, COOP Gallery, Nashville, Tennessee, USA 2018; Ritrattare a cura di Gino Gianuizzi, L’Entrepôt Daniel Boeri Galerie d’art contemporain, Monte Carlo MONACO 2017; la fine del nuovo a cura di Paolo Toffolutti, Villa Ottelio-Savorgnan, Ariis Di Rivignano Teor, Villa di Toppo Florio, Buttrio, ITALIA 2016; Quarantanniealtro a cura di Lorenzo Bruni, Galleria Susanna Orlando, Pietrasanta, ITALIA 2016; Misura del Mondo, a cura di Paolo Parisi, Casabianca, Zola Predosa, ITALY 2013; MADEINFILANDIA, Pieve a Presciano, ITALIA 2012; Regan Wheat Works on Paper, Galleria SRISA, Firenze ITALIA 2012; Fabbrica Europa, Festival Internazionale della Scena Contemporanea, Firenze ITALIA 2012; Mente Caritas, Notte Bianca, Firenze ITALIA 2011; Let’s Talk About Love Baby, Printed Matter, NY, NY, USA, Museo d’arte contemporanea, Detroit, Michigan, USA, Craft Alliance Gallery, St. Louis, Missouri, USA. Oakland University Art Gallery, Rochester, Michigan, USA, The Joan Flasch Artists’ Book Collection, Chicago, Illinois, USA, Galleria Nazionale, Harare, Zimbabwe, Asni Village, Addis Abeba, Etiopia, 2010-2013; (re)membered land(e)scapes Here, There, Everywhere, Hampden Gallery University of Massachusetts, Amherst, Massachusetts, USA 2009.
a cura di Ilaria Guidantoni