di Giuseppe Fabio Ciccomascolo
Scade oggi 22 aprile il termine per la presentazione del piano concordatario al tribunale di Verona da parte di Paluani, l’azienda dolciaria di Dossobuono (Verona) famosa per i suoi pandori, panettoni e colombe pasquali, che è stata ammessa al concordato preventivo con riserva (ex art. ex art. 161, comma 6 della Legge Fallimentare) dal Tribunale di Verona a fine ottobre 2021. Il tribunale aveva dato tempo alla società sino al 22 febbraio presentare la proposta di concordato preventivo, il relativo piano e l’ulteriore documentazione prevista (si vedano qui il documento di ammissione al concordato e qui altro articolo di BeBeez), ma ha poi concesso una dilazione dei termini appunto sino alla giornata di oggi, così come riportato nei giorni scorsi dal Corriere delle Alpi.
Il piano dovrebbe vertere sull’entrata in scena di un cavaliere bianco individuato in Sperlari, a sua volta controllato dal 2017 da Katjes International Gmbh, holding di investimento specializzata in caramelle, controllata dal gruppo tedesco Katjes Group, che tra le altre cose dal 2015 possiede la licenza per vendere le note caramelle per tosse Vicks in Europa e Russia (si veda altro articolo di BeBeez). Allora, infatti, Katjes International aveva acquisito Cloetta Italy da Cloetta, il gruppo svedese quotato alla Borsa di Stoccolma, produttore di caramelle e merendine. A sua volta Cloetta Italy, poi ribattezzata Katjes Italy, attraverso Sperlari srl produce e vende iconici marchi come lo stesso Sperlari, Saila, Dietor, Dietorelle, Galatine e Pasticca del Re Sole negli stabilimenti di Cremona, Gordona, San Pietro in Casale e Silvi Marina. Sperlari, inoltre, dall’aprile del 2021 controlla anche il 75% di Dulcioliva, storico produttore di cioccolato piemontese fondato quasi 100 anni fa e specializzato in particolare nei noti cioccolatini cuneesi, oltre che in tartufi, gianduiotti e praline (si veda altro articolo di BeBeez)
I rumor a proposito di un forte interesse da parte di Sperlari per Paluani si sono diffusi a fine marzo (si vedano qui Il Gazzettino e L’Arena), ma sinora Sperlari non ha negato né confermato l’interesse. In ogni caso è ragionevole attendersi che qualche novità possa arrivare all’indomani del deposito del piano concordatario in Tribunale.
Luca Longaretti, ceo del gruppo Paluani, senza svelare il nome del potenziale investitore, aveva detto lo scorso marzo al Corriere del Veneto che era arrivata una manifestazione di interesse e il nuovo azionista avrebbe avuto una maggioranza importante. La testata locale aveva avanzato l’ipotesi che si sarebbe trattato di un imprenditore lombardo del settore dolciario. Sperlari effettivamente è lombarda e attiva nel settore dolciario, anche se non si tratta di una società familiare. Ma tant’è.
Ricordiamo che Paluani, che ha celebrato lo scorso anno cento anni dalla nascita, aveva deciso di richiedere il concordato per evitare il fallimento, dopo le richieste avanzate dai debitori e contestualmente all’entrata in scena di Generalfinance, la società guidata da Massimo Gianolli, specializzata in factoring per aziende in special situation, che ha messo a disposizione un plafond per un importo iniziale di 3 milioni anche a fronte di anticipazione di crediti futuri (nella misura dell’80% del valore nominale) da effettuarsi su crediti nascenti in esecuzione di contratti e/o ordini acquisiti, da incrementarsi fino a 10 milioni, allo scopo di sostenere la continuità aziendale (si veda altro articolo di BeBeez).
Banche e altri soggetti finanziari sono esposti verso Paluani per un totale di poco inferiore a 32 milioni di euro a breve termine. In particolare lo sono Factor Coop (5 milioni), Banco BPM (4,250 milioni), MPS (4 milioni), Unicredit (2,6 milioni), Intesa Sanpaolo (2,5 milioni) e altri minori. Tra gli altri finanziatori si parla di Banca Valsabbina, BPER, Caribolzano, Carige, Cerea Banca, Credit Agricole, Credito Valtellinese. Più in generale i dati presentati da Paluani in occasione del ricorso al concordato preventivo riportavano debiti verso le banche per 35 milioni e verso i fornitori per 7,2 milioni, un patrimonio netto negativo per 3,5 milioni e un a perdita di esercizio di 17 milioni.
La storica azienda dolciaria veronese è nata come pasticceria artigianale nel 1921. Nel 1968 è passata nelle mani del commercialista Luigi Campedelli, il padre dell’attuale azionista di maggioranza Luca, che la rilevò dal tribunale fallimentare assieme al socio Gino Cordioli. Da allora, la Paluani è cresciuta: ancora l’anno fiscale al giugno 2020 si era chiuso con ricavi per 53,8 milioni di euro, quindi poco meno dei 58,1 milioni del 2019, un ebitda di 1,6 milioni (da 3,45 milioni) e una perdita netta di 1,8 milioni (da un utile netto di 100 mila euro), a fronte di un debito finanziario netto di 29,6 milioni (da 31,2 milioni) (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente). Tuttavia a causa del Covid-19 la società ha visto ridursi notevolmente le vendite e il fatturato dell’esercizio, chiuso a giugno 2021 non ha superato i 30 milioni di euro, quindi poco più della metà del 2019. E ora i lavoratori, finita la campagna delle colombe di Psqua, sono stati messi in cassa integrazione straordinaria a zero ore.
Certo, la crisi dello storico marchio del pandoro veronese non è stata tutta colpa della pandemia. Anzi, è stata innescata soprattutto dal fallimento del Chievo Verona, di cui Paluani è proprietaria dell’82,2%. La squadra di calcio di serie B è stata esclusa la scorsa estate dalla Lega calcio per inadempimento di 18 milioni di euro di debiti tributari e per la quale la proprietà ha chiesto e ottenuto lo scorso dicembre l’ammissione alla procedura di concordato con riserva. A sua volta Paluani vantava verso il Chievo crediti per 3,5 milioni e fidejussioni per 11,7 milioni.