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La mostra Fotografe!, aperta fino al 2 ottobre 2022, è promossa dalla Fondazione Alinari per la Fotografia e dalla Fondazione CR Firenze, in collaborazione con il Comune di Firenze, ed è articolata su due sedi, Villa Bardini e Forte Belvedere, di là d’Arno, a due passi dal Ponte Vecchio, offrendo così l’occasione al visitatore per una passeggiata panoramica.
L’esposizione, a cura di Emanuela Sesti e Walter Guadagnini, accompagnata da un catalogo molto curato edito da Mandragora, che si inserisce organicamente nell’offerta culturale estiva di Forte di Belvedere curata da Museo Novecento, presenta un nuovo e ambizioso progetto espositivo che disegna un unico itinerario e getta un ponte tra il passato, rappresentato dall’Archivio Alinari, fino dai primi tentativi, e il presente, rivolto al futuro in una sperimentazione continua e attenta all’evoluzione tecnologica; riunendo dieci fotografe contemporanee, rispettivamente quattro a Villa Bardini e sei a Forte Belvedere.
Clicca qui sopra per vedere il video con la fotografa Sofia Uslenghi
Molto suggestivo il percorso tra le sale di Villa Bardini, dalle quali si intravede il Museo dedicato a Pietro Annigoni, in un susseguirsi di stanze dove il filo conduttore è rappresentato da un verde profondo sul quale spiccano le foto in bianco e nero del passato e alcune dai colori accesi, con un dialogo continuo a due o più voci tra ieri e oggi. La mostra segna il ritorno della fotografia a Villa Bardini e l’idea di una collaborazione a più voci sul territorio che sta diventando la cifra caratteristica nella programmazione culturale della città. L’esposizione segna inoltre la voglia di rimettere al centro il racconto al femminile così, il punto esclamativo nel titolo della mostra, spiegano i curatori Emanuela Sesti e Walter Guadagnini, vuole sottolineare l’ammirazione per le donne che dalle origini della fotografia sino a tutto il secolo scorso, sono riuscite a conquistare una posizione in un mondo che era tutto maschile.
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Partendo dagli esiti della ricerca negli Archivi Alinari, infatti, il progetto espositivo crea un percorso che intreccia e ripropone in maniera sincronica una storia che dalla fotografia delle origini attraversa il Novecento e arriva ai nostri giorni, affiancando i primi procedimenti fotografici alle sperimentazioni contemporanee.
La mostra non segue quindi un andamento cronologico, ma è costruita per analogie, differenze, suggestioni, per temi e generi, primo tra tutti il ritratto fotografico, mettendo insieme in un unico percorso fotografie e fotografe nate in epoche, luoghi e contesti sociali diversi: l’intento è non tanto e non solo la ricerca di uno specifico e quanto mai ipotetico ‘sguardo femminile’, quanto l’individuazione della centralità di alcune personalità – spesso sottostimate – nello sviluppo della ricerca fotografica sin dai suoi albori.
La presenza delle autrici contemporanee costituisce un ulteriore momento di riflessione che investe le pratiche artistiche odierne, a partire dal rapporto con il passato e con la memoria, siano esse individuali o collettive, all’interno di un mondo in continuo mutamento, dove anche i ruoli sociali e i paradigmi ad essi legati sono in costante divenire.
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In mostra vintage prints, album e negativi dagli Archivi Alinari, opere provenienti dalle diverse collezioni di oltre quaranta fotografe, in molti casi inedite, a partire da quelle delle prime dagherrotipiste degli Anni ’40 dell’Ottocento, come la francese Bernardine Caroline Théodora Hirza Lejeune (Parigi 1824-1895) del fondo Oggetti Unici che è stato restaurato, catalogato e digitalizzato nel 2021 anche grazie al sostegno della Fondazione CR Firenze. Le stampe originali di Julia Margaret Cameron, Dorothea Lange, Margaret Bourke-White, Lucia Moholy, Maria Mulas, Ketty La Rocca, Lisetta Carmi, Diane Arbus, Bettina Rheims, per citarne solo alcune, si confrontano con le produzioni di dieci autrici italiane, Eleonora Agostini, Arianna Arcara, Federica Belli, Marina Caneve, Francesca Catastini, Myriam Meloni, Giulia Parlato, Roselena Ramistella, Sofia Uslenghi, intervistata nel video, Alba Zari, rappresentanti della più giovane generazione, nata dopo il 1980, che va affermandosi in questi anni sia sul piano nazionale che su quello internazionale, presenti con opere che interagiscono con il patrimonio storico Alinari. Le autrici innescano dunque una conversazione ideale con le fotografie storiche e con l’archivio stesso, così da esaltarne la matericità e l’aura, proponendo in questo modo anche nuove chiavi di lettura alle immagini provenienti da un passato talvolta lontanissimo.
Grazie a Calliope Arts, ente no profit con sede a Firenze e Londra, nato per valorizzare e salvaguardare il patrimonio culturale delle donne attraverso il suo progetto ‘Restoration Conversations’, la mostra si arricchisce di due sezioni dedicate a fondi degli Archivi Alinari: quello delle sorelle Wanda Wulz (Trieste 1903-1984) e Marion Wulz (Trieste 1905-1990) e quello di Edith Arnaldi (Vienna 1884-Roma 1978), nota soprattutto come scrittrice ed artista di area futurista con lo pseudonimo di Rosa Rosà, che è tra le artiste selezionate per la mostra della Biennale Arte di Venezia curata da Cecilia Alemani.
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Da questi archivi sono tratte opere inedite, alcune stampate direttamente dai negativi originali, che restituiscono alla fruizione pubblica i risultati di una prima ricognizione su materiali finora meno esplorati di questi nuclei archivistici, di straordinario interesse per la storia della fotografia.
Da una parte il fondo Wulz (noto per la fama internazionale delle opere futuriste di Wanda, tra cui la realizzazione della famosa sovraimpressione “Io+gatto”), di cui sono esposti a Villa Bardini anche dei negativi, che riserveranno al pubblico e agli studiosi importanti sorprese, in particolare sul sodalizio lavorativo e artistico con la sorella Marion.
Dall’altra, al Forte Belvedere, un archivio completamente da esplorare, sostanzialmente un inedito, che permetterà, anche grazie alla ricerca della storica dell’arte Lisa Hanstein, di riportare alla luce la produzione fotografica di un’artista poliedrica come Edith Arnaldi, caratterizzata da ritratti e fotografie di viaggio realizzate in Italia, Europa e Africa, e dai ritratti eseguiti nel suo studio romano, funzionali all’indagine sulla produzione pittorica futurista dell’autrice.
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All’interno del percorso, a Forte Belvedere, anche l’esposizione di Rä di Martino Play it again, video dal quale trae origine il titolo della mostra che mette insieme il tema del gioco e della guerra con il loro scambio tra finzione e realtà e anche quello strano dialogo tra creatività e distruzione, quasi un paradosso che accumuna le due dimensioni.
La mostra vede la collaborazione di MUS.E e la Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, e il contributo di Unicoop Firenze.
a cura di Ilaria Guidantoni