Gli scatti più iconici dei grandi maestri del ‘900
Imperdibile e straordinario è questo viaggio nella storia della fotografia.
Per la prima volta in Italia è stata presentata a Bologna la superba collezione di fotografie raccolte dall’appassionato collezionista spagnolo Julian Castilla, considerata una delle collezioni private più importanti d’Europa. Oltre 70 opere, un secolo di immagini e di nomi di grandi maestri spagnoli e internazionali che raccontano la nascita della fotografia moderna agli inizi del XX secolo. Un percorso che tocca le tappe più importanti con la creazione della Agenzia Magnum, la fondazione del fotogiornalismo, la nascita della fotografia di moda per giungere alle sfide contemporanee e all’era digitale. Tutte tappe che hanno finito per consacrare la fotografia come opera d’arte a tutti gli effetti, forma d’arte autonoma che indaga la realtà e i suoi aspetti, l’uomo e i suoi sentimenti con un linguaggio proprio.
Questa collezione è inoltre testimone della nascita di movimenti artistici fondamentali nella storia dell’arte moderna e contemporanea: dalle avanguardie del surrealismo e dell’astrattismo, al movimento pop, l’arte concettuale, fino all’arte digitale: un compendio di quanto accaduto sulla scena del mondo internazionale negli ultimi 120 anni.
Julian Castilla ha raccolto la sua collezione negli ultimi 25 anni, guidato dalla stessa convinzione di Alfred Stieglitz, americano di origine ebraico-tedesca, padre della fotografia
moderna e pioniere del concetto di fotografia come ARTE: la fotografia è un’arte che ha il potere di catturare i cambiamenti del mondo. Ed è proprio di Stieglitz la fotografia più antica della Collezione: La mano dell’uomo del 1902, dove si vede una locomotiva sfrecciare sui binari della stazione di Long Island City che rappresenta l’azione dell’uomo nel paesaggio urbano e il processo di meccanizzazione della umanità. Stieglitz voleva dimostra che anche un paesaggio urbano possiede una sua bellezza e un suo valore simbolico e artistico. Promotore del modernismo americano, Stieglitz con la sua opera fece sì che negli USA la fotografia fosse accettata come forma autentica di espressione artistica e NON arte secondaria.
La mostra è suddivisa in nove sezioni tematiche, un lungo affascinante percorso attraverso avanguardie, maestri, sperimentazioni partendo dal 1920 quando la fotografia era ancora uno strumento nuovo ed emozionante. Parigi era il centro di una rivoluzione artistica che toccava ogni campo. Tra le opere di quegli
anni presenti nella Collezione Castilla ci sono quelle di Man Ray, ingegnoso e originale, che si muoveva tra New York e Parigi tra dadaisti e surrealisti – Le Violon d’Ingres 1924 – Noire et Blanche 1926. Presente anche l’avanguardia americana con due importanti personaggi quali Berenice Abbott e Vivian Maier che definirono il nuovo spirito della vita quotidiana newyorkese in particolare.
La storia della Maier è commovente perché il suo talento venne scoperto solo dopo la sua scomparsa.
Era una bambinaia e nei tempi liberi si dedicava con maestria e professionalità a catturare momenti di vita quotidiana a New York. Non mostrò mai a nessuno i suoi centomila scatti che sono stati casualmente ritrovati nel 2009 a Chicago, dopo la sua morte, acquistati in un’asta dal regista Maloof che cercava testimonianze della Chicago anni Cinquanta, e acquisto tutti i rullini abbandonati in un vecchio mobile e destinati alla distruzione. Incuriosito, viste le foto, indagò sulla vita della Maier e realizzo un documentario intitolato “Finding Vivian Maier.
Arriviamo agli anni Cinquanta e alla agenzia Internazionale Magnum Photos fondata nel 1947 da Capa, Seymour, Cartier-Bresson e altri e che ebbe un ruolo fondamentale anche per la difesa dei diritti d’autore dei fotografi. Fu Robert Capa a dare vita alla famosa cooperativa che consentiva ai fotografi di vendere i propri lavori direttamente ai clienti mantenendone il copyright e il diritto al controllo delle immagini e didascalie.
In questa sezione si susseguono le foto di Dalì che si confronta con un teschio, di Capa che ha ritratto Picasso (1948), di Dennis Stock che ha fotografato James Dean (1955) e di Bert Stern con il ritratto di Marilyn Monroe (1962) – un provino contrassegnato in rosso dalla attrice – eseguito poco prima della sua morte. E ancora Doisneau con Le Baiser del l’Hotel de la Ville (1950) considerata una delle foto più romantiche e popolari tra quelle spesso “rubate” dall’artista alle coppie nei loro momenti di tenerezza, e Cartier-Bresson, gigante della fotografia francese chiamato “occhio del secolo”; foto che hanno documentato la vita quotidiana della gente a Parigi e nelle periferie negli anni del dopoguerra, con uno stile informale e autentico. E in queste vie, in rue d’Alesia, sotto la pioggia, incontriamo Giacometti che guarda l’obiettivo di Cartier-Bresson. In rue Mouffetard un altro “momento decisivo”: un bambino sorridente, sotto gli sguardi divertiti di due bambine, trasporta orgogliosamente due bottiglie di vino. Cartier-Bresson lavorò molto in Francia come in Spagna. Il suo documentario sulla Spagna repubblicana lo consacrò come maestro del reportage – famoso quello sulla morte di Gandhi. Nel 1955 fu il primo fotografo a esporre i propri lavori al Museo del Louvre a Parigi.
Anche Castilla, come Bresson, nella scelta dell’opera fotografica cercava “il momento decisivo” che denotava rigore e ricchezza e raccontava una storia compiuta in sé. Poteva passare un tempo infinito davanti a una immagine per scoprire nuovi aspetti che lo sorprendevano ogni volta. E aveva trovato questa “comunicazione” anche in alcuni scatti di Elliott Erwitt con Museo del Prado (1995) che soleva dire “la cosa migliore del fotografare è di non dover spiegare le cose con le parole”.
Da menzionare Cristina Garcia Rodero, prima fotografa spagnola ad entrare nell’Agenzia Magnum, e la sua opera La Confesion. Peregrinacion a Nuestra Senora de los Milagros de Saavedra (1980). Viaggiò molto in Spagna documentando con uno sguardo originale folklore e tradizioni popolari e da queste esperienze nacque il suo progetto “Espana Oculta” (1989) che le diede molta fama, seguito nel 1992 da “Espana fiestas y ritos”.
Un altro indimenticabile scatto è Guerrillero heroico del 1960 realizzato dal cubano Alberto Korda che ritrae Che Guevara nel suo ritratto più famoso. Il vero nome di Korda era Alberto Diaz Gutierrez ma negli anni Cinquanta lo cambio in Korda perché – diceva – questo nome aveva una affinità fonetica con Kodak, marchio famoso dell’epoca.
Altrettanto universalmente famosa è la foto Morte di un miliziano lealista del 1936 di Robert Capa. Immagine emblematica del XX secolo che ritrae la morte di un miliziano anarchico durante la Guerra civile spagnola, ripreso dall’obiettivo nel momento stesso in cui viene colpito. Capa racconta che scattò la foto dalla trincea nella quale si riparava tenendo la macchina fotografica sopra la testa senza vedere l’immagine nella inquadratura e catturò l’istante decisivo…! Capa ritrasse altri scenari bellici del XX secolo come la guerra in Indocina dove perse la vita. Anche Capa aveva il suo mantra: “Le immagini sono lì, e a te non resta che prenderle”.
Interessante, intrigante direi, la sezione dedicata alla fotografia di moda, “fotografare con stile”, un universo che fino al principio del XX secolo, prima della Prima guerra mondiale, viveva di sole illustrazioni. Ma ben presto diventa una validissima forma di espressione artistica e si trasforma in industria globale concentrata su New York, Parigi e Milano. Si dilatano i limiti estetici e ogni tradizionale idea di bellezza viene messa in discussione e ribaltata, la convenzionalità viene abbandonata e, tra ritratto e natura morta, nascono veri e propri capolavori mentre i fotografi di moda dimostrano, senza dubbio alcuno, che la loro creatività è ARTE.
Horst, Bohrmann, Klein, Bassman hanno significato eleganza, composizioni atemporali, un drammatico uso della luce e comunque approcci mai convenzionali.
In comune questi fotografi avevano una formazione nella pittura e nella architettura prima di dedicarsi alla fotografia. Gropius, Le Corbusier e Leger sono stati i loro maestri. Altro elemento fondamentale è che le fotografie di moda abbandonarono lo studio quale luogo di realizzazione ed elessero la strada.
Le ultime sezioni sono dedicate alla Spagna di Castilla che rende omaggio alle sue radici, dedicando una parte a una Spagna in bianco e nero che parla del periodo che va dagli anni Trenta agli anni Sessanta, drammatica ed emozionante, documentata da Capa come da Bresson che fotografano le tragiche realtà di un paese distrutto. Negli anni Cinquanta e Sessanta è Carlos Saura, fotografo e poi altrettanto famoso regista, a catturare l’essenza della vita sociale di quel periodo, soprattutto nelle campagne. Influenzato dal neorealismo italiano, Saura ha molto fotografato la Spagna negli anni del franchismo, un paese povero e desolato.
Altri autori da segnalare in questa parte della collezione sono Vielba, Masats, Lucas e Maspons che hanno tutti portato avanti il rinnovamento della disciplina artistica autonoma, contro le convenzioni e che hanno influenzato molti fotografi spagnoli spingendoli alla acuta osservazione della realtà quotidiana e della gente comune. Spettacolare e famosa la foto Seminario del 1960 di Masats che riunisce le due realtà e passioni di quegli anni in Spagna: la chiesa e il calcio. Il portiere seminarista è allungato nello slancio di fermare il pallone e appare come una silouette a mezz’aria parallela al terreno.
Nella sezione successiva viene ritratta una Spagna moderna, dalla Movida degli anni Ottanta fino al XXI secolo. La Movida madrilena è stato un movimento contro-culturale, un fenomeno esplosivo che ha accompagnato il periodo di transizione della Spagna verso la democrazia, guidato da artisti famosi come il regista Pedro Almodovar e Barbara Allende conosciuta come Ouka Leele, Alberto Garcia Alix e Chema Madoz. La Movida esprimeva un nuovo modo di vivere, vestire, creare, nuove tendenze e soprattutto una libertà estrema senza tabù.
La Mostra termina con una serie di immagini di maestri che si confrontano con nuovi panorami e nuove sfide del mondo digitale mentre reinventano la realtà. Questa sezione si apre con le immagini del monumentale progetto di Christo e Jeanne-Claude del 2005, realizzato all’aperto a New York a Central Park, con una installazione di 37 chilometri e 7.503 “porte” o pannelli di tessuto arancione.
Castilla, viaggiatore curioso e sensibile, ha incluso nella sua collezione istantanee in bianco & nero che ritraggono paesi e popoli di altre culture come Etiopia e India scattate da Isabel Munoz e da Angel Aguirre.
Alle loro immagini si mescolano quelle di altri fotografi spagnoli che trasformano e reinventano foto proprie e altrui, paesaggi e architetture e che provengono anche da esperienze cinematografiche e televisive che consentono loro una eccellente utilizzo delle tecniche di foto-manipolazione.
In ultimo, il senso del lavoro compiuto da Castilla in questa sua accurata selezione delle opere ammirate e studiate prima e acquisite poi, è quello di riflettere sull’inscindibile legame tra belle arti e fotografia, una simbiosi che trascende le diverse discipline artistiche per guardare all’arte come un concetto dinamico in perenne evoluzione.
Palazzo Albergati, Bologna, fino al 2 ottobre
La mostra PHOTOS è prodotta e organizzata da Arthemisia con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna in collaborazione con il Museo d’Arte Contemporanea di Villanueva de los Infantes.
a cura di Daniela di Monaco