Performance contrastanti per i portafogli di NPL cartolarizzati italiani nel 2022, con il 57% del totale delle operazioni mappate che hanno superato le previsioni di incassi netti rispetto ai business plan di una media del 109%, mentre il resto ha disatteso le aspettative in media del 25%. I dati emergono dall’ultima Italian NPL securitisation performace review di Scope Ratings.
Ricordiamo che le performance delle cartolarizzazioni vengono misurate in base al cumulative collections ratio (CCR), che si riferisce all’importo totale degli incassi (al lordi o al netto delle spese di recupero) rispetto alle aspettative iniziali del business plan stilato dal servicer, e in base al net present value cumulative profitability ratio (NPVCP ratio), che normalmente confronta il valore attuale dei flussi di cassa netti ricevuti per le posizioni completamente chiuse rispetto al business plan iniziale del servicer.
Nel dettaglio, Scope Ratings, ha calcolato che al 1° dicembre 2022, 20 operazioni di cartolarizzazione sulle 46 complessivamente mappate per un totale 111 miliardi di euro di valore, avevano avuto performance migliori delle attese al lordo delle spese di recupero e che 21 operazioni su 45 (per Siena NPL 2018 non è disponibile il dato netto) avevano invece avuto performance inferiori. In termini di redditività (NPVPR), invece, 39 operazioni su 45 (cioé l’87% del totale) ha superato le aspettative dei business plan.
Quanto ai metodi con i quali le posizioni vengono chiuse, la vendita di quote di portafogli sta perdendo terreno. Se infatti lo scorso agosto gli incassi delle cartolarizzazioni di NPL italiani erano stati superiori di ben il 61% rispetto a quelli dell’agosto 2021, soprattutto grazie agli elevati proventi delle vendite di titoli abs sul mercato secondario, che avevano rappresentato il 41% degli incassi totali, per la prima volta nella storia al di sopra dei recuperi giudiziari (39%) ed extragiudiziali (20%) (si veda altro articolo di BeBeez), la situazione si è poi capovolta nei mesi successivi, tanto che lo scorso febbraio le vendite di quote di portafogli cartolarizzati sono crollate ai minimi di tre anni, come indicato sempre da Scope Ratings nel suo report di aprile Italian NPL Collections.
Questa situazione è rappresentata dagli indici NPL di Scope, che riflettono l’andamento dinamico delle transazioni NPL italiane oggetto dello studio, escludendo quelle valutate dopo il quarto trimestre del 2020, a causa della mancanza di dati di performance completi, ossia di poche date di pagamento.
L’indice di performance delle operazioni, compilato quindi sulla base di sole 26 transazioni, tiene quindi conto del rapporto tra i proventi cumulativi aggregati delle transazioni (al netto delle commissioni di servicing) e il loro valore (al netto delle commissioni e dei costi di servizio) e le previsioni nette dei piani aziendali cumulativi originali. L’indice è in calo sin dall’inizio, anche se negli ultimi due anni ha registrato un calo moderato, inferiore al 10%. Attualmente si attesta all’82% delle aspettative dei servicer. Poiché le condizioni economiche continuano a essere incerte, Scope non prevede neppure un’inversione di tendenza dell’npi nel breve e medio termine.
Il percorso discendente dell’indice indica che la performance netta delle transazioni è progressivamente scesa al di sotto delle previsioni dei piani aziendali dei servicer. L’indice si compone di transazioni valutate prima del quarto trimestre del 2020 e la maggior parte di esse aveva piani aziendali redatti prima della pandemia, ovvero prima della pandemia, vale a dire che i piani aziendali non tenevano conto di eventuali sospensioni di procedimenti legali e quindi ipotizzavano una vita media ponderata più breve rispetto alle transazioni più recenti.
La sottoperformance dei portafogli di NPL cartolarizzati, spiega Scope nel report, è stata infatti in gran parte determinata dagli arretrati dei procedimenti giudiziari, accumulatisi a causa della crisi pandemica. Gli accordi extragiudiziali e le vendite di note hanno favorito i flussi di raccolta, ma ciò è avvenuto a scapito di sconti molto elevati, il che spiega perché la performance complessiva rispetto alle aspettative iniziali di Scope sia stata nettamente negativa.
Un altro fattore significativo che ha spinto i volumi di raccolta proviene dai proventi delle posizioni cash-in-court, o delle riscossioni intermedie, che non erano ancora state distribuite ai titolari di note al momento della chiusura. Tuttavia, poiché si tratta di un fattore di performance una tantum, concentrato in poche date di pagamento dopo la chiusura, è stato osservato che con l’invecchiamento delle transazioni, la media degli incassi si è ridotta. Scope prevede che gli arretrati dei procedimenti giudiziari verranno gradualmente recuperati. Tuttavia, i rischi macroeconomici e geopolitici restano elevati con aspettative di un ulteriore inasprimento delle condizioni finanziarie.
Le metriche di performance relative alle proiezioni dei piani aziendali presentano infine alcuni limiti e devono essere interpretate con cautela. Ad esempio, le transazioni recenti presentano tipicamente piani aziendali più conservativi che riflettono le ipotesi post-pandemia, quindi i parametri di performance non sono direttamente comparabili tra le varie transazioni.
Per il 2023 ha inoltre previsto risultati simili a quelli del 2022 per lo più a causa del perdurare di uno scenario macroeconomico incerto. Nel dettaglio, per il 2023, Scope ha previsto che circa la metà dei portafogli continueranno a performare al di sotto delle previsioni dei servicer di circa il 30%. Mentre l’altra metà avrà performance superiori in media del 70%. Scope prevede inoltre che i servicer chiuderanno posizioni con risultati al di sopra delle loro aspettative per circa l’80-90% dei casi.