Articolo pubblicato su BeBeez Magazine n. 4 del 15 aprile 2023
di Alessandro Albano
Si chiuderà entro l’estate il maxi round di raccolta da un miliardo di euro annunciato lo scorso marzo da Newcleo, la scaleup italo-britannica fondata nel 2021 e guidata dallo scienziato Stefano Buono, che sviluppa innovativi reattori nucleari di IV generazione, utilizzando le scorie nucleari come combustibile (si veda qui altro articolo di BeBeez). Ma si tratta solo del primo di una serie di grandi round di finanziamento, visto che la società, da qui ai prossimi 7-8 anni avrà bisogno di un totale “nel range di 3-4 miliardi di euro”, per sviluppare due reattori in Francia e Regno Unito, un prototipo non nucleare in fase di studio in Italia e una fabbrica di combustibile nucleare composto da ossidi misti di plutonio e uranio (Mixed Plutonium-Uranium Oxides o MOX), quest’ultima pensata dopo la guerra in Ucraina vista la richiesta di combustibile radioattivo che non sia l’uranio proveniente dalla Russia, uno dei maggiori produttori al mondo.
Lo ha raccontato a BeBeez Magazine Elisabeth Rizzotti, chief operating officer e co-founder di Newcleo, precisando che per raggiungere gli obiettivi la società non prevede l’accesso dei mercati del debito e apre invece appunto da un lato a nuovi round e dall’altro “alla generazione di ricavi derivanti dal modello di business, e quindi dalla vendita della licenza d’uso in esclusiva ad altri Paesi”. E poi “potrebbero esserci anche nuovi finanziamenti anche da parte dei governi”, visto che in Francia Newcleo ha presentato richieste di finanziamento pubblico, mentre in Regno Unito sono stati compiuti i primi passi verso le approvazioni regolamentari, tra cui la richiesta di ammissione alla fase GDA (Generic Design Assessment). E infine: “Quotazione? Forse”, ammette Rizzotti, precisando però che “al momento non è all’ordine del giorno”.
Tornando al round di raccolta attuale, dopo una prima fase pensata per gli investitori storici che hanno partecipato ai primi due aumenti di capitale, si aprirà la finestra dedicata agli istituzionali, e quindi a nuovi azionisti che entreranno nel capitale aiutando la società a raggiungere il target di raccolta. Sinora il mercato ha assicurato alla scale up un totale 400 milioni di euro, con l’ultimo round che risale al giugno 2022, quando sono stati raccolti 300 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).provenienti per i due terzi dagli investitori del precedente round da 118 milioni di dollari chiuso nel settembre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Al round del 2021 avevano partecipato la rete italiana di business angel Club degli Investitori (con 2,3 milioni di euro); LIFTT, veicolo di investimento in startup nato dall’alleanza pubblico-privata tra Politecnico di Torino e Compagnia di San Paolo, attraverso la Fondazione Links(LIFTT è presieduta dallo stesso Stefano Buono); ed Exor Seeds, il braccio di venture capital di Exor, holding quotata della famiglia Agnelli.
Ricordiamo che contestualmente a quel round, era stata annunciata anche l’acquisizione della statunitense Hydromine Nuclear Energy sarl (HNE) da Hydromine Global Holdings sarl, società interamente controllata da Hydromine Inc, gruppo Usa specializzato nella produzione di energia in modo sostenibile. Nel capitale della scaleup compaiono ora anche la famiglia Drago (De Agostini), il banchiere Claudio Costamagna, l’ex ceo di UBI, Victor Massiah, e Azimut. A loro si sono uniti poi diversi fondi di venture capital internazionali e altri protagonisti della finanza italiana come la famiglia Rovati, Davide e Vittorio Malacalza, la Novacapital di Paolo Merloni e la dinastia svedese Lundin. Tra i finanziatori c’è anche MITO Technology con il fondo Progress Tech Transfer, che ha investito 3 milioni.
Domanda. Che cosa fa esattamente Newcleo?
Risposta. Il business model di Newcleo si basa su tre linee. Siamo operatori dei nostri reattori di nuova tecnologia, a zero emissione, sicuri, ed economicamente sostenibili, e quindi produttori di energia elettrica; siamo produttori di Mox, un combustibile che, sostituendosi all’uranio, diminuisce il costo ambientale e finanziario dello smaltimento dei rifiuti radioattivi a lunga vita; e siamo una società che porta il reattore ma anche il combustibile, e che quindi riutilizza e riprocessa le scorie per altri reattori eliminando il problema dello smaltimento dei rifiuti ai governi”.
D. Avete dichiarato che le nuove risorse che state raccogliendo serviranno da un lato per costruire il Mini LFR da 30 MWe, che sarà installato per la prima volta in Francia entro il 2030, seguito rapidamente da un’unità commerciale da 200 MWe nel Regno Unito solo due anni dopo; e dall’altro per costruire un primo impianto di produzione di MOX in Francia, cui seguirà un altro impianto nel Regno Unito. L’Italia non è proprio contemplata nei vostri progetti? Come si inquadra l’accordo che avete siglato con Enel lo scorso marzo? E quello siglato nel marzo 2022 con ENEA?
R. L’Italia ha un ruolo fondamentale nella strategia del gruppo. Il nostro centro ricerca è in Italia, anche per le competenze che sono rimaste nel Paese nonostante le tendenze anti-nucleari degli ultimi decenni. Non possiamo dire che l’Italia tornerà a essere rapidamente un Paese nucleare, ma stiamo osservando un trend positivo di apertura sui diversi target, a partire dai ragazzi che guardano a questa tecnologia in ottica futura e con sguardo oggettivo. Ci sono tantissime realtà, soprattutto medio-piccole, che hanno mantenuto rapporti con industrie internazionali tenendo accesa la spia sul settore mantenendo il know-how nel Paese, e supportando progetti internazionali. Questa apertura però va alimentata creando un’architettura di base, partendo dagli enti regolatori, per poter riattivare un settore che dal referendum del 1987 non è più operativo. In questo, sta arrivando un aiuto importante, quello istituzionale.
D. Cioè?
R. Già il governo Draghi aveva dimostrato interesse verso una realtà come Newcleo che promette di portare un nucleare di IV generazione sicuro, pulito ed economicamente sostenibile. Oggi si sta decisamente intensificando il rapporto con le istituzioni. Le discussioni con il governo sono state sottotraccia per molto tempo e noi non abbiamo cercato contatti istituzionali, ma abbiamo ricevuto interazioni spontanee appunto anche dal precedente governo.
D. Che cosa state pensando di sviluppare in Italia?
R. L’obiettivo è creare il nostro primo prototipo non nucleare in Italia, cioè un reattore in piena regola senza il combustibile radioattivo ma alimentato elettricamente. L’idea è quella di sviluppare il progetto entro i prossimi 4 anni, e ci stiamo lavorando nel nostro laboratorio di Brasimone, località dell’Appennino bolognese, una piccola porzione dello stabilimento di proprietà di Enea chiuso nell’87 dopo il referendum. Il nostro modello di business, inoltre, è pensato per aiutare quei Paesi, come l’Italia, che sono meno attratti dal nucleare”.