A poco meno di un anno dalla sigla dell’accordo per l’acquisizione del gruppo Ambrosi, leader mondiale nei formaggi dop italiani tra cui Grana Padano e Parmigiano Reggiano, da parte del colosso francese Lactalis (si veda altro articolo di BeBeez), è finalmente arrivato il via libera dell’Antitrust Ue (si veda qui il comunicato stampa).
che in Italia opera già con i marchi Parmalat, Cademartori,
Ricordiamo che l’accordo prevede che il gruppo transalpino che fa capo alla famiglia Besnier acquisti il 100% del capitale di Ambrosi dalla famiglia omonima e dal gruppo tedesco Emmi, oggi titolare del 25%. L’Intesa prevede anche la conferma dell’attuale management, per accelerare la crescita internazionale dell’attività.
Il valore dell’operazione non è stato reso noto, ma l’anno scorso si parlava di una valutazione intorno ai 300 milioni di euro, pari a 15 volte l’ebitda atteso per il 2022. Con 700 mila forme all’anno solo di Grana e Parmigiano, Ambrosi, che ha sede a Castenedolo (Brescia), ha chiuso il 2022 con ricavi netti consolidati per 437,3 milioni di euro (dai 418,5 milioni del 2021), un ebitda di 10,9 milioni (da 12,3 milioni) e una perdita netta di circa 100 mila euro (da un utile netto di 2,1 milioni), a fronte di un debito finanziario netto di 141,6 milioni (da 107,3 milioni) (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
A proposito di debito, ricordiamo che nel settembre 2021 il gruppo di Brescia aveva collocato in private placement un prestito obbligazionario a tasso fisso della durata di sei anni per 12 milioni di euro, garantito dai prodotti dop in stagionatura a magazzino. Anchor investor erano stati Cassa Depositi e Prestiti e Finlombarda, finanziaria di sviluppo della Regione Lombardia, oltre a Finint sgr, per conto del fondo pensione Solidarietà Veneto, e Kairos, mentre UniCredit aveva svolto il ruolo di bookrunner per l’emissione del prestito (si veda altro articolo di BeBeez).
In precedenza, nel dicembre 2019 la società bresciana aveva collocato in private placement due minibond, per un valore totale di 10 milioni di euro: uno sottoscritto da Unicredit e Volksbank e l’altro da Solution Bank (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo infine che nel gennaio 2017 Ambrosi aveva incassato un finanziamento da 13 milioni di euro, organizzato da Banca Akros (gruppo Banco BPM) garantito da SACE e in collaborazione con il Consorzio per la tutela del grana padano, articolato in linee di credito term revolving e concesso da un pool di banche e volto a sostenere l’approvvigionamento di materie prime e lo sviluppo del magazzino di prodotti finiti anche allo scopo di consentire ad Ambrosi un’ulteriore crescita nei mercati esteri, in particolare in quelli francese e statunitense (si veda altro articolo di BeBeez).
L’operazione del gruppo francese rientra nella strategia dei Besnier di puntare sulle due dop in questione aumentando i propri investimenti nel Paese. Da parte sua, Ambrosi entra a far parte del decimo gruppo alimentare al mondo con un fatturato 2022 di 28,3 miliardi di euro (+28,4% dal 2021), un utile netto consolidato di 384 milioni di euro (-14% dal 2021) e un aumento degli investimenti fino a 750 milioni di euro (+17% rispetto al 2021) (si veda qui comunicato stampa).
“L’operazione conclusa assicurerà ai prodotti Ambrosi quello slancio sui mercati internazionali che abbiamo voluto imprimere negli ultimi anni, il fatto che una azienda di famiglia rimanga guidata dalla famiglia Besnier è un ulteriore elemento di soddisfazione”, ha commentato Giuseppe Ambrosi, presidente e amministratore delegato dell’azienda.
Giovanni Pomella, amministratore delegato di Lactalis in Italia, ha concluso: “Questa acquisizione darà nuovo impulso allo sviluppo delle eccellenze del Made in Italy sui mercati internazionali e ribadisce l’interesse del nostro gruppo a valorizzare la ricchezza del patrimonio lattiero caseario italiano”.
Quanto allo shopping italiano di Lactalis, quella di Amrbosi è solo l’ultima di una serie di acquisizioni. Quella preedente era stata condotta nel maggio del 2019 e aveva riguardato Nuova Castelli, il principale esportatore di parmigiano reggiano, controllato allora all’80% dal fondo Charterhouse. Nel contesto dell’operazione, Nuova Castelli aveva acquisito il controllo di ILC La Mediterranea, produttrice delle mozzarelle di bufala con il marchio Mandara, di cui già deteneva una partecipazione di minoranza (si veda altro articolo BeBeez). In precedenza il gruppo francese aveva comprato anche Parmalat (delistata da Piazza Affari a valle di un’opa nel 2011 e di un successivo obbligo di acquisto delle ultime azioni in circolazione sorto nel 2019), Galbani (acquisita dal private equity paneuropeo BC Partners nel 2006) e Cademartori (acquisita nel 2005 dalla francese Bel Italia).