Leaf Space, scaleup che ha sviluppato un’infrastruttura globale di antenne per consentire ai microsatelliti dei clienti di scaricare a terra rapidamente e in modo efficiente i dati raccolti, ha chiuso un nuovo round di investimento da 20 milioni di euro, che è stato guidato dal Fondo Evoluzione di CDP Venture Capital sgr e Neva First di Neva sgr (gruppo Intesa Sanpaolo) e al quale hanno partecipato anche Simest (che effettuato la sua prima operazione attraverso il nuovo strumento di investimento diretto dedicato all’internazionalizzazione delle startup e pmi italiane, il Fondo Unico di Venture Capital) e il Digital Transition Fund, sempre gestito da CDP Venture Capital, oltre agli investitori già presenti e cioé Redseed Ventures, Primo Space e Whysol Investments. Al round di equity si affianca un finanziamento (venture debt) da 15 milioni di euro in via di finalizzazione che sarà erogato dalla Banca Europea degli Investimenti (si veda qui il comunicato stampa).
Leaf Space, fondata nel 2014 da Jonata Puglia, Giovanni Pandolfi e Michele Messina (che però ha poi lasciato la startup), era entrata nel programma di incubazione di I3P del Politecnico di Torino nel 2015, contestualmente all’apertura di una sede operativa appunto a Torino. Grazie al Premio Marzotto, ha poi beneficiato di un periodo di incubazione presso il PoliHub, lo startup district&incubator della Fondazione Politecnico di Milano che ne è poi diventato socio. Nel 2016 la scaleup aveva poi raccolto un round da un milione di euro sottoscritto da RedSeed Ventures, in qualità di lead investor, affiancato da un pool di investitori privati e istituzionali (tra cui Como Venture, Key Capital e PoliHub) (si veda altro articolo di BeBeez). RedSeed da sola ha poi sostenuto ulteriormente la startup per un investimento complessivo di 1,4 milioni di euro tra il 2016 e il 2019. Nel 2020 è arrivato anche un grant dalla UE da 2 milioni nell’ambito del programma Horizon 2020 destinato alle pmi. Infine, nel 2021, la scaleup ha raccolto un round da 5 milioni di euro in due tranche. Una prima tranche da 3 milioni era stata sottoscritta da Whysol Investments e RedSeed Ventures (si veda altro articolo di BeBeez) e quella successiva da 2 milioni era invece stata sottoscritta dal fondo Primo Space di Primomiglio sgr (si veda altro articolo di BeBeez).
Con sede legale a Milano e sede operativa a Lomazzo (Como), Leaf Spae vanta una presenza ormai consolidata in Europa, Nord America e APAC. Il servizio di comunicazione Leaf Line è già stato utilizzato da clienti del calibro di Astrocast, Pixxel, Virgin Orbit, D-Orbit, Agenzia Spaziale Europea (ESA), Telespazio-Leonardo, l’agenzia spaziale tedesca (DLR) e l’agenzia spaziale indiana (ISRO).
A oggi le antenne sono 17 ma l’obiettivo è aggiungerne altre 8 entro fine anno e portare il network di antenne a oltre 50 per la fine del 2024. Di pari passo, quindi, potrà aumentare il numero dei satelliti serviti, che a oggi sono già 80, con una capacità di ricezione già cresciuta in modo esponenziale, dai 3200 minuti al mese di un paio d’anni fa ai 90 mila attuali.
Al Sole 24 Ore il ceo e co-founder Jonata Puglia ha spiegato che le nuove risorse serviranno a “supportare nuove frequenze per i satelliti così come a semplificare ulteriormente la user experience dei servizi. E naturalmente svilupperemo la rete di antenne per raggiungere a quota 100 entro il 2025, quando pensiamo di arrivare a 50 milioni di ricavi“.
La scaleup aveva chiuso il 2021 con ricavi per 2,2 milioni, un ebitda ancora negativo 1,4 milioni euro e un debito finanziario netto di circa 600 mila euro, a fronte di un patrimonio netto di 3,2 milioni (si veda qui il report di Leanus, una volta registrati gratuitamente).