Il fondo statunitense BlackRock sta trattando in esclusiva con ExxonMobil l’acquisizione del 70,68% di Terminale GNL Adriatico srl, nota anche come Adriatic LNG, posseduto dal colosso petrolifero a stelle e strisce. Lo scrive MF-Milano Finanza, precisando che un’intesa potrebbe essere raggiunta già la prossima settimana. La società italiana, valutata nel complesso 880 milioni di euro, gestisce il rigassificatore di Porto Levante (Rovigo), il più grande terminale italiano di importazione di GNL (gas naturale liquefatto) con una capacità di 9 miliardi di metri cubi l’anno a circa 15 chilometri dalla costa veneta, le cui restanti quote fanno capo a QatarEnergy tramite Qatar Terminal Limited (22,02%) e Snam (7,3%).
BlackRock è assistito nell’operazione da Goldman Sachs in veste di advisor finanziario, mentre ExxonMobil è supportata da Rothschild.
Ieri la conferma è arrivata dall’amministratore delegato di Snam Stefano Venier, durante la conference call che ha seguito la pubblicazione dei risultati al 30 settembre 2023. “Come noto, ExxonMobil e QatarEnergy stanno negoziando con BlackRock la compravendita di una quota in Adriatic GNL. Secondo i patti, noi abbiamo l’opportunità di incrementare la nostra quota. Non conosciamo le condizioni finali, che sono ancora in fase di discussione, ma quando ci saranno notificate valuteremo se incrementare la quota per aumentare la nostra capacità nel GNL”, ha spiegato il manager.
L’ipotesi è che Snam possa esercitare il suo diritto di prelazione, rilevando solo la quota di QatarEnergy e salendo quindi al 30% circa di Adriatic LNG, come anticipato da Reuters, che parla di un valore complessivo della società pari a 800 milioni. La prelazione, però, sarà esercitabile dopo che ExxonMobil avrà concluso l’accordo con BlackRock, che starebbe definendo un pacchetto in debt financing di 600-650 milioni di euro con un pool ristretto di banche, tra cui Intesa Sanpaolo e Natixis.
La differenza tra i due valori complessivi di Adriatic LNG, ovvero 880 o 800 milioni, potrebbe spiegarsi col fatto che BlackRock possa corrispondere a ExxonMobil un importo inferiore a causa dei dividendi da pagare agli attuali soci per il 2023.
Adriatic GNL, presieduta da Mohammed Ibrahim A. Al Sada e guidata da Timothy J. Kelly, ha registrato nel 2022 un fatturato di oltre 352 milioni di euro, in crescita del 108,5% rispetto all’esercizio precedente, un ebitda di 166,7 milioni (più 47,3% rispetto al 2021) e una liquidità netta di 24,3 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Nel 2022 ha pagato dividendi per 61,3 milioni. Il balzo della marginalità è dovuto a ricavi commerciali superiori alla media per via del contesto caratterizzato da prezzi e domanda di gas elevati. Nel 2021 l’ebitda era infatti di quasi 76,7 milioni di euro a fronte di ricavi per 169 milioni, mentre nel 2020 era di 79,9 milioni rispetto a un fatturato di 166,5 milioni.
Dal 2009 ad oggi Adriatic Lng, che rappresenta la terza fonte di ingresso per il gas naturale in Italia, ha contribuito alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, immettendo nella rete nazionale circa 85 miliardi di metri cubi di gas naturale e accogliendo carichi di Gnl provenienti da diversi Paesi fornitori, tra cui Qatar, Stati Uniti, Trinidad e Tobago, Guinea Equatoriale, Angola, Norvegia, Egitto e di recente anche Mozambico, e da Paesi di riesportazione, come Cina, Belgio, Francia. L’impianto al largo delle coste del Delta del Po è una piattaforma lunga 375 metri e larga 115 metri, collegata alla rete di distribuzione italiana del gas tramite un metanodotto.
A maggio scorso la giunta della Regione Veneto ha approvato l’intesa per permettere allo Stato di rilasciare l’autorizzazione all’aumento della capacità massima di rigassificazione del terminale off shore da 9 miliardi a 9,6 miliardi di metri cubi l’anno. Un nuovo apporto che prevede un conseguente aumento del numero di navi metaniere che attraccheranno e scaricheranno al terminale, valutato in 5-7 navi l’anno.
BlackRock ha battuto la concorrenza di VTTI, gruppo internazionale specializzato in energia e storage controllato dalla multinazionale olandese Vitol, dal fondo australiano IFM e dalla emiratina Adnoc. Nei mesi scorsi si erano detti interessati al dossier anche l’asset manager tedesco IKAV, l’investitore Igneo Infrastructure Partners, affiliato al gigante degli investimenti australiano First Sentier Investors, e il fondo statunitense Stonepeak, perché si prevede che l’Italia aumenterà le sue importazioni di GNL per sostituire in parte il gas che riceveva tramite gasdotto dalla Russia prima della guerra in Ucraina.
Il principale utilizzatore del rigassificatore di Rovigo è Edison, che ha una capacità contrattualizzata fino al 2034 pari a 6,3 miliardi. Snam, controllata dallo Stato italiano attraverso CDP, intende presentare un’offerta per l’acquisto delle attività di stoccaggio di gas di Edison e ha già dato il mandato agli advisor Rothschild e Société Générale. “Prevediamo di presentare un’offerta non vincolante per l’attività di stoccaggio di gas di Edison entro l’inizio di dicembre”, ha detto Venier durante la conference call sui risultati. Snam gestisce la maggior parte dei siti di stoccaggio del gas in Italia e ha detto di voler espandere la propria capacità. A maggio Edison, assistita nell’operazione dagli advisors Intesa Sanpaolo e Lazard, ha indicato un valore del business di oltre 500 milioni di euro. L’hub di stoccaggio di Edison ha tre concessioni a Collalto (Treviso), Cellino (Teramo) e San Potito e Cotignola (Ravenna) per una capacità complessiva pari a circa un miliardo di metri cubi. Gli altri pretendenti, oltre a Snam, sono il fondo F2i, Iren, Goldman Sachs Infrastructure, il gruppo finanziario australiano Macquarie e il fondo francese Infravia Capital.