F2i sgr, il più grande gestore indipendente italiano di fondi infrastrutturali, sta trattando in esclusiva con la paytech europea Nexi di Paolo Bertoluzzo, che ha come soci diversi fondi di private equity fra cui i primi sono Hellmann & Friedman e CDP, per rilevare i servizi di compensazione e di digital corporate banking del gruppo quotato a Piazza Affari (si veda altro articolo di BeBeez). L’sgr, guidata da Renato Ravanelli, investirebbe circa 650 milioni di euro mentre Nexi, punta invece a ricavare almeno 800 milioni in una contrattazione che dovrebbe concludersi entro l’inizio del nuovo anno, salvo proroghe, che valorizza gli asset circa sette volte l’ebitda, in linea con i multipli del settore.
Lo scrive Mf-Milano Finanza, precisando che qualora il negoziato non dovesse andare in porto sarebbero già pronti a scendere in campo il fornitore globale di ATM Euronet, la belga Swift e la statunitense FIS-Fidelity National Information Services.
Nexi, come anticipato da Bloomberg a novembre, intende cedere i servizi di clearing e di digital corporate banking, che fanno parte della divisione DBS digital solutions dell’azienda, con l’obiettivo di concentrarsi sulle attività core nel settore dei pagamenti digitali e di razionalizzare la propria struttura, come previsto dal piano industriale. La paytech è presente nei mercati ad alta crescita del Vecchio Continente e mira a guidare la transizione verso un’Europa senza contanti attraverso una vasta gamma di canali e metodi di pagamento diversi. La sua piattaforma tecnologica le consente di operare in tre segmenti di mercato: merchant solutions, issuing solutions e digital banking solutions. Quest’ultimo è oggetto delle trattative con F2i. Nexi è in trattative anche per la cessione di un altro asset di DBS: la rete degli Atm (bancomat per pagamenti istantanei e trasferimenti bancari), valutata circa 100 milioni di euro.
La cessione degli asset non strategici rientrerebbe non solo nel piano della paytech di concentrarsi sulle attività principali e di razionalizzare la propria struttura, ma permetterebbe anche di ridurre il debito. Alla fine dei nove mesi l’indebitamento finanziario netto di Nexi era sceso a 5,35 miliardi, in linea con il piano (si veda qui il comunicato stampa del 9 novembre scorso). Per abbassare l’esposizione il gruppo ha messo in campo anche altre azioni, tra cui la dismissione di attività estere come Nets Dbs (attiva nel settore della digital identity sui mercati del Nord Europa) e l’utilizzo della cassa generata. Poco più di un mese fa (si veda qui il comunicato stampa di allora) ha venduto il business eID di Nets, che fornisce soluzioni di identità digitale nei Paesi nordici a banche, aziende e al settore pubblico, al gruppo pubblico francese IN Groupe, leader a livello mondiale di identità e servizi digitali sicuri per un corrispettivo massimo di 127,5 milioni di euro, di cui una componente upfront pari a 90 milioni e fino a un massimo di 37,5 milioni sotto forma di earn-out (si veda altro articolo di BeBeez).
La divisione Digital Banking Solutions rappresenta circa il 11% dei ricavi complessivi del gruppo e nel terzo trimestre ha registrato ricavi pari a 268,7 milioni, in crescita dell’1,3% su base annuale. C’è poi la divisione Issuing Solutions, che rappresenta circa il 32% dei ricavi complessivi del gruppo, con un fatturato di 789,3 milioni (più 6,9%). La business unit prioritaria è quella delle Merchant Solutions, che rappresenta circa il 57% dei ricavi complessivi del gruppo con un fatturato di quasi 1,4 miliardi (più 8,2%).
Fra le altre attività alla fine di febbraio Nexi aveva acquisito dallo spagnolo Banco Sabadell l’80% del suo business merchant acquiring sulla base di un enterprise value per il 100% di 350 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).
A ottobre, dopo le voci di interesse dei fondi sulla paytech risalenti all’estate del 2022, la società quotata era ritornata nel mirino dei grandi investitori finanziari, come CVC Capital Partners (si veda altro articolo di BeBeez), poiché in Borsa le azioni erano ai minimi storici. Nel corso del tempo si è parlato anche dell’interesse del gruppo canadese Brookfield e degli statunitensi Blackstone e Silver Lake, oltre al fondo pensione canadese Canada Pension Plan (con 570 miliardi di dollari di attivi netti investiti sia in azioni che in titoli a reddito fisso) e al private equity Usa Francisco Partners (con attivi pari a 41,9 miliardi di dollari). Ma il balzo del titolo dovuto ai buoni risultati finanziari ha raffreddato il dossier.
Ricordiamo che, come accennato, l’azionariato di Nexi è ancora in prevalenza in mano a fondi di private equity. Primo azionista è, infatti, il fondo Hellmann & Friedman con il 19,91%, seguito da CDP con il 13,56%. Ci sono poi con quasi il 9,27% Mercury UK, la holding che raggruppa le partecipazioni dei fondi di private equity Advent International, Bain Capital e Clessidra, che prima della quotazione a Piazza Affari della paytech ne erano azionisti di riferimento (si veda altro articolo di BeBeez), Eagle (AIBC) & CY sca con quasi il 6,08%, Poste Italiane con il 3,54%, GIC Private Limited con il 2,58% e, infine, Neptune BC e AB Europe con il 2,01% ciascuno.