E’ sceso di poco a 56 miliardi di euro lo stock di crediti deteriorati lordi sui libri delle banche a fine giugno 2023, di cui 21,1 miliardi di sofferenze, 30,5 miliardi di UTP e 4,4 miliardi di scaduti, secondo PwC (si vedano qui il comunicato stampa e qui l’intero report semestrale sul settore), in calo dai 58,4 miliardi di euro di fine 2022 (si veda altro articolo di BeBeez), ma comunque ben lontano dai 67,8 miliardi di fine giugno 2022 (si veda altro articolo di BeBeez) e soprattutto dal picco di 341,1 miliardi a fine 2015.
Non a caso l’attività di compravendita di NPE sul mercato sia primario sia secondario nel 2023 è diminuita drasticamente, con transazioni per soli 12,3 miliardi di euro lordi mappate da inizio anno e sino a oggi da PwC, rispetto ai 31,7 miliardi mappati per l’intero 2022. In effetti nei primi 7 mesi del 2023 BeBeez nel suo ultimo Report sui crediti deteriorati (pubblicato lo scorso agosto e disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data) aveva mappato soltanto 6,2 miliardi di euro di operazioni, sebbene si fosse notato un certo risveglio del mercato tra giugno e luglio, con 3 miliardi di deal annunciati in soli due mesi. Il dato si confronta con i 35 miliardi di euro lordi e i 60 deal annunciati o conclusi in tutto 2022 (si veda qui il Report NPL 2022 di BeBeez),
Intanto è sceso lievemente anche il totale lo stock di NPE ancora in circolazione, quindi sia sui libri delle banche sia su quelli degli investitori, che si è portato a 311 miliardi dai 318 miliardi di fine 2022 (dato rivisto rispetto ai 337 miliardi mappati nel report precedente) e dai 397 miliardi di fine 2015, con quindi 255 miliardi di NPE ancora in portafoglio agli investitori alla fine dello scorso giugno, in calo dai 260 miliardi di fine 2022. Una parte considerevole dei prestiti trasferiti dalle banche nel processo di deleverage è quindi ancora in essere e necessita di essere gestita.
Ma non è tutto. Sui libri delle banche sono presenti anche 211 miliardi di euro di prestiti in Stage 2, cioé crediti in bonis, ma con alta probabilità di trasformarsi in NPE. L’Italia si posiziona al terzo posto in Europa per lo stock di prestiti in Stage 2 (dopo la Francia con 435 miliardi di euro e la Germania con 212 miliardi di euro al 1° semestre 2023), ma è in prima posizione per l’incidenza rispetto al totale del portafoglio crediti (oltre l’11% rispetto a una media delle banche europee intorno al 9%).
Come noto, sorvegliati speciali sono i finanziamenti erogati dal 2020 a giugno 2023 con garanzie statali (MCC e SACE), per un totale di 340 miliardi, di cui circa 230 miliardi ancora in essere a fine giugno 2023. La maggior parte di questi finanziamenti ha beneficiato di un periodo di preammortamento (in media 17 mesi), che ora è generalmente concluso. Con l’avvio del rimborso del capitale, si è registrato un leggero aumento del tasso di default, che si è attestato mediamente al di sopra del resto del mercato (2,1% rispetto a 1,1% a giugno 2023).
Per questo motivo, secondo PwC Italia, l’industria del credito deteriorato deve trasformarsi e trovare una soluzione per i prestiti non-performing o sub-performing. Pier Paolo Masenza, Financial Services Strategy & Value Creation Leader di PwC Italia, ha commentato: “Le esigenze del mercato hanno subito un cambiamento profondo: dal focus sulle sofferenze a una crescente attenzione ai crediti vivi: UTP e Stage 2. Le priorità per i prossimi anni saranno la gestione tempestiva degli scaduti, un approccio industriale e l’adozione di soluzioni più sofisticate con l’obiettivo del ritorno in bonis delle posizioni critiche e la necessità di creare partnership nell’ecosistema tra investitori, banche e servicer”. E Masenza ha aggiunto: “Nel corso degli anni, si è sviluppata un’industria altamente evoluta per la gestione delle sofferenze. Tuttavia, è ancora nella fase iniziale per gestire gli unlikely-to-pay (UTP), e pertanto ci si aspetta che subisca una sostanziale trasformazione per soddisfare le nuove esigenze delle banche, introducendo nuovi servizi e adottando un approccio innovativo per capitalizzare le emergenti opportunità di business”.