Una doppia mostra personale, quella di Sarah Sze (Boston, 1969), dal titolo Metronome e visitabile fino all’11 febbraio, e Sara Enrico (Biella, 1979), denominata Tainted Lovers e conclusa il 10 dicembre, proposta dalle Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Torino. Curata da Simone Piazza, ha tutta la complicità di un dialogo a porte chiuse tra le due artiste sui grandi temi della relazione e del tempo (si veda qui ArtTribune).
Due i campi d’azione apparentemente indipendenti, ma intimamente interconnessi: le immagini e il corpo. Due gli strumenti di misurazione: l’amore e il tempo.
Sarah Sze presenta una grande installazione ambientale, allestita per la prima volta nel 2023 nella sala d’attesa della stazione londinese di Peckham Rye: un cosmo metallico che invade ora il binario uno delle ex Officine di Corso Castelfidardo, a metà tra opera, scultura e dispositivo mediatico. Che cosa sono le immagini?, sembra domandare Sze. Daa dove provengono? E quale significato portano? E il visitatore, osservatore attonito come dentro un caleidoscopio cybernetico, si ritrova nel pieno della fragilità di una possibile risposta: sarà egli pubblico o attore? Mittente, o destinatario di questo stesso flusso? La soluzione ha più fronti e forse equivoci. La narrazione è esplosa nello spazio, ma il tempo viene misurato dai suoni sovrapposti di un metronomo e di un battito cardiaco. Tempo esterno e tempo interno guidano tra le immagini che scorrono, proiettate sulle pareti tutt’attorno. Quasi una nuova caverna di Platone (e non è un caso che le pareti siano quelle di un ex complesso industriale). Ci si ritrova in un vortice: prodotti, consumati e veicolati con e dalle stesse immagini di cui ci si nutre. È un’accelerazione continua di esperienze, dove quel che rimane sono i frammenti di un linguaggio visivo ambiguo e instabile, difficile da decifrare, passibile di molteplici e mutevoli interpretazioni, sospeso nella complessa corrispondenza tra soggetto e oggetto.
Oggetto tra gli oggetti della mostra è anche il corpo proposto da Sara Enrico nei suoi Tainted Lovers: umano, non-umano, desiderante, contaminato e in continua trasformazione. E l’amore che eventualmente lo muove, in relazione ad altri corpi, sta a-romanticamente nello spazio compresso tra desiderio e mancanza, tra contatto e tensione, tra attrito e alleanza, e ha, come unico obiettivo, quello dell’autoconservazione di se stesso. E se l’orizzonte delle immagini di Sze attraversa, dilatandolo, lo spazio dell’esperienza, quello del corpo di Enrico ha abbandonato la verticalità dell’homo sapiens per accasciarsi a terra come frammento di un’umanità esausta e improduttiva, inerme, senza più forma prestabilita, collocandosi tra l’organico e l’artificiale. Due mostre in una, quelle di Sarah Sze e Sara Enrico, che indagano da una prospettiva vis a vis ciò da cui è determinato e condizionato il nostro presente. Così i corpi, come le immagini, sviluppano un’evoluzione anomala della contemporaneità, in un dialogo impossibile tra segno e significato, nell’effettiva inconsistenza di ogni relazione.