Articolo parte dell’inchiesta di copertina Private equity, strong buy, pubblicato su BeBeez Magazine n. 18 del 24 febbraio 2024
di Giuliano Castagneto
Prezzo (15 febbraio 2024): 9,13 euro
Target Price (Stiefel, 20 nov 2023) 12,5 euro
NAV per azione: 12,5 euro
Sconto sul NAV: 37%
Tamburi Investment Partners (TIP) è insieme a Italmobiliare la decana delle holding di investimento quotate a Piazza Affari. Nata nel 1999, come derivazione della società di advisory Tamburi & Associati, per iniziativa di Giovanni Tamburi (presidente e ad) e Alessandra Gritti (vice presidente e ad) è sbarcata sul listino nel 2005 con un flottante del 65%, ma con il restante 35% saldamente in mano allo stesso Tamburi e alcuni grandi nomi dell’imprenditoria italiana come gli armatori D’Amico e la famiglia Angelini, leader del settore farmaceutico. Con una capitalizzazione di poco inferiore a 1,7 miliardi di euro (a metà febbraio 2024), ma un NAV stimato dagli analisti alla fine del 2023 in 2,3 miliardi, oggi è la maggiore società del comparto.
Nel tempo TIP ha dimostrato una non comune capacità di creare valore. Lo dicono i numeri. Il recente report di Equita sim intitolato Italian Champions: Un’analisi del decennio 2013-23 non solo colloca TIP al decimo posto tra le 40 società che nel decennio hanno (largamente) battuto l’indice FTSE MIB, ma ha classificato ai primi posti ben tre sue partecipate, ovvero Sesa, Interpump e Amplifon. Infatti TIP ha in portafoglio sia società quotate che non. Racconta Gritti: “Circa 10 anni fa eravamo molto più piccoli e in borsa non potevamo comprare da soli quote importanti. Abbiamo inventato e promosso per primi sul nostro mercato i club deal che ci hanno permesso di arrivare a detenere circa il 7% di grandi aziende come Prysmian, cui sono seguiti altri investimenti di successo come quello in Moncler o Amplifon. Investimenti che hanno contribuito nel tempo alla nostra crescita di valore”. Una tattica che TIP utilizza ancora. L’ultimo caso è stato il club deal con cui Clubdesign, il veicolo che fa capo al club d’investimento Asset Italia , partecipato da Tip al 20%, ha rilevato il 20% del polo del design Italian Design Brands (IDB) (si veda articolo di BeBeez) dopo che la stessa TIP ne aveva acquisito in pre-ipo il 50,7% (si veda articolo di BeBeez), per un investimento complessivo di circa 100 milioni di euro.
Oggi, tuttavia, la strategia è piuttosto diversa. Spiega l’ad di TIP: “Anche se siamo in grado di investire 100 milioni su un’azienda quotata come IDB, oggi è molto più complicato comprare in borsa una partecipazione importante (più del 20%) di una società quotata. Ci siamo quindi focalizzati ormai da diversi anni su aziende di grande qualità non ancora sul listino. Ma in entrambi i contesti il nostro approccio, di natura strettamente industriale, non cambia. Facciamo crescere le aziende del nostro gruppo tramite acquisizioni, come abbiamo fatto nel recente passato con Sesa, Interpump, Amplifon, Beta, Chiorino, Bending Spoons”. E questo investendo in quote di minoranza. “Grazie a tale approccio, del tutto diverso rispetto all’acquisto della maggioranza, gli imprenditori vedono in noi un partner che avvalendosi di un’estesa rete di relazioni industriali è in grado di individuare i target giusti per l’attuazione delle loro strategie. E siamo sempre più percepiti come tali. Lo abbiamo visto con Italian Design Brands, che intendiamo portare a un miliardo di fatturato dagli attuali 300 milioni. Tante sono le aziende del settore del design ci hanno contattato dalla data del nostro ingresso”.
Altra particolarità, una volta che le partecipate di TIP sono sbarcate sul listino, Tamburi & C restano al fianco delle imprese. “Grazie all’efficacia del nostro approccio, non abbiamo bisogno di vendere per realizzare plusvalenze. Già i risultati delle nostre partecipate ci danno ritorni soddisfacenti. Inoltre, per noi la quotazione in borsa di un’azienda non è una way out, ma una tappa di un percorso di crescita. A un certo punto diventa evidente che essere quotati è di grande aiuto per avere visibilità, raccogliere capitali e anche effettuare operazioni carta contro carta, offrendo uno strumento liquido. Inoltre le società quotate, dal nostro punto di vista, esprimono più velocemente il loro potenziale in termini di valore”. Anche per questo nel gruppo TIP ci sono molte società in listino. “Per rispetto degli imprenditori lasciamo sempre loro la maggioranza e non carichiamo mai le aziende di debiti. Per questo TIP è un modello ben diverso dal private equity classico”, sottolinea Gritti, la quale preannuncia importanti novità circa le non quotate in portafoglio. “Abbiamo tre o quattro aziende di cui studiamo l’ipo perché ora hanno le caratteristiche giuste per essere quotabili. Parlo di Chiorino, Limonta e Eataly. Non abbiamo fretta perché sono aziende in ottima salute che, ci danno già importanti risultati. Ma non appena il mercato si riapre, e stiamo già vedendo un aumento delle ipo in Europa, una di esse andrà in ipo”. Non è prevista invece l’a quotazione per Alpitour, per la cui vendita TIP ha conferito mandato lo scorso settembre a Goldman Sachs (si veda articolo di BeBeez).