Articolo pubblicato su BeBeez Magazine n. 19 del 23 marzo 2024
di Giuliano Castagneto
SC Lowy, asset manager di Hong Kong con focus sul private credit, in particolare verso aziende in special situation, fondato nel 2009 dal belga Michel Lowy e il coreano Soo Cheon Lee, ha grandi progetti per la controllata italiana Solution Bank, che ha chiuso il 2023 con eccellenti performance ma che soltanto con crescita organica SC Lowy vuole portare a un attivo compreso tra i 2 e i 3 miliardi di euro, dagli attuali 1,4 miliardi. Un obiettivo che vuole raggiungere ampliando l’attività di finanziamento alle pmi anche al leasing e al factoring. Il tutto con l’obiettivo di raggiungere una dimensione sufficiente per pensare anche a una ipo. Intanto l’asset manager sta lavorando a un nuovo fondo di private debt con focus europeo, ma il cui focus sarà l’Italia. A raccontare le novità a BeBeez Magazine è direttamente Michel Lowy, il cui background sta a dimostrare che si tratta di un imprenditore della finanza molto navigato, in grado di fare quello che si propone.
L’amicizia tra Lowy e il suo socio Soo Cheon Lee risale al 1996, quando entrambi lavoravano come analisti presso il gruppo statunitense Cargill. Tre anni dopo si sono trasferiti alla Deutsche Bank, a coordinare gli investimenti nell’area asiatica in prodotti legati al credito distressed, presso le filiali di Singapore e Hong Kong del colosso bancario tedesco. Dieci anni dopo i due decidevano che era arrivato il momento di mettere a frutto le proprie esperienze. Hanno fondato allora appunto la SC Lowy, di cui ora mantengono, con il management, il 75% del capitale, mentre il resto fa capo a un gruppo di investitori guidato da Investec, Universal Partners e Fine Partners e comprendente anche alcuni family office.
SC Lowy è fondata su due rami operativi: banca e asset management, entrambi focalizzati sul credito ad aziende difficilmente finanziabili da banche normali. Infatti, oltre a raccogliere e gestire un fondo che investe in credito privato e distressed, nel 2013 ha acquisito la Choeun Savings Bank con sede in Corea, insieme alla società di private equity Yuil PE, la cui quota è stata rilevata dalla stessa SC Lowy nel 2018. Quest’ultima aveva aperto la sede e l’attività a Londra nel 2013, e lo stesso anno SC Lowy è sbarcata in Europa.
Nel 2018 SC Lowy ha acquisito il 90% della piccola banca retail italiana, Credito di Romagna, investendo 105 milioni di dollari nel 99,9% del capitale, per concentrarsi sullo stesso business, cioè finanziare società che non sono in grado di indebitarsi presso le grandi banche tradizionali. Cinque anni dopo, sotto le insegne di Solution Bank e dopo un profondo rimodellamento della struttura, la banca nel 2023 ha prodotto risultati eccellenti (si veda articolo di BeBeez), come un Roe annualizzato del 15,7% e allo stesso tempo un rapporto CET1 del 16,3%. Dopo l’arrivo di SC Lowy, Solution Bank è riuscita a concludere oltre 50 operazioni di finanziamento di questo tipo, tra cui da ultimo il prestito da 10 milioni concesso lo scorso ottobre a Officine Maccaferri (si veda articolo di BeBeez) il gruppo italiano di materiali da costruzione appena uscito dalla ristrutturazione e fase di rilancio.
Tuttavia il gruppo, che conta oggi oltre 3 miliardi di dollari di asset gestiti, come detto non dorme sugli allori e ha in mente ulteriori sviluppi, sia per la sua banca italiana che per il business europeo. Ecco quali.
D. Innanzitutto, come mai un investitore con sede a Hong Kong ha deciso di acquistare una banca in Italia?
R. La nostra attività si basa su due attività sinergiche: la gestione patrimoniale bancaria e quella legata al credito. La ragione per essere attivi su entrambi è che queste attività di traino sono molto complementari. I fondi di credito concedono prestiti in determinate circostanze, come il finanziamento di investimenti o acquisizioni, che sono diverse da quelle che attivano il credito bancario tradizionale. Ecco perché oggi i nostri fondi rendono tra il 10 e il 20%, mentre la nostra banca concede prestiti tra il 7 e il 12%. Poiché la combinazione si è rivelata vincente in Estremo Oriente, nel 2015 abbiamo deciso di replicare quel modello in Europa.
D. Perché in Italia?
R. Perché nel Paese molte banche avevano allora a bilancio molti crediti deteriorati, la nostra asset class di riferimento in quel momento, ma le competenze necessarie per acquistare e gestire quegli asset non erano così diffuse. L’Italia si è rivelata quindi un mercato molto promettente, dove abbiamo iniziato la ricerca di un piccolo istituto di credito, adatto a miglioramenti operativi, dove portare le nostre capacità gestionali, e che offrisse molte opportunità di trovare nuovo business anche per i nostri fondi di debito privati. Abbiamo trovato nel Credito di Romagna, oggi Solution bank, la soluzione perfetta per i nostri progetti.
D. Tuttavia, il mercato italiano dei crediti deteriorati si è quasi prosciugato. Ora i portafogli vengono negoziati principalmente sul mercato secondario. Che tipo di attività intendete rafforzare?
R. In effetti, il mercato italiano dei crediti deteriorati è diventato molto costoso e le relative normative sono ora piuttosto stringenti, soprattutto in termini di RWA per le banche. Ora puntiamo quindi a rafforzare i prestiti alle solide imprese italiane di medie dimensioni, in particolare nella regione Emilia. Ciò include aziende uscite dalla fase di turnaround come nel caso di Officine Maccaferri. In ogni caso parliamo sempre di crediti single name. Ciò si adatta perfettamente al modello di Solution Bank. A questo scopo stiamo anche cercando di rafforzare il nostro principale canale di raccolta, quello dei depositanti, ampliando la nostra rete di sportelli, attualmente composta da nove sportelli, tutti in Romagna.
D. Quante nuove aperture prevedete e dove?
R. Pensiamo di aprire dalle due alle cinque filiali, ma non nelle principali città italiane, come Milano e Roma, perché sono mercati già molto affollati. Manterremo invece un atteggiamento opportunistico, prestando attenzione alle città di medie dimensioni dove la presenza delle banche non è eccessiva.
D. Per quanto riguarda la raccolta, ha mai pensato a emissioni obbligazionarie?
R. Non escludiamo questa opzione. In futuro potremmo pensarci, ma al momento la base dei nostri depositanti è sufficiente a soddisfare le nostre esigenze di finanziamento.
D. Ho visto anche che i depositi online stanno aumentando rapidamente. Nel 2022 sono cresciuti del 50% rispetto all’anno precedente. Quali sono i vostri piani per la componente digitale del business di Solution Bank? Più in generale, quale ruolo potrebbe giocare il fintech nella strategia della banca?
R. Il fintech sta svolgendo un ruolo importante poiché abbiamo consolidato partnership che ci aiutano a concedere piccoli prestiti elettronicamente e abbiamo sviluppato anche un’offerta maggiore internamente
D. Solution Bank ha chiuso il 2023 con un totale attivo di 1,4 miliardi di euro. Quale dimensione intendete raggiungere?
R. Non guardiamo principalmente alle dimensioni, ci preoccupiamo più della redditività. Detto questo contiamo di arrivare tra i 2 e i 3 miliardi di euro di patrimonio complessivo entro i prossimi due o tre anni.
D. Si tratta di un significativo passo avanti. Come pensate di raggiungere quell’obiettivo? Le nuove filiali potrebbero non rivelarsi sufficienti. Pianificate qualche acquisizione?
R. No, non lo facciamo. Vogliamo raggiungere tale soglia essenzialmente attraverso una crescita organica, principalmente attraverso il reinvestimento dei nostri profitti.
D. Ha menzionato la redditività. Solution Bank ha già messo a segno un risultato significativo, con un utile ante imposte di 23 milioni di euro, più del doppio rispetto al 2022. Cercate ulteriori miglioramenti?
R. Vogliamo migliorare l’efficienza. Nel 2023 il nostro rapporto cost/income era pari al 44,8%. Vogliamo che sia il 40%, che è la media per i migliori della classe. E la crescita organica dovrebbe continuare a generare ulteriori profitti e maggiori investimenti in nuovi prodotti e tecnologia
D. Per raggiungere i vostri obiettivi, pensate che una ipo potrebbe essere un’opzione efficace per Solution Bank?
R. È qualcosa a cui potremmo guardare in futuro, ma le banche devono essere più grandi, anche dal punto di vista della redditività. Nel 2023 abbiamo realizzato un utile netto di 15 milioni di euro, che è troppo piccolo. Inoltre, abbiamo bisogno delle giuste condizioni di mercato. Una volta soddisfatti questi requisiti, studieremo un listing.
D. Solution sta cercando altre attività che potrebbero integrare la gamma di prodotti già offerti?
R. Recentemente abbiamo iniziato con il leasing e stiamo valutando anche l‘ingresso nel mercato del factoring. Ma siamo ancora in una fase molto iniziale.
D. A parte Solution Bank, come pensate di espandere l’attività in Europa?
R. Dal punto di vista bancario, la nostra licenza ci consente di essere presenti in altri paesi europei, quindi guarderemo in modo opportunistico alle opportunità che potrebbero emergere sul mercato, ma al momento non ne vediamo la necessità. Ci stiamo invece concentrando sullo sviluppo di alcune opportunità nel private credit all’interno della nostra piattaforma di asset management. Una di queste iniziative è il potenziale lancio di un nuovo fondo europeo di private debt con focus principale sull’Italia che sarà gestito dai nostri uffici di Londra e Milano. Uno dei nostri fondi predecessori, lanciato nel 2018, ha avuto un grande successo investendo in Asia ed Europa, e cercheremo di replicarlo per un nuovo fondo chiuso focalizzato esclusivamente sull’Europa. Finora in Europa abbiamo investito 275 milioni di dollari nell’arco di dieci anni, ottenendo un IRR del 40%.
D. Qualche destinazione precisa?
R. Non è specificato. Ci concentreremo tuttavia sulle società industriali ben performanti e sul settore immobiliare.