Descrizione prodotto
Intreccio Mortale, il nuovo romanzo di Gianfranco Manes
Tra storia e invenzione, il dramma di una società sull’orlo del baratro
In questo romanzo l’autore torna a raccontare una storia di spionaggio ambientata durante il secondo conflitto mondiale dove tutto ruota intorno ad un principio della fisica quantistica: l’entanglement.
È uscito nelle librerie il nuovo romanzo di Gianfranco Manes, Edizioni Diarkos. Con questa terza opera letteraria l’autore fiorentino torna ad intersecare una storia di spionaggio, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, con la fisica. La combinazione tra spionaggio e fisica quantistica non è nuova per Gianfranco Manes in quanto già nel suo primo libro, La Variabile Nascosta (Ed. Diarkos), la storia ruota intorno alla figura del Premio Nobel Werner Karl Heisenberg, Premio Nobel e considerato uno dei principali artefici della meccanica quantistica. Un thriller storico ben accolto sia dalla critica che dal pubblico e che ha vinto il Premio letterario ‘Un Mare di Libri‘, consegnato dalla scrittrice Dacia Maraini. Nel suo secondo libro, L’oro degli Ebrei (Ed. Diarkos), lo scrittore fa entrare il lettore nel tragico mondo dei sopravvissuti all’Olocausto nel quale quattro giovani ebrei cercano di ritrovare l’oro che i nazisti avevano estorto ai deportati e depositato in alcune banche svizzere. Il fil rouge dei tre romanzi è sia la narrazione storica, basata su alcuni fatti accaduti e dimostrati sempre da un’approfondita documentazione, sia il mix fra personaggi esistiti, come il Reichsführer Heinrich Himmler e il Premier inglese Wiston Churchill, e quelli di fantasia. La storia di Intreccio mortale inizia nella primavera 1943 e si snoda fra la Svezia, l’Inghilterra e la Germania nazista. La vicenda si svolge principalmente a Stoccolma di cui Gianfranco Manes ci fa rivivere l’atmosfera fatta di lusso apparente - cosa non farebbe una persona per un paio di calze o per un pranzo completo? - e di personaggi che non sono ciò che sembrano. “Stoccolma è un grande palcoscenico su cui tutti recitano un ruolo – racconta l’autore attraverso un personaggio - una città dove nessuno si fida di nessuno”. Un luogo che è il ritrovo di spie naziste e alleate che cercano di carpire segreti e mosse degli avversari. La guerra raccontata da Manes riecheggia fatti bellici, bombardamenti e campi di battaglia ma evidenzia il ruolo dei protagonisti che si confrontano in una serie di mosse e contromosse affrontando rischi mortali. In un misterioso incidente stradale muore un uomo apparentemente normale che in realtà è un collaboratore di uno scienziato svedese filonazista. Da qui la corsa contro il tempo per tentare di fermare la follia di Adolf Hitler che porta da una parte allo scontro fra servizi segreti e dall’altra alla scoperta di un fenomeno fisico per il momento inspiegabile - l’entanglement – grazie agli esperimenti di questo scienziato che collabora con i tedeschi con il fine di realizzare un codice cifrato inviolabile, una minaccia mortale per gli Alleati.
La morte del giovane individuo nelle prime pagine del libro porta poi al ritrovamento di una strana foto, fortunatamente finita nelle mani dei servizi segreti britannici, che svelerà le alcune iniziative del nemico.
La chiave per risolvere l’enigma si baserebbe proprio sull’entanglement, o intreccio, un fenomeno che fin dal 1932 ha fatto discutere scienziati e due Premi Nobel come Albert Einstein, che mostrava tutto il suo scetticismo sulla questione, e Niels Bohr che invece credeva nella sua esistenza.
Ma se da una parte gli scienziati, in particolare un giovane scientific officer, cercano di scoprire il bandolo della matassa dell’entanglement, Gianfranco Manes mette in scena una spy story intrigante e interessante, piena di colpi di scena, uccisioni efferate, amori e ossessioni che lasciano il lettore senza fiato fino alla fine.
Lo abbiamo incontrato per capire cosa ci sia dietro il sipario, l’idea e il messaggio dell’autore
Un’invenzione calata nella storia e la scelta di scriverne in modo narrativo, mescolando finzione e realtà. Perché questa scelta e quali sono i rischi?
“Io non ho una formazione letteraria, ma piuttosto di tipo scientifico. La spinta è nata dall’idea di trasporre in forma di racconto fatti storici legati ad argomenti proprio di carattere scientifico. Forse il grande pubblico non ne è a conoscenza, ma la Fisica moderna rivela fenomeni e lascia intravedere sviluppi che vanno ben aldilà di quanto immaginabile anche dalla più fervida fantasia. L’intento di aprire una finestra su questa sorprendente, e talvolta inquietante ‘realtà’ è stata la molla che mi ha portato a utilizzare la forma del romanzo per attuare tale intento.”
Se dovesse definire il genere del suo libro cosa direbbe e pensando alle varianti ‘Giallo’, ‘Thriller’, ‘Spy Story? Quale utilizzerebbe e perché?
“Volendo limitarmi a questo ultimo romanzo, direi un thriller ambientato in una spy-story, e aggiungerei in una categoria di ‘fantascienza al contrario’. Mi spiego, nei romanzi di fantascienza tradizionali di solito si proietta la scienza attuale in un futuro più o meno lontano. Io ho scelto un canone inverso, quello di collocare una realizzazione recente della scienza in un passato di qualche decennio prima, dando tuttavia all’operazione una sua plausibilità dal punto di vista scientifico, pur nel contesto delle conoscenze e strumenti di allora. Questo schema si ritrova, almeno in parte, anche negli altri due miei romanzi, La variabile nascosta e l’Oro degli Ebrei, anche se nell’Intreccio è più evidente l’intento di aprire al pubblico la conoscenza, o almeno la percezione, di quanto ho detto prima, cioè la visione di una ‘realtà’ sorprendente e talvolta inquietante.”
Che tipo di ricerca e di documentazione c’è dietro le quinte?
“I miei romanzi sono ambientati durante la seconda guerra mondiale, talvolta concludendosi ai giorni nostri. Quindi in un arco di tempo piuttosto lungo nel quale si sono verificati cambiamenti economici e sociali che il romanzo deve saper restituire. Per questo ho curato molto la documentazione sia storica, sia scientifica. Per me è importante ricostruire l’atmosfera del periodo e dei luoghi, per potermici calare dentro, anche scoprendo fatti e personaggi ignorati o forse smarriti nelle pieghe della storia, quasi un lavoro di archeologia. Particolare attenzione dedico alla ricostruzione dei luoghi, per contestualizzare appropriatamente abitudini, modo di vivere e di pensare dei personaggi che ovviamente erano molto diversi dagli attuali, anche per evitare imbarazzanti anacronismi. Sul piano scientifico, data la mia formazione, non posso permettermi voli di fantasia né imprecisioni e quindi la ricostruzione deve essere, se possibile, ancora più puntuale e rigorosa.”
La vicenda fa viaggiare il lettore in Europa e in particolare a Stoccolma, città che ha delle prerogative nella storia politica, scientifica e culturale a livello simbolico nel Novecento. Com’è nata la scelta e com’è stato ricostruito l’ambiente?
“La scelta è nata da un lavoro di documentazione grazie al quale ho scoperto il ruolo che Stoccolma aveva assunto durante la seconda guerra mondiale come centro internazionale di spionaggio, per la sua posizione geografica e per il ruolo di ‘città di frontiera’ fra le varie potenze in guerra. Non a caso è stata definita la ‘Casablanca del Nord’, ricordando l’atmosfera del famoso film degli anni Quaranta del Novecento. Chi ha visitato la città, col suo aspetto serioso e forse un po’ grigio, non può immaginare il gioco di intrighi e macchinazioni di cui è stata sede e protagonista. “Una città dove, come in un gioco di porte girevoli, inglesi e tedeschi si alternavano di volta in volta nell’ordire intrighi” come la si descrive nel libro. A questo si è aggiunta la scoperta del ruolo svolto dal controspionaggio svedese, il C-Büro, una scoperta tanto inattesa, quanto stimolante se si pensa all’immagine che la Svezia solitamente da di sé come paese neutrale e restio a ogni coinvolgimento bellico, ma che si rivela invece tutt’altra cosa.”
In alcuni momenti storici l’intreccio tra scienza e storia assume appunto caratteri peculiari, di complicità e connivenza, in un legame inscindibile. In modo semplice ci può spiegare la questione al centro del libro e come ha dipanato la matassa dei punti di vista e dei fatti storici?
“Guerra e scienza si sono sempre intrecciati e in epoca moderna questo legame è diventato sempre più profondo per il ruolo decisivo che le scoperte scientifiche hanno assunto nel definire gli equilibri fra potenze. Nel libro questo tema è trattato, sia dal punto di vista degli equilibri, sia da quello dei destini personali di giovani scienziati, costretti dalle esigenze belliche a distogliersi dai propri interessi puramente speculativi. Al centro del racconto vi è uno straordinario fenomeno l’entanglement, intreccio in italiano, oggetto di studio da parte di grandi scienziati per gli inspiegabili misteri che sembra celare. Nella finzione del romanzo, quel fenomeno diventa invece strumento di un meccanismo di crittografia che avrebbe potuto volgere al favore dei tedeschi le sorti della guerra, con la minaccia di rendere vana la decrittazione della famosa macchina Enigma, realizzata da Alan Turing, come sa chi ha visto il film Imitation game. Vi è poi una scatola magica, uno straordinario dispositivo di intercettazione inventato da un giovane scienziato inglese, il cui analogo, si scoprirà poi, essere introdotto astutamente dai sovietici addirittura nell’ufficio privato dell’ambasciatore USA a Mosca. Finzione e realtà si alternano, quindi, in un gioco di specchi in cui il lettore finisce come intrappolato e questo, nelle mie intenzioni, dovrebbe contribuire a rendere avvincete la lettura.”
Al di là della trama una vicenda si può raccontare come una narrazione o un intrigo che non è solo questione di omicidi e misfatti né di ritmo. Come si costruisce la sua architettura?
“Come ho detto lo spunto è stato quello di far conoscere al più largo pubblico alcuni aspetti che la Scienza ci rivela e che ci fanno pensare a una diversa visione dell’Universo, una visione che ancora ci è preclusa. Su questo è costruita la trama il cui scopo è quello, mi auguro, di interessare e coinvolgere il lettore, cosa che un saggio, ad esempio, difficilmente potrebbe realizzare. Intrighi, molti, e omicidi, solo quanto basta, sono gli ingredienti indispensabili per costruire la storia in cui, tuttavia, prevalgono gli aspetti umani, i sentimenti e le vicende dei protagonisti nel quadro di una attenta ricostruzione storica dei cambiamenti economici e sociali avvenuti a cavallo del dopoguerra. Aggiungo che non è mia abitudine costruire meticolosamente una storia prima di scriverla, piuttosto, invece, a partire da un’idea generale far correre la trama seguendo le intuizioni e le invenzioni che, man mano, la storia stessa mi suggerisce.”
Cosa bolle in pentola in merito alla scrittura e dove andrà a finire nel prossimo libro?
“Ho cominciato a lavorare a qualcosa sulla stessa direttrice di una diversa visione dell’Universo, comunque inserita in una spy-story, questa volta ambientata alla fine della Guerra fredda. Un’operazione non semplice dato il tema, di cui sono solo all’inizio. Vedremo…”.
Chi è Gianfranco Manes
Dal 1985 al 2015 Ordinario di Elettronica ha insegnato nelle Università di Firenze e di Perugia, ricoprendo importanti incarichi accademici a livello di Facoltà e di Ateneo.
Recentemente ha intrapreso un’attività di scrittore del genere thriller storici ed è alla sua terza esperienza dopo il romanzo di esordio, La Variabile Nascosta, ben accolto da critica e pubblico e vincitore del Premio letterario ‘Un Mare di Libri‘, e L’oro degli Ebrei, tutti pubblicati da Edizioni Diarkos.
Ha svolto un’intensa attività scientifica in campo internazionale nelle aree del Microwave Device and Modeling e Wireless Systems collaborando con Università e Industrie nazionali ed internazionali. Ha diretto progetti di ricerca della Commissione Europea, è stato membro di comitati di indirizzo per il V e VI Programma Quadro ed è stato invited speaker e panelist a Congressi ed eventi della Commissione Europea.
Ha collaborato con Società Nazionali e Internazionali tra cui Motorola USA su MMIC Quantum Devices, Eni SpA su Sistemi di monitoraggio, e Autostrade Tech su Sistemi DSRC.
Nel 2000 è stato nominato Senior Member del IEEE, Institution of Electrical and Electronic Engineering–USA, e ha servito nella Società di riferimento, Microwave Theory and Techniques come TPC member, Session Chairman, Workshop organizer e Invited speaker.
Nel 2018 ha ricevuto il Best Paper Award of the IEEE Microwave Theory and Techniques Society, Premio Internazionale per il migliore lavoro scientifico pubblicato nel 2018 su IEEE Microwave Magazine.
È autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche su Riviste internazionali e su Proceeding di Congressi e ha servito come membro di Editorial Board e come reviewer per Riviste e Congressi internazionali.
A cura di Ilaria Guidantoni
