Dopo un travagliato ventennio costellato di avvicendamenti nell’azionariato di controllo, Manucor (ex Manuli Film), tra i principali produttori italiani ed europei di polipropilene biorientato (BOPP), principale componente di pellicole per alimenti, nastri ed etichette autoadesive, ha trovato una sperabilmente definitiva sistemazione presso il gruppo bulgaro Plastchim, a sua volta un produttore di riferimento a livello mondiale di polietilene biorientato (BOPE), anch’esso utilizzato per pellicole da packaging, con una capacità totale di 120.000 tonnellate annue.
Lo scorso 30 aprile è stato dato infatti l’annuncio della vendita a Plastchim del 100% di Manucor da parte del veicolo di cartolarizzazione Loren spv (che fa capo a Pillarstone), dal presidente Matteo Rossini e dal ceo Luigi Scagliotti (si veda qui il comunicato stampa di Manucor e qui quello di Pillarstone).
L’operazione, di cui non stati resi noti i dettagli finanziari, è stata seguita per gli aspetti legali da Cappelli RCCD Studio Legale, Fineurop si è occupata del processo di vendita e Deloitte della vendor due diligence, mentre Banca Finint ha agito come sponsor ai fini della Legge 130 sulla cartolarizzazioni. Plastchim-T è stata invece affiancata da PWC per tutti gli aspetti legati all’operazione.
Gaudenzio Gregori, presidente e amministratore delegato di Pillarstone, ha commentato: “Manucor ha compiuto un percorso di rilancio che ha portato dapprima a un turnaround finanziario, con il ritorno da subito a un ebitda positivo, e poi a una crescita industriale solida, ulteriormente rafforzata da partnership strategiche. Ora questo percorso si chiude con la cessione a un primario operatore che così costruisce un campione europeo”.
Manucor ha chiuso gli ultimi anni con un fatturato medio di circa 150 milioni e un ebitda medio degli ultimi 4 anni superiore ai 10 milioni di euro, recita la nota di Pillarstone. La differenza rispetto ai 225,7 milioni di fatturato del bilancio 2022 (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente), “è dovuta alla presenza nel giro d’affari di una porzione di trading di prodotto fornita dal gruppo russo Biaxplen LLC“, ha spiegato Gregori a BeBeez. Biaxplen è infatti il principale produttore russo di pellicole in BOPP, ma nel gennaio del 2023 è uscito dall’azionariato (si veda altro articolo di BeBeez). I 150 milioni di euro si riferiscono quindi a Manucor “stand-alone”.
“Quando siamo entrati, nel 2018, la situazione debitoria dell’azienda le impediva di procurarsi le quantità di materia prima necessarie a soddisfare gli ordini. Il costo del venduto di conseguenza aveva un’incidenza molto alta a detrimento dei margini. L’azienda bruciava cassa al ritmo di circa 300 mila euro al mese. con ebitda negativo per una cifra comparabile. Abbiamo immesso nell’azienda nuova finanza per circa 10 milioni di euro, e il riequilibrio della posizione finanziaria ha consentito di tornare a una gestione mirata alla crescita. Infatti nello stabilimento di Sessa Aurunca sono state installate cinque nuove linee di produzione, e sono quelle che sono alla bse della decisone di Plastchim”, ha spiegato ancora Gregori d Pillarstone a BeBeez.
Il gruppo bulgaro negli utlimi anni è cresciuto a due cifre grazie soprattutto all’espansione delle vendite in Centro ed Est Europa, favorite dalla crescita di quelle regioni. Oggi fattura circa il doppio di Manucor, ma era alla ricerca di un produttore che le consentisse di entrare in alcuni mercati “specialty” a più alto margine, come le pellicole speciali per imballaggio di alimenti, in gradoi di preservare il prodotto da luce e calore. Manucor era il target giusto. Per esempio la pellicola che avvolge e protegge i Kinder Ferrero è prodotta da Manucor.
Proprio le importanti sinergie che Plastchim ha individuato in Manucor hanno favorito la conclusione del deal. Ha spiegato il ceo del gruppo bulgaro, Beyan Faik: ”Manucor offre a Plastchim-T capacità ed esperienza consolidate in materia di nastri ed etichette in BOPP, autoadesivi e wrap around, e il nostro sistema può creare opportunità di crescita dei nostri prodotti innovativi per l’imballaggio sostenibile in tutto il mondo. Aumentare la nostra capacità di produzione di BOPP costituirebbe un presupposto per un’ulteriore crescita del BOPE, uno dei pochi segmenti di film per imballaggi in cui siamo gli unici a proporre un film ecologico riciclabile al 100%. L’acquisizione rappresenterà un’indubbia opportunità per espandere ed educare ulteriormente la nostra clientela sull’importanza dell’economia circolare per soddisfare i requisiti legislativi sempre più stringenti.”
Come ricordato all’inizio, Manucor, sede a Milano e impianto produttivo a Sessa Aurunca in provincia di Caserta, ha avuto una storia piuttosto travagliata, la cui penultima puntata era stata la già ricordata uscita, nel gennaio 2023, di Biaxplen, parte del gruppo Sibur, tramite la vendita a Loren Spv, affiancata da Scagliotti e Rossini, del 50% che la stessa Biaxplen aveva acquisito nell’ottobre 2019, quando a vendere il 50% del capitale a Biaxplen era stata PS Film, veicolo controllato appunto da Pillarstone Italy (si veda altro articolo di BeBeez), che, a sua volta, aveva acquisito il controllo della società nel maggio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez), convertendo in equity i crediti che lo stesso fondo aveva acquistato da Intesa Sanpaolo nel dicembre 2015. Il passaggio di mano del debito di Manucor allora era avvenuto nell’ambito di un accordo più ampio che comprendeva l’acquisizione di un portafoglio di crediti da Intesa San Paolo e Unicredit verso cinque società per un valore nominale di circa un miliardo di euro: oltre a Manucor, Burgo, Lediberg, Alfa Park e Cuki (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel contesto della transazione, Manucor aveva sottoscritto un accordo in esecuzione del piano attestato di risanamento ai sensi dell’articolo 67 della Legge fallimentare con Intesa Sanpaolo e Loren spv, società di cartolarizzazione che ha appunto sottoscritto il 50% del capitale della società (si veda qui il comunicato stampa di allora dei legali Pavia e Ansaldo).
Più nel dettaglio, Loren spv aveva sottoscritto nel 2019 “un atto di scissione parziale e proporzionale con la società Pillarstone Italy SPV srl, con esclusivo riferimento agli elementi patrimoniali, attivi e passivi, afferenti al patrimonio separato denominato Manucor” (si veda qui l’allegato al bilancio 2021 di Loren spv, disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium e BeBeez Private Data). E sempre in quell’occasione, Biaxplen e Loren avevano stipulato alla fine del settembre 2019 un contratto che conteneva un’opzione put-call sull’investimento della spv in Manucor, che ha quindi permesso l’uscita di Biaxplen.
Il coinvolgimento di Intesa nei confronti di Manucor (la ex Manuli film-Manuli packaging) risaliva al 2003, quando la banca aveva finanziato l’acquisizione del 90% della società da parte del fondo Equinox di Salvatore Mancuso, con un prestito-ponte da 150 milioni, poi trasformato a medio-lungo termine e ridotto a 95 milioni. Il 10% del capitale di Manucor allora era rimasto in capo ai fratelli Antonello, Sandro e Mario Manuli. Il peso del debito, però, aveva messo in crisi la società nel 2008 ed era stato necessario procedere a una sua ristrutturazione e a un contestuale aumento di capitale. In quell’occasione era uscito di scena il fondo Equinox, erano stati stralciati 22 milioni di euro nominali di debiti verso Intesa Sanpaolo e la loro trasformazione in 5 milioni nominali di equity di tipo subordinato e senza diritto di voto (50% del capitale). Contemporaneamente si era proceduto a un aumento di capitale sottoscritto da due nuovi investitori per 5 milioni nominali con diritto di voto, pari a 10 milioni di capitali freschi tenendo conto del sovrapprezzo: di questi Reno de’ Medici e Intesa Sanpaolo private equity avevano versato 4,5 milioni a testa, per il 22,75% a testa, mentre 900 mila euro erano stati versati dai Manuli.
Reno de’ Medici, Intesa e i Manuli erano poi usciti dal capitale nel maggio del 2018, cedendo le rispettive quota appunto a Pillarstone Italy (si veda altro articolo di BeBeez)-
Ricordiamo infine che Pillarstone, piattaforma di investimento specializzata nell’acquisto di crediti corporate italiani in distress in portafoglio a banche italiane e nella ristrutturazione aziendale nata nel 2015 per iniziativa di Kkr, ha sinora sostenuto oltre 35 aziende in processi di ristrutturazione e rilancio. Oggi Pillarstone possiede quote di capitale o di debito di circa 20 aziende, per un un valore totale di circa 2,5 miliardi di euro, tra le quali si possono contare alcuni leader dei rispettivi mercati quali Sirti, Scarpe & Scarpe, Premuda e Magicland.