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A Stintino, una lingua di terra tra due mari, colorati di turchese e blu cobalto, l’estate ha salutato e accolto i visitatori, il 22 giugno, con l’inaugurazione nei pressi del Faro, in via Lungo Mare Cristoforo Colombo 67/69, della Statua della Pace, simbolo universale contro la violenza nei confronti delle donne in tempo di guerra come in tempo di pace, donata al Comune di Stintino dalla Fondazione Consiglio Coreano per la giustizia e la memoria della schiavitù sessuale militare da parte del Giappone.
La Statua della Pace rappresenta un simbolo di impegno per la giustizia e l’umanità, commemorando le vittime delle atrocità perpetrate durante la seconda guerra mondiale, donata con l’intento di sensibilizzare e promuovere la consapevolezza sui diritti delle donne a livello globale. Questo dono, accettato dalla giunta comunale, come ha sottolineato la sindaca Rita Vallebella, “rafforza il legame tra la nostra comunità e gli sforzi internazionali per la giustizia e i diritti umani e la dimostrazione dell’importanza di coltivare la memoria dato che da parte giapponese le proteste non si sono fatte attendere. Questo atteggiamento non fa che rafforzare l’impegno locale della politica e il ruolo dell’arte per ricucire antiche ferite”.
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Lee Na-Young, presidente del Consiglio Coreano, ha espresso la volontà di donare la scultura con parole che vanno oltre la questione Corea-Giappone per rafforzare l’impegno della città per la giustizia e l’umanità, mentre il Giappone evita i confronti diplomatici e si astiene dal riconoscere la schiavitù sessuale come mero crimine di guerra.
La Statua della Pace, che entra così a far parte del patrimonio del comune, raffigura una giovane donna coreana seduta su una sedia, con accanto un’altra sedia vuota che simboleggia la riflessione sulla violenza contro le donne e l’importanza di mantenere viva la memoria delle vittime.
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La sindaca Rita Vallebella ha evidenziato l’importanza di questo gesto: “Accogliere la Statua della Pace è per noi un onore e un impegno a ricordare le vittime di ogni forma di violenza e oppressione. La nostra comunità si unisce in questo gesto di memoria e riflessione, per assicurare che le atrocità del passato non vengano dimenticate e per prevenire che si ripetano in futuro. La violenza sulle donne è una piaga sociale che dev’essere affrontata con determinazione e coraggio. In particolare la storia delle cosiddette Comfort Women ci ricorda quanto profondamente radicata sia questa violenza e quanto sia necessario un impegno costante per sradicarla”.
Si tratta di donne rapite e strappate alla loro vita, spesso poco più che bambine, per essere violate in ogni modo e divenire un vero bottino per animare i bordelli di guerra.
a cura di Ilaria Guidantoni