Si salva il distributore padovano di birre Interbrau e l’intero gruppo Brew Invest dei fratelli Sandro e Michele Vecchiato, da loro fondato agli inizi degli anni Ottanta e colpito prima dalla pandemia e poi dalle tensioni inflazionistiche dopo il conflitto in Ucraina. Si è infatti conclusa positivamente la procedura di composizione negoziata della crisi (si veda qui il comunicato stampa), che prevede la riorganizzazione di tutte le società del gruppo (anche Grandi Birre, Birrificio Antoniano e Progetto Birra), l’accordo con l’intero ceto finanziario e il fisco e l’iniezione di 1,5 milioni di euro di mezzi freschi forniti dal birrificio artigianale bavarese Wieninger, tra i principali fornitori di Interbrau, che è il distributore unico in Italia dell’azienda tedesca (si veda qui il testo dell’accordo su Leanus).
Nel contesto della composizione negoziata ai sensi dell’articolo 23, comma 1, del Codice della Crisi d’Impresa, percorso intrapreso lo scorso mese di settembre, la società si è avvalsa dell’assistenza di Gianni & Origoni in qualità di consulente legale e di Deloitte nel ruolo di advisor industriale e finanziario, che curato anche la definizione della struttura dell’operazione di risanamento e la fase negoziale con i principali istituti di credito, assieme all’advisor legale. Il ruolo di esperto è stato svolto da Marcello Lo Giudice, iscritto all’elenco degli esperti presso la Camera di commercio di Venezia-Rovigo, mentre Loan Agency Services è intervenuto in qualità di agente. Il ceto finanziario creditore – BCC di Roma, Intesa Sanpaolo, Amco, Banco BPM, BPER, Banco Desio, Crédit Agricole Friuladria, illimity, Principio spv, Banca di Bologna, Centroveneto, Spv Project 115 (Banca Etica), Alba Leasing, Selmabipiemme immobiliare, Selmabipiemme strumentale, Calit, MPS Leasing e Gruppo Generali – è stato assistito dallo studio Giovanardi e associati.
Partiamo dalla riorganizzazione del gruppo, già razionalizzato nel 2020 tramite la stipula di contratti d’affitto di rami d’azienda tra Interbrau e Progetto Birra (ramo gdo) e tra Interbrau e Grandi Birre (ramo territoriale). I due soci controllano Interbrau e Grandi Birre al 100% tramite la capogruppo Brew Invest e controllano Progetto Birra e Birrificio Antoniano direttamente con il 20% del capitale e indirettamente all’80% attraverso la holding.
Il piano quinquennale prevede, nell’ordine, la fusione inversa di Brew Invest in Interbrau entro fine anno, l’incorporazione di Grandi Birre e l’affitto del ramo d’azienda di Progetto Birra con contratto pluriennale, ramo che a fine piano sarà acquisito a un prezzo simbolico, mentre la società finirà in liquidazione. Finirà in liquidazione anche il Birrificio Antoniano, già colpito dal fermo produttivo per il mancato pagamento delle accise.
Passando alla manovra finanziaria, l’indebitamento complessivo del gruppo a settembre del 2023 era pari a quasi 28,8 milioni di euro, di cui oltre 17 milioni verso banche, fidejussore (Mediocredito Centrale) e società di leasing e 11,7 milioni circa verso l’Agenzia delle entrate. All’intero ceto finanziario è stato offerto il rimborso di meno di 3,2 milioni, con una recovery differenziata a seconda che la posizione di chirografaria o garantita. Alle società di leasing è stato invece proposto il rimborso dilazionato e parziale dei crediti con percentuali di sconto differenti a seconda della natura immobiliare o strumentale dei contratti. L’esposizione finanziaria della sola Interbrau è pari a poco più 9,8 milioni e il rimborso alle banche e società di leasing a quasi 2,16 milioni.
Il fatturato post-fusione, che nel 2022 era pari pro-forma a 23,5 milioni, è previsto salire a 26,2 milioni nel 2024, per arrivare a 31,1 milioni del 2029. L’ebitda adjusted è visto aumentare rispettivamente da 617mila euro (2022) a oltre 1,6 milioni (2024) e a quasi 2,6 milioni (2029). La posizione finanziaria netta è stimata invece in calo da 29,2 milioni (2022) a 11,9 milioni (2024) e a 6,3 milioni (2029). Il flusso di cassa al servizio del debito è pari cumulativamente a 8 milioni nell’arco di piano.
L’accordo prevede, ai sensi all’articolo 25 bis del Codice della crisi d’impresa, anche misure premiali da parte dell’Agenzia delle Entrate, con applicazione di rate modulari collegate ai risultati aziendali, a partire dal prossimo mese di novembre. In particolare, il rimborso è ipotizzato in dieci anni a rate mensili crescenti (36% nei primi cinque anni e il 64% nel quinquennio successivo).
Il piano industriale prevede, infine, il consolidamento del proprio posizionamento in relazione ai marchi storici distribuiti in esclusiva in Italia, l’investimento nella ricerca e nello sviluppo di nuovi marchi da acquisire in esclusiva, cercando di ampliare il portafoglio prodotti, e iniziative specifiche a seconda del canale distributivo.