Dalma Mangimi spa, società leader in Italia nella circular economy applicata alla produzione di ingredienti sostenibili per mangimi per animali da reddito, controllata da Nextalia sgr (si veda altro articolo di BeBeez), ha comprato l’84% di Zoo Assets srl, realtà italiana attiva nella distribuzione di integratori per la zootecnia (si veda qui il comunicato stampa). A vendere è il socio di maggioranza Consorzi Agrari d’Italia spa (CAI), che aveva acquisito il 52% del capitale nel 2022 dai fondatori che erano quindi rimasti in minoranza (si veda altro articolo di BeBeez).
CAI è così scesa nel capitale di Zoo Assets al 10% dal precedente 52%, mentre soci di minoranza con l’1,5% ciascuno restano Giorgio Barducci, Marcello Corsini, Andrea Molinari e VSF Project sas di Villa Stefano & C, che in precedenza possedevano invece il 7,5% ciascuno.
Nell’ambito dell’operazione, Dalma si è avvalsa dell’assistenza dello Studio BonelliErede per gli tutti gli aspetti legali e fiscali e di Deloitte Financial Advisory per la due diligence finanziaria e fiscale. CAI e gli altri soci di minoranza sono stati assistiti da Esiodo, società tra avvocati per azioni per gli aspetti legali.
Zoo Assets ha chiuso il 2023 con 9,7 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 812 mila euro e un debito finanziario netto di poco meno di 890 mila euro (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
“Come Zoo Assets siamo entusiasti di entrare a far parte del Gruppo Dalma e di avere l’opportunità di poter continuare a collaborare assieme a CAI sul territorio per portare innovazione e tecnologia nelle aziende agricole”, ha commentato Marcello Corsini, amministratore delegato di Zoo Assets.
Grazie all’acquisizione della partecipazione di Zoo Assets, Dalma arricchisce la propria gamma di prodotti e servizi per la zootecnia, rafforzando la propria posizione di leadership nella sostenibilità.
L’obiettivo di questa operazione è infatti quello di coniugare benessere animale e sostenibilità, attraverso una riduzione dell’utilizzo di farmaci sostituiti con prodotti naturali, 100% vegetali e senza additivi chimici e l’adozione di modelli circolari con basso livello di emissioni a alta digeribilità del prodotto, in modo da garantire la salute degli animali e il reddito alle imprese e consentire alle stesse di raggiungere gli obiettivi climatici previsti anche dai nuovi regolamenti europei.
Carlo Goretti, amministratore delegato di Dalma, ha infatti spiegato: “Siamo orgogliosi dell’opportunità di mettere a fattor comune il know-how e le competenze di Zoo Assets e del suo management team con la professionalità e l’esperienza di Dalma, per garantire soluzioni innovative, ridurre l’utilizzo di farmaci e consentire alle aziende zootecniche di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità previsti. L’operazione testimonia la piena coerenza dei marchi Dalma e Zoo Assets come garanzia di attenzione all’ambiente e qualità del prodotto all’interno del settore della zootecnia e rafforza il posizionamento di Dalma come polo aggregatore delle migliori realtà del settore in Italia”.
Ricordiamo che il fondo Nextalia Private Equity aveva acquisito un anno fa il 100% di Dalma Mangimi spa, Stella Mangimi srl e Sperina srl, che congiuntamente costituiscono il Gruppo Dalma, che produce ingredienti per mangimi tramite trasformazione di ex-prodotti alimentari quali, per esempio, pasta, prodotti da forno e dolciari (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione era stata portata a termine tramite una newco indirettamente controllata da Nextalia, che ha acquisito l’intero capitale dalla famiglia Massa, che sino a quel momento controllava al 100% le tre società attraverso Blu Holding srl e che ha reinvestito parte del ricavato per una quota di minoranza.
Dalma Mangimi ha chiuso il bilancio 2023 con 32,9 milioni di ricavi, 3,2 milioni di ebitda e 15,2 milioni di debito finanziario netto (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Quanto a Stella Mangimi, nel 2023 ha invece registrato ricavi netti per 9,1 milioni, un ebitda di 1,7 milioni e liquidità netta per circa 462 mila euro (si veda qui il report di Leanus). Molto più piccola, invece, Sperina.