art & Law numero 3/2017 a cura di Lorenzo Bruschi
Tradurre in un valore tangibile, misurabile, monetario, misurare in senso strettamente economico un’opera d’arte che è una summa di valori estetici, concettuali, artistici, storici, che nasce da una ispirazione, da un gesto artistico (che è quanto di meno misurabile economicamente), questo è ciò che si definisce una valutazione. Valutare significa prima di tutto dare consapevolezza della dimensione economica di un bene. L’opera d’arte è spesso vista più per i suoi valori estetici, educativi, culturali, identitari, ma in realtà i beni artistici sono anche dei veri e propri asset patrimoniali ed è indispensabile conoscerne bene il valore economico prima di effettuare operazioni di gestione quali vendita, acquisto, donazione, passaggio ereditario, assicurazione, ecc. per evitare problemi a posteriori. Una valutazione professionale può aiutare a evitare screzi tra le parti in una divisione ereditaria, può fare emergere sacche di ricchezza prima non considerate (nuove scoperte e attribuzioni), rende operabile l’opera per eventuali operazioni inerenti la gestione dei beni. La valutazione è un dato economico che riflette un valore “di mercato” di un’opera, ed è spesso privo di una diretta correlazione con il suo valore culturale e/o storico artistico, spesso le due cose non sono allineate. Il valore di un’opera d’arte è il risultato di una attenta analisi di una summa di variabili intrinseche ed estrinseche all’opera stessa. Quelle intrinseche (cioè direttamente afferenti l’opera) sono: l’autore, il soggetto, le dimensioni, la tecnica, il formato, il “periodo”, lo stato di conservazione. Le variabili estrinseche all’opera sono: pubblicazioni e letteratura, provenienza (per provenienza si intende se l’opera proviene da una importante collezione o è appartenuta a una persona famosa), moda, mercato di riferimento. Riguardo a quest’ultima variabile, in linea di principio, più il mercato di riferimento dell’opera è vasto, più sarà alto il suo valore (dando per scontata la limitata offerta del bene in questione). I beni artistici per i quali esiste un mercato collezionistico specifico coprono un arco temporale di quasi quattromila anni, dall’archeologia classica ed egizia fino all’arte contemporanea, e sono rappresentati da espressioni artistiche molto differenti tra loro, anche per tecniche esecutive, che variano a seconda delle epoche e delle culture: pietra e marmi, legno, tele, carta, metalli diversi, ecc. fino alle tecniche del ventesimo e ventunesimo secolo che hanno visto utilizzare nuovi materiali plastici e vinilici, fotografici, acciaio, fino ai supporti digitali. Per valutare in maniera professionale una tale massa di beni è necessario avvalersi di esperti specifici delle diverse macro aree collezionistiche (es. dipinti antichi, dipinti del diciannovesimo secolo, arte moderna e contemporanea, archeologia classica, mobili e arredi, ecc.). Ogni opera d’arte ha un suo valore specifico che va attentamente soppesato. A volte anche opere dello stesso periodo e autore possono avere valori molto diversi e saper vedere le differenze è importante ai fini della definizione del valore. È importante che il professionista che esegue la stima abbia contemporaneamente grandi doti di expertise, ma anche di etica professionale; sia cioè un riconosciuto esperto del settore, ma nello stesso tempo che non sia troppo legato al mercato, per evitare possibili conflitti di interesse. Generalmente una valutazione è basata sul sistema del Sales Comparison Approach cioè su un confronto dell’opera da valutare con i prezzi raggiunti nelle vendite pubbliche precedenti (vendite in asta) da opere paragonabili per autore, soggetto, periodo, ecc. A tale fine, per selezionare bene le opere utili al confronto è necessario analizzare i parametri dell’opera da valutare (intrinseci ed estrinseci); questo richiede conoscenze precise sugli autori, sulle date o epoche, sugli stili, sulle tecniche utilizzate e sui materiali, sullo stato di conservazione, sulla iconografia, ecc.; tutto ciò è molto più complicato di quanto non possa sembrare a prima vista. Per fare bene questa disamina sono necessari anni di esperienza. Bisogna conoscere bene i prezzi di mercato e sapere ben interpretare le migliaia di dati contenuti nei database disponibili, sapendo escludere le false informazioni ivi contenute che potrebbero ingannare un non esperto. I database dei risultati d’asta che sono accessibili a tutti, sono spesso inquinati da dati falsi quali: errori di imputazione dati, attribuzioni sbagliate, vendite non vere, per citare solo alcuni elementi fuorvianti che spesso si trovano nei database. L’elaborato restituito dall’esperto deve essere controllabile per il professionista e comprensibile per il profano e deve contenere alcuni elementi fondamentali previsti dagli standard internazionali sulle valutazioni (International Valuation Standards): 1. uniformità nell’approccio di valutazione quindi una migliore comprensione del processo valutativo; 2. credibilità e omogeneità delle opinioni sul valore, i valutatori devono possedere i requisiti di qualifica ed esperienza necessari per svolgere l’incarico a essi conferito; 3. indipendenza, obiettività e trasparenza nell’approccio del valutatore; 4. chiarezza in merito ai termini dell’incarico; 5. chiarezza in merito alla base di valore. La situazione attuale in Italia sulla valutazione di beni d’arte è ancora caratterizzata da una forte confusione sui metodi di valutazione, dalla mancanza di uniformità nella presentazione degli elaborati e dalla mancanza di linee guida precise che facciano chiarezza anche sulle terminologie da utilizzare. Gli albi dei periti esistenti (CCIIAA, Tribunale) hanno procedure di selezione dei periti non sempre attente, inoltre non richiedono aggiornamenti degli iscritti né forniscono regole di comportamento. Gli International Valuation Standards (IVS), indicano le regole di best practice da seguire ai professionisti europei. Queste regole di best practice internazionali sono messe in atto in Italia dai periti membri di RICS (Royal Institute of Chartered Surveyors). In Italia ed Europa RICS è parte attiva del processo di definizione delle terminologie e delle tecniche usate dai valutatori e nella formazione dei più alti livelli di etica e di trasparenza. Questi standard, che richiedono indipendenza, obiettività e trasparenza nell’approccio del valutatore, garantiscono attendibilità e omogeneità nelle valutazioni.