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Molte delle cattedrali storiche, chiese e cappelle di Napoli rischiano letteralmente di essere risucchiate sotto terra, secondo una nuova ricerca pubblicata sul Journal of Cultural Heritage. Combinando i dati delle mappe con le immagini satellitari utilizzate per misurare i sottili cambiamenti nel livello del suolo nel tempo, un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ha identificato quali dei luoghi di culto della città sono più a rischio di doline. Il team ha rivelato che nove sono costruite su cavità sotterranee, su un terreno interessato da “deformazioni in corso”, rendendo queste aree altamente suscettibili a crolli improvvisi. Questi edifici richiedono una “risposta rapida”, scrive il team, compreso il monitoraggio continuo e il controllo della stabilità del terreno. Dicono anche che altri 57 luoghi di culto si trovano sopra “potenziali futuri crolli della cavità”. Si veda qui The Art Newspaper.
Il centro storico di Napoli, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1995, conta più di 500 luoghi di culto – cattedrali, chiese e cappelle – costruiti nel corso dei secoli in vari stili architettonici. Questi edifici sorgono su una vasta rete di spazi sotterranei, utilizzati negli anni come cimiteri, catacombe, cripte, acquedotti, cisterne e cave di pietra. Ma la pietra tenera che ha consentito lo scavo di questi spazi sotterranei ha lasciato il terreno sovrastante suscettibile di crollo. Il team scrive che 190 doline si sono verificate tra il 1870 e il 2010 a Napoli e dintorni, aggiungendo che di queste, circa il 25% sono state causate dal crollo di cavità, che hanno provocato morti e danni al patrimonio culturale. “Tali crolli, che coinvolgono tufo e suoli sciolti vulcanoclastici,
Secondo il team, tra i nove luoghi di culto identificati come altamente suscettibili al crollo della cavità c’è la Basilica di San Francesco di Paola del XIX secolo ispirata al Pantheon, vicino alla piazza principale di Napoli e una delle principali attrazioni turistiche della città. Altri includono la chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, spesso utilizzata come spazio per eventi o accessibile con visite guidate; la Basilica dello Spirito Santo, centro culturale e pinacoteca; e la Basilica di Santa Maria della Pazienza, che rimane un luogo di culto attivo. I pozzi hanno già afflitto le chiese di Napoli. Nel settembre 2009 ne è stata aperta una nella chiesa seicentesca di San Carlo alle Mortelle, nota per la sua arte barocca, realizzando una fossa profonda oltre cinque metri. La chiesa ha riaperto nel 2017 dopo un valore di 1,5 milioni di euro di riparazioni.
Dal 2007, un progetto su larga scala finanziato dall’UE sta riqualificando il centro storico di Napoli, compreso il restauro di alcune chiese della città. Giunto alla sua seconda fase, che durerà fino al 2022, il progetto ha ricevuto circa 100 milioni di euro per fase, principalmente dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Grazie a questo investimento, alcune chiese di Napoli chiuse e abbandonate hanno ora riaperto. Tra queste la seicentesca chiesa dei Santi Cosma e Damiano ai Banchi Nuovi, riaperta ad ottobre per attività culturali, decenni dopo la sua chiusura.