Gli spazi dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano si trasformano per un mese in un palcoscenico sotto le stelle che ospita un festival teatrale di alto profilo.
“Visto da vicino nessuno è normale”. Lo diceva Franco Basaglia, il medico illuminato che, a dispetto di oscurantisti e conservatori, nel 1978 rivoluzionò la nostra psichiatria e gettò le basi per la legge 180, purtroppo, salvo meritorie eccezioni, ancora non applicata a dovere, facendo dei manicomi non più luoghi di reclusione e tortura ma aprendoli all’esterno con l’intento di reinserire i pazienti nella loro comunità anche avvalendosi di strutture protette e personale sociosanitario adeguato. A molti la frase sembrò una provocazione ma voleva significare che ciascuno di noi può avere un problema tale da condizionare in maniera più o meno significativa il proprio comportamento nel privato o nella società.
Quale allora miglior location per il festival teatrale Da vicino nessuno è normale (www.olinda.org) dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini? Giunta alla XXVI° edizione, la rassegna (dal 12 giugno al 15 luglio) si svolge nel suo incantevole parco (destinato a diventare a breve Patrimonio dell’Unesco) che ospita anche il teatro La Cucina (il luogo infatti dove un tempo venivano preparati i pasti per i degenti, ora completamente ristrutturato), uno spazio che negli anni ha visto transitare il meglio del nuovo teatro e di quello di ricerca, facendosi trampolino per il successo di molti artisti e compagnie.
Gestito dalla cooperativa Onlus Olinda, nata nel 1996 con l’intento di impiegare nelle tante attività create ex novo (tra cui un ostello usato per le residenze degli artisti ospiti che hanno qui la possibilità di elaborare le loro creazioni e il goloso ristorante Jodok) anche alcuni ex pazienti del Pini per consentire loro la piena risocializzazione. Dopo l’inaugurazione con la festa diffusa di Radio Popolare, i primi spettacoli proposti dalla direttrice artistica Rosita Volani sono stati Il paradiso perduto, scritto e diretto da Antonio Viganò, e Buoni a nulla, testo e regia di Lorenzo Ponte con la supervisione di Luciana Musso.
Firmato dai coreografi Michele Abbondanza, Antonella Bertoni e Filippo Lupinelli, MilanDOPPELGANGER – Chi incontra il suo doppio muore (18 e 19 giugno) ha vinto il Premio Ubu 2021 per la danza. Gli interpreti Filippo Mastrocinque e Francesco Porro esplorano la dualità come differenza, l’opposto che dà origine al mistero: un percorso di gesti, sguardi, piccole e grandi tenerezze, beffardi e spietati tradimenti tra Francesco, attore con disabilità, e
Filippo, giovane danzatore. Drammaturga di riferimento di Antonio Latella, Linda Dalisi, qui anche regista, ha ideato Bee Riot (21/6), dove ci mostra Adamo (Isacco Venturini) ed Eva (Valia La Rocca) i quali, cacciati dal paradiso terrestre, vengono separati da un potere superiore affinché vivano in solitudine il loro esilio. Li vedremo attraversare i secoli in cerca di riscatto e di un confronto con quel Dio che ha deciso il loro destino, inseguirsi senza sosta per poi ritrovarsi finalmente sotto un albero bagnato dall’oceano, scoprendo di non riuscire più a comunicare tra loro.
Da un racconto della scrittrice canadese Alice Munro (premio Nobel nel 2013 e oggi novantenne), la coppia artistica Cucolo & Bosetti (formatasi in Australia dove è diventata la più celebre compagnia d’innovazione per poi dal 2012 insediarsi a Vercelli) si è ispirata per R.L. Roberta legge o Radicali liberi (23 e 24/6). Caratteristica dei loro lavori è la messa in discussione della separazione tra attore e personaggio, basandosi su elementi della loro vita reale. Ecco che qui Roberta si cala nelle vesti di una sorta di Sherazade moderna capace di salvarsi la vita con il solo potere della parola. Marcela Serli, autrice, regista e in questo caso anche attrice, sempre impegnata nelle tematiche di genere con la sua compagnia Atopos, si cimenta con la personale rilettura della tragedia euripidea in Studio per le troiane (26/6) su cui avremo occasione di ritornare in occasione della presenza al Campania Teatro Festival il mese prossimo.
Il luogo comune tende a catalogare i “diversi” fra gli stranieri, gli homeless, le persone lgbtq+ ma il teatro per la gran parte è in prima linea nel tentativo di sradicare questo pregiudizio. Con l’avvento massiccio della tecnologia si è affacciata alla ribalta un’altra temibile – questa volta a ragione – categoria: quella degli haters. Riccardo Tabilio e Nicola Borghesi (quest’ultimo anche in scena) con Gli altri – Indagine sui nuovi mostri (1 luglio) si focalizzano sulle dinamiche di questi odiatori che si dilettano ad accendere roghi virtuali. Sosta Palmizi è una delle più longeve compagnie di danza contemporanea: Raffaella Giordano, una delle sue fondatrici, collabora con Elisa Pol per Walking memories (7/7), una performance di gesti e parole sulla montagna (che da sempre richiama ascensione, silenzio e solitudine) e sul mondo dei ricordi e della dimenticanza ma anche un’incursione tra teatro, danza, biografia e letteratura alpinistica. X (12/7) è invece un concept dello stesso ensemble firmato da Olimpia Fortuni con le musiche della sound artist e dj Katatonik Silentio: spettacolo di danza e melodia dove la prima diventa materializzazione visiva di una narrazione sonora complessa in una sorta di dono rivolto al pubblico.
Siamo abituati a vedere Paola Tintinelli accanto a Alberto Astorri nella loro compagnia AstorriTintinelli da 20 anni votata al teatro di ricerca: questa volta l’attrice ha come partner in scena una collega, Rossana Gay. Sono insieme per J e Acca (8/7) dove si rifanno al celeberrimo Dottor Jeckill e Mr Hide di Stevenson, esplorando il tema del doppio che si sviluppa in un vuoto sociale ed emotivo, impedendo il riconoscimento di sé in un’atmosfera che riflette e amplifica gli stati d’animo dei personaggi. In prima nazionale debutta Cattivo (9/7), tratto dal romanzo Cattivi di Maurizio Torchio. Tommaso Banfi lo ha adattato per la scena e lo interpreta, diretto da Giuliana Musso. Protagonista è un detenuto condannato all’ergastolo e dimenticato nella cella d’isolamento di un carcere-isola: una voce che abdica al silenzio per farsi gesto, sospiro e sguardo.
Roberto Magnani, storico membro del Teatro delle Albe di Ravenna, propone una sua rivisitazione del Moby Dick di Melville in Siamo tutti cannibali – Sinfonia per l’abisso (10/7), accompagnato dalle note del contrabbasso di Giacomo Piermatti, il cui strumento diventa la voce del peschereccio Pequod. Rifacendosi a quella che Melville chiamava “la lingua della balena” (prendendosi molte libertà con l’inglese), per questa operazione è stata scelta la traduzione di Cesare Pavese che riuscì a creare una lingua dalla forte musicalità, sospesa nel tempo come la poesia.
Ideato da Chiara Lagani e Luigi De Angelis di Fanny & Alexander, una delle più prestigiose compagnie del nuovo teatro, è Sylvie e Bruno (13/7), tratto dall’omonimo romanzo di Lewis Carroll tradotto dalla stessa Lagani, che racconta due storie in parallelo: una controversa vicenda d’amore e una dai contorni magici di cui Sylvie e suo fratello Bruno sono i protagonisti. Accanto a Marco Cavalcoli rivediamo in scena Elisa Pol e Roberto Magnani, insieme a Andrea Argentieri e Chiara Lagani. L’ultimo appuntamento del cartellone lo propone Andrea Cosentino con Fare Folk (15/7): una performance itinerante che mescola teatro, cabaret, musica, danza e video in un gioco di ruolo che coinvolge i partecipanti nella reinvenzione dei propri usi e costumi: l’intento è la riconquista critico-carnevalesca della piazza e del folklore attraverso le nuove tecnologie.
Un programma quello di Da vicino nessuno è normale che è “un viaggio attraverso un’inquietudine che magari ci toglie il sonno ma che può renderci felici” come scrive nella presentazione Thomas Emmenegger, psichiatra e presidente di Olinda.
a cura di Mario Cervio Gualersi