A Forte dei Marmi, al Forte Lepoldo I fino al 5 novembre 2023 è visitabile Accadde in Versilia. Il Il tempo di Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Moses Levy, la mostra prodotta dalla Società di Belle Arti con il Comune di Forte dei Marmi e Fondazione Villa Bertelli.
La mostra propone la lettura in punta di pennello di quel periodo magico che la Versilia visse a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, una belle époque che si spense tragicamente nel 1938 anno nel quale idealmente si conclude la mostra. Una partitura scandita dai tre artisti prescelti dalla curatela di Elisabetta Matteucci, Francesca Panconi e Claudia Fulgheri perché più identificati con questo territorio in un rapporto biunivoco di appartenenza. Quegli anni raccontano il dialogo tra i villeggianti e gli intellettuali che apprezzavano la costa e gli ‘ultimi’, marinai, contadini e cavatori: due mondi diversi che spesso in realtà si sfioravano soltanto tra l’alpe e il mare come si diceva allora. In tal senso il Forte, sede della mostra, è emblematico perché da esso si scorgono le Alpi Apuane che a Forte dei Marmi sembra di poterle toccare e il mare.
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a cura di Giuseppe Joh Capozzolo
Il percorso comincia con Giuseppe Viner, artista di Serravezza che si vede poco, con La semina. Fecondazione del 1905, collezione privata, parte del trittico Terra Madre, esposto nel 1906 per l’inaugurazione del Valico del Sempione.
A piano terra si prosegue con Plinio Nomellini che agli inizi degli anni Novanta dell’Ottocento orienta il proprio linguaggio verso nuove sperimentazioni, in un’interpretazione personale, soave, meno geometrica dell’origine francese, del Divisionismo, grazie alla frequentazione di Pelizza da Volpedo, dal quale eredita la capacità di trasferire la luce sulla tela, di chiaroscuri di grande emozionalità. Artista ribelle, importa anche suggestioni neo impressioniste da Parigi arricchendo il proprio lavoro, dopo l’incontro con Giovanni Pascoli nel 1903, con un apporto simbolista.
Nomellini ritrae la quotidianità poetica della vita in Versilia, ordinaria eppure ammantata di grande fascino come in Primavera in Versilia; il sapore popolare del folclore paesano della Chiesa di San Frediano a Lucca; o fatato di Cappuccetto rosso. In giardino dopo la pioggia. Da segnalare Festa del villaggio della Pinacoteca “Il Divisionismo” della Cassa di Risparmio di Tortona, unico prestito istituzionale della mostra.
Al piano superiore Lorenzo Viani noto per i suoi colori cupi, l’espressione del dolore, il più autoctono, l’unico realmente tale, fra i tre artisti, nato nella Darsena vecchia di Viareggio: qui presente insolitamente colorato, perfino con toni di tenerezza come nel caso di Ornella che scrive, la figlia; o in una serie di acquarelli di scolaretti, dove pure serpeggia una mestizia diffusa. Strepitoso esempio di caricatura graffiante quanto elegante La pensione Rugiadini del 1927-1928; dolorosa la citazione del mondo crudo delle cave di marmo con i Cavatori, un pastello colorato su cartone, con i loro risi amari o Bovi, marmi e mambrucche, i carri allora tirati dai buoi appunto per trasportare il marmo.
C’è anche il mondo duro del mare, quello del Vecchio pescatore, sempre un pastello colorato o la Moglie del marinaio, quasi una maschera di sofferenza e di dignità, per certi aspetti perfino altera. E infine tra le opere Sposalizio, un matrimonio della famiglia Borbone, dove il nobile casato per il quale lavorava il padre di Lorenzo, viene raffigurato in modo spiritato; tanto che Margherita Sarfatti ebbe a dire che gli sposi sembravano “due tordi pronti ad essere infilzati sullo spiedo”. Anche la sposa ci ricorda La sposa cadavere.
Infine il terzo tempo è quello di Moses Levy, pittore nato a Tunisi, di origine sefardita, che ha incarnato l’ebreo errante nel Mediterraneo, scegliendo poi Viareggio come patria del cuore. Le sue spiagge iconiche sono di una bellezza struggente, appena appena malinconiche, raffiguranti il bel mondo che per andare in spiaggia allora si vestiva. C’è una grande modernità nel suo tratto essenziale con colori a campitura netta come in Meriggio al mare del 1921, locandina della mostra.
Molto interessante Signora in rosso al caffè del 1938 che ricorda alcuni quadri di Matisse; così come Cinema Eolo del 1918 respira il Futurismo e il Cubismo, rivelandoci l’attenzione internazionale di un pittore che pure seppe caratterizzarsi in modo inconfondibile e che era già stato oggetto di una bella esposizione monografica nel 2014 come ricorda nell’introduzione al Catalogo il Direttore della Società di Belle Arti, Francesco Palminteri.
a cura di Ilaria Guidantoni