Fino al 19 marzo sui tre piani della Galleria è allestita un’antologica di sei artisti contemporanei presentati con una o più opere significative al piano terra, una grande vetrina sulla città, e poi alternati nei tre piani, una vera collettiva senza un tema che faccia da raccordo. La mostra nasce dalla collaborazione con il curatore Demetrio Paparoni, che con questa esposizione prosegue il lavoro realizzato con due mostre a Palazzo delle Stelline, rimettendo al centro la pittura figurativa. L’idea del curatore è che il figurativo sia un mondo e un modo infinito che si esprime con tecniche talmente diverse da sconfinare nella scultura, nel basso rilievo, così
come talora nell’aprire una porta all’azione e viceversa. La pittura astratta infatti attraverso segni e colori ha comunque un impianto narrativo spesso che allude alle cose. Il percorso inizia con Vibeke Slyngstad, pittrice di Oslo che ci avvince con la luce immersiva e un insolito punto di vista con l’opera Sonstegard; per poi continuare con Nicola Samorì, artista di Forlì che vive a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, il cui
lavoro sui corpi si ispira alla scultura, conferendo ai suoi quadri una forte tridimensionalità attraverso la stratificazione della materia pittorica. In particolare ispirato al Barocco e alla Danza macabra, nella corporeità echeggia la classicità delle forme lontana però dall’armonia e dalla solarità, più vicina al Memento mori; magnifici alcuni volti dipinti su rame dove la pittura classica si veste di caratteri insoliti e fortemente contemporanei. Il viaggio prosegue con l’armeno Rafael Megall, classe 1983, che si sta trasferendo negli Stati Uniti, che richiama con lo stencil lo stile dei fregi armeni dei monasteri del Trecento unendovi dei personaggi tipici della Pop Art
come i personaggi dei cartoni animati che assumono però dei caratteri meno giocosi: il dettaglio delle forbici in un’opera richiama le difficoltà della sua terra. L’inglese Justin Mortimer, colpito alla nascita da un incidente che lo ha paralizzato, presenta una serie, Kammer, dove una gamba, in particolare, o l’idea di un corpo immobilizzato è confinato in una ‘camera’ da dove si scorgono paesaggi fantastici. In particolare ci ha colpito una serie, esposta al terzo piano della galleria, con un volto di uomo e le mani alzate dove il corpo si integra con lo sfondo con un gioco di colori improntato fortemente a un realismo quasi fotografico per i tratti eppure avvolto in una dimensione onirica. Ruprecht von Kaufmann, tedesco, classe 1974, che vive a Berlino, mostra dei tratti molto forti, utilizzando come supporto il linoleum, un materiale che gli consente di scavare, incidere la superfice ottenendo effetti singolari. Splendida, al terzo piano, l’opera Das Fjord, olio su linoleum su supporto di legno di 2 metri per 6 metri, dove una luce incantevole crea un effetto sognante. Paola Angelini, artista di San Benedetto del Tronto,
classe 1983, si riappropria della storia dell’arte creando delle immagini sognanti e in alcuni casi di un grande realismo magico, con atmosfere calde.
Cercando di far conoscenza con Omo e Giuba
Nella biblioteca, spazio di grande fascino della Galleria fino al 19 marzo e alla storica Edicola Radetzsky in Darsena, spazio no profit fino al 28 febbraio, è allestita una mostra realizzata con il Patrocinio dell’Università di Parma – Museo di Storia Naturale, progetto dell’artista Daniele
Marzorati di Novedrate in provincia di Como dov’è nato nel 1988, a cura di Irene Sofia Comi. In stretta connessione con il passato coloniale italiano, Cercando di far conoscenza con Omo e Giuba ruota intorno alla figura dell’esploratore e ufficiale Vittorio Bottego (1860-1897). Indagando alcune tracce tangibili del rimosso coloniale presente nella città di Parma, il progetto propone una riflessione sulla rappresentazione della memoria collettiva nello spazio pubblico e sull’esperienza del patrimonio coloniale zoologico nello spazio museale. L’eredità storica di Vittorio Bottego, divenuto celebre per i suoi viaggi nel Corno d’Africa, permane nella sua città natale, Parma, in particolare nel monumento a lui dedicato e nella Sala Bottego del Museo di Storia Naturale a lui intitolato che ospita, tra gli altri oggetti, la collezione di storia naturale dell’esploratore. Nell’osservare tali elementi, che raccontano il passato storico italiano, ma che di fronte a uno sguardo normato possono invece apparire neutrali, Marzorati indaga le narrazioni costruite e conservate dall’immaginario della società contemporanea, portando alla
luce strutture identitarie, coloniali e politiche in esse presenti. Nello spazio pubblico di Edicola Radetzky sono visibili, in due diverse dimensioni, alcune immagini fotografiche tratte dalla ricerca che Marzorati ha condotto all’interno del Museo di Storia Naturale di Parma. Queste immagini sono realizzate con l’obiettivo di oltrepassare le griglie psiche e culturali del museo per arrivare a comprendere più da vicino la natura degli oggetti esposti e dialogare con la loro memoria e la loro storia, attraverso e oltre la loro superficie. Nello spazio privato della biblioteca di Building, Marzorati presenta due sezioni di due disegni e alcune stampe fotografiche che indagano il monumento a Bottego. Nel prendere le distanze da una mera logica di appropriazione, lo sguardo dell’artista si sofferma sulle figure di Omo e Giuba, personificazioni di due Fumi dell’Etiopia e mete delle spedizioni del condottiero, provando a ricontestualizzare i due personaggi, estraendoli dalla loro raffigurazione nella gerarchia del monumento e attribuendo loro un ruolo inedito e indipendente. Un dialogo, quello tra Edicola Radetzky, Building, l’Università e il museo parmensi, nato dalla volontà della curatrice Irene Sofia Comi di creare una collaborazione sul territorio tra enti diversi per tipologia e missione, che mira al borire di una rete sistemica e istituzionale espansa, capace di mettere in connessione non solo luoghi della città caratterizzati da una natura differente, ciascuno con le proprie specificità e banalità, ma anche creando un dialogo interregionale tra attori e storie di due diverse città, Parma e Milano. La mostra presso l’Edicola Radetzky è a ingresso gratuito e visitabile 24 ore su 24; quella alla galleria Building è aperta al pubblico negli orari di apertura della galleria, ovvero dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 19.00.
a cura di Ilaria Guidantoni