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Torna l’antiquariato a Milano con Amart, la fiera promossa dall’Associazione degli Antiquari di Milano, al Museo della Permanente fino al 31 ottobre 2021, con una mostra che punta molto sulla pittura, come da anni ha scelto questo settore con 66 gallerie nella maggior parte milanesi, con qualche incursione nel nord e un’assenza significativa dell’antiquariato toscano fatta eccezione per la Tornabuoni Arte; realizzata in partnership con Regione Lombardia, Città Metropolitana, Comune di Milano, Museo Poldi Pezzoli, Museo della Permanente, FAI Fondo per l’Ambiente Italiano, Amici del Museo Bagatti
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Valsecchi, Unione Confcommercio, Promoter Unione, Ciaccio Arte – Broker Insurance Group, Ingegnoli Piante, FIMA Federazione Italiana Mercanti d’Arte. Relativamente pochi i mobili e gli argenti, è l’arte pittorica, accanto alla scultura, come accennato la protagonista con una scelta che copre dal Rinascimento – splendida la Madonna di Andrea Della Robbia presso la galleria Altomani&Sons – e Barocco alla prima parte del Novecento. Non sorprende più l’arte moderna in una fiera d’antiquariato, accanto alle vedute veneziane del Settecento – esposto anche una bella opera di Antonio Canal detto il Canaletto – ma è l’Ottocento a fare la parte del leone.
Ad accogliere il visitatore, è significativo sia un’opera straordinaria dipinta su entrambi i lati, un vero e proprio unicum nella produzione artistica di Achille Funi (1890–1972): Genealogia o La mia famiglia e Ritmi cromatici, della Galleria Gracis. Si tratta di un capolavoro in cui l’artista affronta da un lato il tema affettivo con intonazione metafisica e realistica, dall’altro un raro esempio di
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sperimentazione futurista di grande impatto anche a livello metaforico.
Trecento anni di capolavori celebrano l’arte pittorica e grafica in tutte le sue espressioni: dalla Madonna con il Bambino e San Giovannino di Lorenzo Lippi alla Camozza di Marzio Tamer, passando per Sposalizio della Vergine di Giovanni Battista Crespi e bottega, Madonna col Bambino di Francesco Albani, Vaso istoriato di fiori con pappagallo di David De Coninck, Battaglia tra cavallerie cristiane e turche di Marzio Masturzo, Ritrovamento di Mosè di Giuseppe Antonio Pianca, Ritratto di Antonio Canova di Giovanni Battista Lampi junior, Neve a Milano di Mosè Bianchi, Paesaggio a Castiglioncello di Giovanni
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Fattori, All’Acquabella di Emilio Longoni, San Siro di Pompeo Mariani, L’amatore d’arte, La tenda rossa e Signora elegante di spalle di Giovanni Boldini, Dopo il bagno di Camillo Innocenti, Notturno Metafisico di Mario Reviglione, Paesaggio con ciminiera inciso ad acquaforte da Giorgio Morandi, Pellicano disegnato da Fortunato Depero.
Nella Galleria d’Orlane, specializzata in dipinti di antichi maestri, abbiamo notato alcune nature morte di Bartolomeo Castelli il Giovane, detto “Spadino”, pittore romano d’inizio Settecento di grande raffinatezza. Nello stesso ambiente Gianluca Bocchi, gallerista e storico dell’arte, ha dedicato un omaggio a Milano con le nature morte di fiori di Francesca e Giovanna Volò dette le Vicenzine, perché figlie di un certo Vincenzo, sorelle attive nella seconda metà del Seicento insieme ad una terza sorella maggiore, Margherita Caffi, più nota che si firmava con il nome del marito. Di prossima uscita il libro dedicato a queste rare artiste femminili, Margherita Caffi e l’atelier delle Vicenzine. Da Altomani&Sons curioso un piccolo San Girolamo del Maestro di Marradi, documentato tra il 1498 e il 1515. L’Ottocento
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e il Novecento sono invece protagonisti in molti stand quali la Galleria d’Arte Ceraro con la Salomè di Vittorio Zecchini, artista vissuto tra il 1878 e il 1947; Matteucci Società Belle Arti di Viareggio, che sta organizzando mostre in collaborazioni con istituzioni importanti come quella su Giovanni Fattori alla Gam di Torino – qui dell’artista espone Viale Principe Amedeo a Firenze del 1881 – dove abbiamo ammirato, tra l’altro, un piccolo e prezioso Telemaco Signorini; Art Studio Pedrazzini, galleristi originari di Bellano, con una sede a Milano, dove è protagonista la pittura lombarda, in particolare con Emilio Longoni e Tranquillo Cremona, artisti che si sono avvicinati al Divisionismo. Il primo, in particolare, ci ha raccontato Fabrizio Pedrazzini, è vissuto un periodo in Brianza con Giovanni Segantini dipingendo insieme finché ha litigato con il mercante Grubicis che chiedeva loro di non firmare i quadri, attribuendo poi al secondo quelli migliori per una questione commerciale. La galleria espone anche una piccola e bella selezione di Mosè Bianchi del quale organizzerà una personale nei propri spazi.
I mobili antichi, un must per generazioni, sono diventati di più difficile collocazione nelle case e anche nelle fiere specializzate sono meno protagonisti. Resta protagonista il Settecento come ad esempio da Giglio Antichità dove è stata esposta una coppia di cassettoni lastronati e intarsiati di Giovan Battista Maroni, milanese.
Relative poche le presenze degli argenti, con alcuni pezzi di pregio, e delle ceramiche, che estendono il proprio arco temporale fino al Novecento con alcuni vasi di grande raffinatezza di Galileo Chini presso Raffaello Pernici, specializzato nell’arte della ceramica italiana dal Liberty al Déco. Il gioiello antico ha un fascino particolare anche se le occasioni per indossarlo sono minori che in passato e anche il mercato sta diventando sempre più legato ai collezionisti. Nondimeno esistono anche articoli portabili come alcune spille Anni ’40 e una del periodo Vittoriano esposti presso Piccolo, Gioielleria e bottega storica milanese, quest’ultimo un vero oggetto di design, di grande leggerezza, nero in giaietto, un particolare legno fossile.
Un ultimo sguardo è per i tappeti con l’esposizione della Galleria Mirco Cattai, con una scelta di tappeti antichi di grande pregio che annuncia una mostra importante a dicembre di Tappeti caucasici Kazak, esposizione che unisce collezionismo e cultura, di un genere che oggi è diventato ambito non solo dal mercato ma anche dagli amanti di questi oggetti. E’ esposto un Kazak a Draghi dell’Azerbaijan persiano, poi divenuto russo, dei quali si conosce poco in termini di committenza e destinazione, molti poi finiti in Austria. In mostra anche un Khotan della via della seta, realizzato in una delle oasi che erano crocevia di genti e cultura, mostra infatti nello stile ispirazioni eterogenee, genere detto impropriamente “Samarcanda”. Infine abbiamo avuto il piacere di essere accompagnati in questo viaggio verso oriente, attraverso un Ushak Lotto della metà del ‘600 dell’Anatolia e un Ushak della Transilvania, ‘a doppia nicchia’, tipico ‘arredo’ delle chiese luterane dopo la Riforma.
Tra le perle della fiera lo Stipo Architettonico con Arione con Arpa su un Delfino (1550-1600) del Museo Poldi Pezzoli che raffigura nella placca centrale il mitologico musico salvato da un delfino dall’annegamento. Nella seconda metà del Cinquecento alcune botteghe di armaioli milanesi iniziarono a produrre anche mobili, soprattutto stipi a cassetti ma pure tavoli, letti, specchi, cornici e tabernacoli applicando a uno scheletro in legno placche di acciaio, decorate a sbalzo e ad agemina in oro e argento, che venivano a ricoprire l’intera superfice del mobile; le decorazioni prendevano normalmente spunto dalla storia romana o dalla mitologia classica. Destinati, come le armature di lusso, a un mercato internazionale di altissimo livello – re, principi e duchi di tutta Europa erano gli acquirenti – tali oggetti hanno ricevuto una scarsa attenzione, sebbene si tratti di opere molto complesse, di eccellente fattura e di grande bellezza. L’inedito stipo con Arione, la cui figura campeggia sulla placca centrale, si colloca in un’epoca di transizione tra i modelli più antichi e semplici, e i più complessi ed articolati mobili degli anni seguenti, sulla fronte dei quali non è raro trovare inserite piccole sculture sia in ferro fucinato sia in bronzo o argento fuso. Qui la fronte è già scandita da colonne e cariatidi in bronzo dorato e argentato, ma la facciata non presenta ancora il movimento che si potrà riscontrare in esemplari successivi; l’agemina in oro e argento predomina nella decorazione, mentre a sbalzo e cesello è il solo personaggio principale, Arione, rappresentato classicamente, trasportato da un delfino, mentre suona la lira.
Altre opere eccezionale rarità storica e artistica estendono la ricerca per questa edizione: lo straordinario Grande Murale di bronzo del 1965 di Mario Negri, la singolare e rara placca ageminata del Cinquecento, lo smalto viennese su argento, la crisoelefantina Figlia del sultano Bou-Sadaa di Ernest Barrias, il manichino snodabile a grandezza naturale, il trittico di porcellana e bronzo dorato composto da pendola e flambeaux della fine del Settecento, il Suzuribako giapponese in lacca e oro, il Kawari Kabuto con maschera e lo speciale piatto laccato e intarsiato firmato Yasumasa, pure giapponesi.I consigli degli esperti si snodano dalla grande figura femminile Dogon al singolare elefante Tang, dallo Shiva pakistano del VII-IX secolo alla collezione di Mukhalinga di bronzo, dal sofisticato paravento giapponese del Seicento, fino al più selezionato arredo antico e alla decorazione internazionale da collezione come la raffinata specchiera veneziana laccata, il lampadario di bronzo dorato o i candelieri retour d’Égypte.
In concomitanza con AMART 2021 la città si è animata di appuntamenti e presentazioni nelle gallerie degli antiquari con MOG (Milano Open Galleries), evento collaterale che promuove esposizioni e incontri ai quali hanno aderito 40 gallerie.
A cura di Ilaria Guidantoni