A Roma, a Palazzo delle Esposizioni, dal 10 settembre al 14 ottobre 2018, si terrà la mostra Sergio Ceccotti. Il romanzo della pittura 1958-2018. La mostra sul pittore romano nato nel 1935, attivo tra Roma e Parigi, a cura di Cesare Biasini Selvaggi, è promossa da Roma Capitale-Assessorato alla Crescita culturale. Abbiamo avuto l’occasione di un’anteprima della personale nello Spazio Fontana che raccoglie circa 40 opere che, seguendo un ordine cronologico, ripercorrono il personale “romanzo della pittura” lungo sessant’anni di attività, dal 1958 al 2018, di Sergio Ceccotti, fortunato antesignano della figurazione italiana contemporanea, lungimirante erede della metafisica dechirichiana e del realismo magico, allievo di Oskar Kokoschka a Salisburgo nel 1956 e 1957 e dei corsi di disegno
dell’Accademia di Francia a Roma dal 1956 al 1961. A BeBeez ha raccontato che “c’è una pittura che viene naturale paragonare alla musica, altra che si apparenta all’architettura, altra ancora che appare analoga alla poesia e altra che si accosta alla matematica e così via… la mia ha una forte componente narrativa: pur non narrando in realtà nulla di preciso, mette in moto in chi la guarda un meccanismo romanzesco, stimola ad immaginare situazioni, vicende, personaggi ben lontani dalle mie intenzioni ma che ognuno vede a suo modo. Questo è quanto ho sentito dal pubblico per tutti gli anni
della mia attività, fatto che mi autorizza a vedere – in generale nel complesso della mia opera e in particolare nei quadri che presento a Roma – un lungo romanzo, appunto il romanzo della pittura che è il titolo che ho scelto di dare a questa mostra.” Dai primi dipinti della fine degli anni Cinquanta dalle suggestioni neocubiste (Il giradischi, 1958; Ricordo d’Olanda, 1959) a quelli della prima metà degli anni Sessanta nei quali riecheggia potente l’espressionismo tedesco (Al bar II, 1962), la mostra prosegue con gli intensi lavori dei decenni successivi (Avventura & mistero, 1966; Un delitto, 1967; Combattimento di Tancredi e Clorinda, 1980; Sonata, 1998) immersi in quello che potrebbe essere definito realismo ceccottiano, quasi un iper-realismo sofisticato, citando in modo originale spunti della storia dell’arte, artifici retorici del cinema alla Hitchcock, del fumetto (come Diabolik delle sorelle Giussani), della fotografia, del fotoromanzo e della letteratura di genere, dal racconto poliziesco alla Hammett o alla Chandler, alla narrativa di autori contemporanei come Georges Perec, Patrick Modiano, Antonio Tabucchi o Paul Auster. Nei dipinti di Ceccotti si rinnovano anche gli spunti dei rebus o meglio, dei disegni dell’illustratrice della Settimana Enigmistica Maria Ghezzi. «Il mio interesse per questi disegni – ha dichiarato l’artista – non nasceva da una grande passione per i rebus, anche se mi diverte risolverli, ma dal fascino che quelle scene emanavano, un fascino che
tenterò di spiegare. Gli accostamenti di oggetti incongrui, ingrediente principale di ogni rebus, non vogliono produrre qui un effetto disturbante di tipo surrealista, ma sono assorbiti dalla scena generale, come se in quel mondo fosse naturale che un ragazzo lotti con un serpente tra l’indifferenza di altri personaggi che contemplano le barche sul fiume, mentre su una pietra in primo piano una teiera e una tazza attendono, accanto a due grossi coltelli». Ceccotti, pertanto, come il disegnatore di Peter Greenaway ne I misteri dei Giardini di Compton House o come il fotografo di Blow-Up di Michelangelo Antonioni, rivela le sottili malvagità celate nelle sue vedute di città, dall’apparenza quieta, nei suoi paesaggi urbani (Notturno, rio dei Mendicanti, 1990; Hiver à Montmartre, 1991; Estate a piazzale Flaminio, 2016) e, forse, altre scomode verità potrebbero venire alla luce se fossimo capaci di trovare il codice che governa i suoi articolati e quasi beffardi rebus dipinti. Dietro appartamenti borghesi impegnabili si celano enigmi come in Un après-midi parisien del 2017 o modeste camere d’albergo come in La robe verte del 2008. Si tratta di spazi quasi sempre anonimi, che ricordano le visioni di Edward Hopper, eppure altamente simbolici che, per la presenza di indizi talvolta allarmanti, sembrano precedere o seguire di un attimo un dramma che, con sapiente regia, è precluso allo sguardo dello spettatore che può solo immaginarlo. E’ come se si dovessero guardare due volte le sue opere perché ad un primo sguardo non si assiste alla desolazione del molto iper-realismo o allo spaesamento divertito o inquietante del surrealismo. La mostra è accompagnata da un catalogo a cura di Cesare Biasini Selvaggi, edito per i tipi di Carlo Cambi editore, che include il saggio del curatore, le tavole e le schede delle opere esposte, un’antologia di testi critici dedicati all’artista, un’estesa cronologia e una sezione di apparati espositivo-bibliografici.
(grazie a Giada Luni)
Fotografie:
Dall’alto: Ritratto di Ceccotti (MICHELE DELLA GUARDIA) , “Accanto al fuoco”, “Estate a Piazzale Flaminio”, Apres midi parisienne (tuute e tre di MARTINA CECCOTTI).
Sergio Ceccotti. Il romanzo della pittura 1958-2018
a cura di Cesare Biasini Selvaggi
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 – 00184 Roma
10 settembre – 14 ottobre 2018
promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale
ideata, prodotta e organizzata da Archivio Sergio Ceccotti
domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso
www.palazzoesposizioni.it
ingresso libero
ufficio stampa Archivio Sergio Ceccotti
Paola Saba, paolasaba@paolasaba.it
ufficio stampa Azienda Speciale Palaexpo
Piergiorgio Paris, p.paris@palaexpo.it
Segreteria: Dario Santarsiero, d.santarsiero@palaexpo.it