Il futuro della musica da camera è già qui, a Cremona, la città del violino, la capitale della liuteria con un progetto che mira a rivalutare il connubio arti e mestieri, specificità italiana che unisce l’artigianalità e l’arte come due volti di una stessa medaglia dando vita a un’economia culturale di promozione del territorio.
Archipelago 2023, un ciclo di concerti e residenze artistiche che ha incantato il pubblico per quattro edizioni presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, si è spostato per quattro giornate, culminate con il doppio concerto del 24 novembre all’Auditorium Giovanni Arvedi, a Cremona. Si è consolidata così la partnership con Gioventù Musicale d’Italia che nel 2022 ha festeggiato i suoi settant’anni di attività; con il Museo del Violino Antonio Stradivari, nel decimo anniversario della sua fondazione; e con la Fondazione Stauffer, creata nel 1970 da Walter Stauffer, filantropo e imprenditore svizzero del settore formaggi. La Fondazione è una istituzione privata italiana tra le più attive nell’ambito dell’alta formazione musicale, della promozione della ricerca musicologica e dell’insegnamento della liuteria tradizionale cremonese, ed è stata recentemente insignita del Premio “Presidente della Repubblica”.
L’edizione 2023 di Archipelago si è presentata come un evento straordinario che ha coinvolto la musica da camera in tutte le sue sfaccettature. Oltre ai tradizionali concerti e masterclass, la città ha ospitato una serie di attività di networking e incontri strategici sul futuro della filiera della musica da camera. Questi incontri sono pensati per coinvolgere liutai, musicisti, enti concertistici e appassionati, creando un fertile terreno di scambio di idee e progetti. L’idea è quella di creare una rete delle imprese musicali perché il valore aggiunto non è tanto nelle ‘cose’ quanto nelle relazioni. È questa la tesi del saggio Con la cultura non si mangia. Falso! di Paola Dubini.
L’edizione 2023 ha proposto sei concerti diffusi, interpretati da cinque ensemble internazionali de Le Dimore del Quartetto, impresa culturale creativa che dal 2015 sostiene la musica da camera e valorizza il patrimonio culturale europeo, in una economia circolare, che si esibiscono insieme a cinque solisti dell’Accademia Stauffer, promettendo un’esperienza artistica significativa. Il programma include anche workshop, tavole rotonde e visite guidate che permettono ai partecipanti di approfondire la loro conoscenza e coinvolgersi a un livello più intimo con il mondo della musica da camera e della liuteria.
“I concerti diffusi conducono il pubblico alla scoperta della Città della Musica. Cremona è una realtà incredibile e Archipelago è un’occasione unica per poterla conoscere attraverso i suoi protagonisti più rappresentativi”, afferma Francesca Moncada di Paternò, presidente dell’Impresa culturale creativa Le Dimore del Quartetto.
L’iniziativa vuole rappresentare un luogo di incontro e di scambio, un crocevia per giovani talenti e solisti di fama mondiale, oltre un’opportunità per il mondo culturale di Cremona di brillare ancora di più sulla scena internazionale e per il pubblico di immergersi nella Capitale mondiale della musica e della liuteria. I momenti seminariali e di scambio di idee fra rappresentanti di diversi settori mirano proprio alla costruzione di una rete che dia vita a progetti integrati e consentano di avvicinare il pubblico giovane e normalmente non fruitore specifico della cultura. In tal senso interessante la testimonianza di Palazzo Brancadoro a Fermo nelle Marche, dove la programmazione musicale è stata unita all’arte contemporanea, di forte richiamo, abbinando a ogni concerto ‘un bocconcino’ artistico per stuzzicare l’appetito realizzando mostre con l’Associazione di arte contemporanea della città e in tal senso si deve leggere l’ibridazione culturale.
Il progetto è realizzato da Le Dimore del Quartetto, in collaborazione con l’Accademia Stauffer, e con la direzione artistica di Simone Gramaglia, viola del Quartetto di Cremona e docente dell’Accademia. Tra gli altri prestigiosi partner, la Fondazione Gioventù Musicale d’Italia e la Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari.
I quattro giorni di attività si sono conclusi come detto con un doppio concerto all’Auditorium Giovanni Arvedi, piccolo capolavoro architettonico con il pubblico sul palco di fatto che sta intorno ai musicisti, con il Trio Ernest e Nikolas Altieri, viola che ha eseguito di Johannes Brahms, Quartetto per pianoforte n. 3 in do minore, op. 60; il Kandinsky Quartet e Michele Benzonelli, contrabbasso che ha proposto di A. Dvořák il Quintetto n.2 op. 77; il Tempus Trio, Giulia Cellacchi, violino e Zoe Canestrelli, viola con Robert Schumann e il suo Quintetto per pianoforte op. 44; e infine il Fibonacci Quartet e Francesco Tamburini, violoncello che ha scelto Franz Schubert e il Quintetto per due violoncelli op. 163. Esecuzione molto raffinata che non cede al virtuosismo, per regalare grande espressività e una prova d’intesa tra gli elementi rara, tanto da sembrare una danza, in un crescendo, nel corso del programma.
“Archipelago Cremona”, ha sottolineato Alessandro Tantardini, presidente della Fondazione Stauffer, “è il risultato di una convergenza coltivata nel corso degli anni con Le Dimore del Quartetto, che raggiunge una sintesi importante nella città di Cremona. La comunità di intenti e di vedute, dirette in primis alla valorizzazione dei migliori giovani talenti del panorama musicale internazionale, ci permette di creare grandi opportunità artistiche per i musicisti di domani. Siamo particolarmente orgogliosi che ciò possa accadere proprio attorno alla musica da camera. Il fare musica assieme è uno dei principi fondativi dell’Accademia Stauffer, che da anni tramanda, proprio a Cremona, questo inestimabile parametro”.
L’attenzione è puntata alla creatività giovanile e, come annuncia lo stesso nome, si rivolge alla pluralità dei linguaggi, mettendo in dialogo la musica e le scuole di liuteria evidenziando una tradizione unica e il futuro della filiera della musica da camera, le botteghe liutarie e i centri di formazione musicale, la città, i suoi luoghi e la sua storia come ha osservato Virginia Villa, Direttrice Museo del Violino A. Stradivari.
La nostra passeggiata è cominciata proprio all’Accademia Stauffer, già Palazzo Stradiotti, con facciata settecentesca ma di impianto cinquecentesco, anche se il volto odierno risale per lo più ai rimaneggiamenti del corso dell’Ottocento. Recentemente ristrutturato, conserva il giardino romantico all’inglese con tunnel ‘magico’, una piccola cappella e alcuni motivi neogotici come la torretta mentre all’interno la ristrutturazione ha privilegiato la grande funzionalità tecnica e la una gestione domotica integrata pensata ad hoc per i musicisti. La sede è dedicata alla formazione e mette al centro i servizi agli studenti per cui non è quasi mai visitabile.
Il Museo del violino è stato ristrutturato conservando in termini architettonici la struttura storica ma caratterizzandosi per uno stile contemporaneo all’interno con un approccio fortemente didattico che risponda all’idea di un museo per tutti e non per addetti ai lavori. A tal fine una parte è dedicata alla realizzazione degli strumenti e alla bottega del liutaio, a Cremona sono circa 200 quelle riconosciute, quindi gli strumenti ricostruiti come la Violetta quattrocentesca che introducono alla rivoluzione che ha apportato il violino. Prima infatti era la voce umana la vera protagonista dei virtuosismi e gli strumenti musicali servivano soprattutto di approfondimento. Lo scrigno raccoglie gli strumenti antichi da Andrea Amati che ha rivoluzionato la liuteria, portando quell’artigianato che era già diffuso in Italia a vette artistiche quando apre la sua bottega in pieno centro nel 1539; quindi Antonio Stradivari e la sua stirpe e Andrea Guarneri. Tra gli strumenti uno Stradivari del 1715 suonato solo una volta l’anno, il 18 dicembre data della morte del celebre liutaio. Forse non tutti sanno che gli strumenti custoditi nel museo sono tutti funzionanti e vengono utilizzati relativamente di frequente. L’ambiente è a temperatura e umidità controllate e il nuovo Auditorio in loco consente uno spostamento facile. Interessante l’area degli strumenti nuovi vincitori di concorsi a cominciare dal primo del 1937, realizzato per i 200 anni dalla morte di Stradivari.
Nel piano interrato c’è l’Auditorium Giovanni Arvedi, gioiello di ingegneria acustica da 464 posti, una sala ricavata nell’originale Salone delle Adunate di Palazzo dell’Arte, dalle forme morbide e tondeggianti, avvolgenti e nello stesso tempo leggiadre e leggere. Il progetto di acustica è stato curato dall’ingegnere Yasuhisa Toyota dello studio Nagata Acoustics, uno dei più grandi esperti mondiali del settore e già capo progetto di oltre 50 sale concerto nel mondo, dalla Mariinsky Theatre Concert Hall di San Pietroburgo alla Walt Disney Concert Hall di Los Angeles.
a cura di Ilaria Guidantoni