Sono stanco, Teresa. Capita, sai, di affaticarsi, di irrigidirsi, nascondersi e abbandonarsi. È quando ficco la testa nell’acqua della vita, hai presente un cane bagnato che si scuote? Ecco, io sono lo stordimento che segue. Io sento esattamente la nausea della troppa vita, e così a volte mi chiedo che razza di veleno ci fosse in quell’acqua che immaginavo cristallina. Per un cane che ha sete ogni acqua è un’acqua. Ma io sono un uomo, per me non esiste il dissetarsi a prescindere. E non c’è acqua che non sia inquinata, quaggiù. La naturalezza: io credo che sia questo che manca alla vita, all’arte, agli uomini. Credo sia questa profumo da dama, spruzzato sull’odore atavico, ancestrale, della pelle, per camuffarla, alterarla… come se non bastasse inalare l’essenza di un essere che trasuda se stesso nell’odore che porta: io annuso come un cane le cose, per capirle meglio, come fa un bambino, come fai tu per sapere se puoi fidarti. E invece è come una nebbia olfattiva, la voce dell’uomo. Sono stanco, Teresa, di tutte le chiacchiere appassionate, l’intellettualismo ha rovinato ogni cosa. Hanno rovinato la natura, gli intellettuali, con le loro regole, coi loro orgogliosi principi, con le loro studiatissime classificazioni e con la conseguente affermazione -sempre loro- di non rispettarle… Come era noioso, da ragazzi, l’amico col pallone sottobraccio che negava il gioco senza prima averlo contrattualizzato: che si getti in aria il pallone, la giovane anarchia creerà da sé una qualche legge! Queste sono le regole, dicono, ma non bisogna prenderle seriamente… Però poi sì che le prendono seriamente, gli intellettuali, sì che da quelle regole creano tutti i loro pregiudizi… E allora, come facevo da ragazzo, io mi stanco, Teresa, mi faccio da parte: do un calcio al pallone. Giocate.
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Bernardo Giusti, nato a Firenze nel 1990, giovane speranza tra i romanzieri italiani ha pubblicato recentemente “Bivium” Edizioni Masso delle Fate. Teresa è nata da poco e Bernardo Giusti ha scelto Bebeez, nelle scorse settimane per condividere l’attesa per la prossima venuta, e adesso la gioia della presenza fisica.