La famiglia Sancristoforo è tornata in possesso del dipinto Giacobbe che lotta con l’angelo del pittore Luca Giordano (Napoli 18 ottobre 1634-12 gennaio 1705), dopo tre gradi di giudizio, preceduti da un procedimento per sequestro giudiziario ottenuto a suo tempo. Il tutto con il supporto legale di Pirola Pennuto Zei & Associati.
La Corte di Cassazione (si vedano qui comunicato stampa e qui l’ordinanza della Cassazione) aveva infatti confermato a maggio 2023 le sentenze dei giudici di merito, che avevano riconosciuto la proprietà del quadro, mirabile esempio della pittura napoletana del Seicento, in capo a un esponente della storica famiglia cremonese, i cui avi lo commissionarono all’autore partenopeo, con condanna della controparte alla sua restituzione.
Il lunghissimo contenzioso era cominciato nel 2007, quando Anna Eugenia Sancristoforo aveva citato in giudizio, davanti al Tribunale di Modena (sezione distaccata di Carpi), Alfonso Martinelli per accertare che il quadro, che rientrava allora nella disponibilità di Martinelli, fosse di sua proprietà esclusiva. Il dipinto, infatti, corrispondeva a quello trafugato il 3 maggio 1991, quindi la Sancristoforo chiedeva la restituzione dell’opera, per cui era stata in precedenza rilasciata un’ordinanza cautelare di sequestro giudiziario del quadro.
Dal canto suo, Martinelli sosteneva invece che il dipinto in questione fosse diverso da quello rivendicato dalla Sancristoforo e che era stato da lui acquistato il 6 novembre 1995 per 200 milioni di vecchie lire da Leonardo Piccagliani. Quest’ultimo, costituitosi in giudizio, aveva chiamato a sua volta in causa l’antiquario Italo Fiumicelli, dal quale diceva di avere acquistato il quadro per 120 milioni di vecchie lire nel 1994. Ma Fiumicelli non si era presentato ed era rimasto contumace.
Dopo un’accurata perizia, il Tribunale, con sentenza n. 4040/2013 depositata il 18 giugno 2013, aveva dichiarato che il dipinto corrispondeva a quello rubato nella casa di Anna Eugenia Sancristoforo il 3 maggio 1991 e quindi condannava il possessore Alfonso Martinelli alla restituzione immediata alla legittima proprietaria. Al momento della perizia all’opera era stato assegnato un valore di 250-300mila euro. La sentenza di primo grado, inoltre, desumeva la mancanza di buona fede di Piccagliani e Fiumicelli e sosteneva che il dipinto fosse stato acquistato dalla casa d’aste di Londra Bonham con il sistema espresso, non più praticato, cioè fuori catalogo per opere pervenute anche una settimana prima, in mancanza di idonea documentazione. Martinelli aveva quindi fatto ricorso in appello, ma la Corte d’appello di Bologna lo aveva rigettato, dando ampia giustificazione delle ragioni per le quali il dipinto acquistato da Martinelli si identifichi con quello oggetto del furto subito dalla Sancristoforo. Si arriva così in Cassazione, che con ordinanza pubblicata il 13 luglio 2023, ha rigettato il ricorso principale, dichiarato assorbito il ricorso incidentale condizionato e condannato Martinelli alla refusione, in favore della Sancristoforo, delle spese legali.
a cura di Simona Cornaggia