Man Ray Opere 1912-1975 è di scena al Palazzo Ducale di
Genova fino al 9 luglio, un’occasione per ripercorrere buona parte della carriera di questo artista americano al secolo Emanuel Radnitzky, figlio di padre ucraino e madre bielorussa, uno dei più grandi fotografi del secolo scorso, artista che è stato anche pittore, scultore e regista. Dominata da un’ironia per certi versi scandalosa ma non provocatoria, sempre elegante e un po’ pop, la sua poetica è attraversata da una forte sensualità con al centro il corpo della donna e la figura femminile in genere e una voglia di sperimentare, quindi di creare una nuova estetica, rompendo gli schemi senza però distruggere per il gusto di farlo. Nella mostra, prodotta da Suazes e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, a cura di Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, 340 opere fra fotografie, disegni, dipinti e sculture che illustrano la realtà fatta di desiderio, la preferenza per l’ispirazione piuttosto che per l’informazione come lo stesso artista ha scritto, pensando alla sua attenzione per la scultura che si intreccia alla curiosità per la tecnica. Allestimento raffinato, con un tono soffuso che sposa
bene il luogo dove gli affreschi settecenteschi dialogano con il mondo americano e francese, i due poli del protagonista. Sette sezioni che cronologicamente ripercorrono la biografia dell’artista mettendone in risalto gli aspetti innovativi in particolare in relazione ai contatti e frequentazioni, a cominciare dal rapporto con Marcel Duchamp con il quale giocava a scacchi che
ebbe un’influenza notevole su Man Ray, ma anche Tristan Tzara, il Surrealismo che abbracciò e anche le donne della sua vita, dalla poetessa belga dalla quale poi divorziò a Kiki de Montparnasse che diventò prima la sua musa e poi compagna e a molte altre come Lee Browner danzatrice della scuola di Martha Graham.
Nato nel 1890 a Filadelfia, Man Ray esordisce a New York con la prima mostra personale nel 1915 ed è uno dei protagonisti del DADA americano insieme a Marcel Duchamp, amico e complice artistico di una vita. Dal loro incontro nascono autentiche icone dell’arte del XX secolo prima tra tutte Le viol d’Ingres come La tonsure ed Elevage de poussiére – entrambe in mostra – fotografie che rimettono in discussione l’idea stessa di ritratto e di realtà, dove la superficie impolverata di un vetro diventa un paesaggio alieno, futuribile. Quando Man Ray si trasferisce a Parigi, all’inizio degli anni Venti del secolo scorso, si concentra interamente sulla fotografia e pubblica i primi Rayographs, immagini fotografiche ottenute senza la macchina fotografica, accolte con entusiasmo dalla comunità artistica parigina che in quel momento vive la sua stagione d’oro tra Dadaismo e Surrealismo, di cui Man Ray è al tempo stesso protagonista e testimone. I temi ricorrenti nella poetica di Man Ray sono, come accennato, quelli del corpo e della sensualità, che nel periodo surrealista diventano il centro dell’ispirazione. Aa questi anni risalgono le immagini più note dell’artista, fotografie come Larmes, La Prière. Blanche et noire, dipinti e grafiche come A l’heure de l’observatoire – Les Amoureux, o una scultura come Venus restaurée, ironica e geniale riflessione sulla classicità, ormai iconica, esposte a Palazzo Ducale. Il 1940 segna l’anno del ritorno di Man Ray negli Stati Uniti, a causa della Seconda Guerra Mondiale, come anche un ritorno alla pittura, in solitudine. Negli anni successivi farà ritorno spesso in Europa e a Parigi – dove muore nel 1976 – creando nuovi ready-made e splendidi dipinti, nati dalla volontà di reinventare il mondo attraverso l’arte e contraddistinti dalla consueta ironia e intelligenza. La mostra offre lo spazio anche per apprezzare l’attività di Man Ray nel cinema d’avanguardia, con la proiezione di pellicole storiche come Le Retour à la raison (1923), Emak Bakia (1926), L’Étoile de mer (1928) e Les Mystères du château du dé (1929). Al di là della ricchezza e della qualità delle opere, l’esposizione crea un percorso di suggestione che immerge lo spettatore nel mondo dell’artista.
a cura di Ilaria Guidantoni