Nella Cappella Palatina, recentemente riaperta di Palazzo Pitti, la splendida collezione di icone russe, vale da sola una visita. La raccolta delle Gallerie degli Uffizi comprende oltre 60 tavole dipinte eseguite tra il XVI e il XVIII secolo, pervenute a Firenze in epoche diverse nelle collezioni delle famiglie regnanti Medici e Lorena che costituiscono la più antica collezione di icone russe fuori dalla Russia. Queste immagini, come dice la parola greca, nella religione cristiano-ortodossa, sono oggetto di devozione e mette il credente in connessione con il divino; fedeli alle Sacre Scritture, non sono rappresentazioni realistiche della realtà, infatti non impiegano ad esempio la prospettiva; inseriscono elementi paesaggistici solo se connessi con il soggetto sacro e hanno una gamma cromatica convenzionale. Questo genere ha dato però una grande ricchezza tanto che ogni città russa aveva il suo stile. Le icone più antiche della collezione appartennero alla famiglia Medici e sono caratterizzate dal rivestimento in argento dorato. Nel XVII secolo, ai tempi del governo di Ferdinando II e di Cosimo III,
facevano parte degli oggetti sacri conservati nella cappella delle Reliquie a Palazzo Pitti. Con i Lorena, poi, si aggiunse un gran numero di opere – per lo più databili tra il 1700 e il 1740 – al primo nucleo. Nelle icone i soggetti raffigurati sono accompagnati da iscrizioni identificative che garantiscono la fedeltà alle rappresentazioni rispetto ai modelli originali. Pertanto l’iscrizione con il nome del tema sacro rappresentato è un elemento integrante dell’icona. Passi di testi liturgici e preghiere possono dare il titolo ad alcune composizioni come “In te si rallegra ogni creatura”, dedicata alla Madre di Dio, unica tra le opere in mostra a riportare anche il nome del pittore e la data di esecuzione: Vasilij Grjaznov, 16 luglio 1728. Tra le opere da segnalare in particolare il Menologio della Russia centrale, opera datata tra il 1730 e il 1750, tempera su tavola, un calendario liturgico della Chiesa ortodossa che illustra le feste di ogni giorno dell’anno, la commemorazione dei santi e le festività fisse. Il calendario liturgico ortodosso iniziava con la festività della “Predica di Gesù nel Tempio”, il 1°
settembre e terminava il 31 agosto. Questo esempio, diviso in due tavole, poteva essere sia destinato a una chiesa sia all’uso domestico ed è diviso per semestri. A ogni mese sono dedicati due registri orizzontali con raffigurazioni di santi e di episodi delle Sacre Scritture, tutte identificate da iscrizioni. Seppure realizzato in una bottega di provincia ha come modello la serie annuale dei santi incisa nel 1730 a Mosca da Ivan Ljubetskij. La collezione è esposta al piano terra di Palazzo Pitti dove venne allestito l’appartamento d’estate di Cosimo III de’Medici e Marguerite Louise d’Orleans, in occasione delle loro nozze nel 1661. Fulcro dell’appartamento era il grande salone centrale che nel 1766 il granduca Pietro Leopoldo Asburgo Lorena volle trasformare in Cappella Palatina, splendida. L’aspetto attuale è frutto del progetto affidato dal successivo granduca, Ferdinando III Asburgo Lorena, all’architetto Bernardo Fallani e al pittore Luigi Ademollo, che decorò le pareti della cappella e del vestibolo con pitture murali di soggetto biblico e evangelico. Di grande pregio è l’altare in “commesso fiorentino” di pietre dure – tecnica di intarsio tipica – che include elementi provenienti dall’altare della Cappella dei Principi nella chiesa di San Lorenzo a Firenze.
A cura di Ilaria Guidantoni