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Per la prima volta in Europa un’ampia monografica dell’artista argentino Leandro Erlich, classe 1973, in mostra le sue opere più note e iconiche, straordinariamente riunite in una sola sede con l’intento di sistematizzare la produzione dell’artista. I lavori di Erlich sono frutto di una ricerca artistica profonda e concettuale, che sfocia nel paradosso e che ha già conquistato milioni di visitatori nel mondo: 600.000 a Tokyo e 300.000 a Buenos Aires. Un lavoro di squadra, molto complesso, anche per l’installazione, che ha comportato uno sforzo importante a Palazzo Reale con l’ambizione di realizzare l’esposizione più ricca mai organizzata.
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Dal 22 aprile fino al 4 ottobre le opere di Leandro Erlich, l’artista contemporaneo, arrivano così finalmente a Palazzo Reale di Milano, per la sua prima mostra europea. Un artista che non ha uguali e una mostra in cui nulla è come sembra. Si tratta di un’ampia monografica di una delle maggiori figure di spicco della scena artistica internazionale: Leandro Erlich. La mostra, promossa dal Comune di Milano-Cultura, è prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia, in collaborazione con lo Studio Erlich, con la curatela di Francesco Stocchi, romano, classe 1975, residente ad Amsterdam, curatore di arte Moderna e Contemporanea presso il museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam e con il contributo di Galleria Continua. Come ha sottolineato l’Assessore alla Cultura del Comune Tommaso Sacchi, la personale è un’occasione di felice collaborazione tra pubblico e privato. Artista argentino, nato a Buenos Aires, Erlich crea grandi installazioni con cui il pubblico si relaziona e interagisce, diventando esso stesso l’opera d’arte. Le sue opere sono uniche e rappresentano un’assoluta novità nel mondo dell’arte e uniscono creatività, visione, emozione e divertimento. Sacchi ha sottolineato come l’arte di Erlich si muova su un doppio binario, quello di una lettura giocosa, anche infantile e una lettura più profonda che mette in luce la fragilità umana, il paradosso del vivere quotidiano contemporaneo che si nutre di sogni impossibili che l’arte dà l’illusione di toccare almeno in un frammento e, in particolare, le paure e le difficoltà relazionali. Essenziali i temi dello specchio e della luce che crea una suggestione intensa e struggente e del pubblico. In questo lavoro site specific per il quale l’autore ha soggiornato a Milano, respirando l’aria del luogo, il terzo elemento è centrale. L’aspetto curatoriale si è focalizzato proprio nel dialogo con l’autore per valutare come sensibilizzare il visitatore e coinvolgerlo. Molte le suggestioni della sua arte, dal connazionale Luis Borges in letteratura, ai Surrealisti, allo stesso Michelangelo Pistoletto che aveva introdotto lo specchio in un’opera per molti aspetti tradizionale rendendola di fatto interattiva. Le opere rappresentano palazzi in cui ci si arrampica virtualmente, come la grande e straordinaria, giocosa, installazione nel cortile, case sradicate e sospese in aria, ascensori che non portano da nessuna parte, scale mobili aggrovigliate come fossero fili di un gomitolo, sculture spiazzanti e surreali, video che sovvertono la normalità. Così la classroom vuota dove
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ognuno sedendosi si vede riflesso e anima una classe che di volta in volta è diversa come se gli studenti si dessero il cambio. Incredibile il salone di parrucchiere nel quale si entra ma specchiandosi succede l’imprevisto. In un apparente ma irreale specchio di fronte a noi vediamo gli oggetti della consolle riflessi ma non noi stessi. La nostra immagine attraversa quello specchio che sembra esserci ma non c’è e si proietta lontano, sullo specchio della parete di fronte. Sono tutti elementi che ci raccontano qualcosa di ordinario in un contesto stra-ordinario, dove tutto è diverso da quello che sembra, dove si perde il senso della realtà e la percezione dello spazio. Il tema centrale è quello della realtà come illusione persistente, con la quale pertanto dobbiamo fare i conti. In tal senso, come ha fatto notare l’Assessore Sacchi, la mostra sembra disseminata di madeleine proustiane, creando suggestioni di déjà vu che ognuno interpreta a proprio modo e il senso del confine labile tra sogno e realtà, percezione e oggettività è uno dei grandi temi della società contemporanea – in generale anche dell’arte le cui ascendenze sono rintracciabili sia nel Surrealismo sia nella poetica di Borges, tra gli altri. I lavori di Erlich sono frutto di una ricerca artistica profonda e concettuale, che sfocia nel paradosso e che ha già conquistato milioni di visitatori nel mondo: 600.000 a Tokyo e 300.000 a Buenos Aires, ovunque il pubblico è accorso alle sue mostre, caratterizzate da installazioni site specific molto complesse da realizzare e quindi molto rare. A Palazzo Reale le sue opere più note ed iconiche, per la prima volta riunite in una sola sede con l’intento di sistematizzare la produzione dell’artista. Erlich ci porta in un altrove magico, dove il possibile diventa impossibile, ma che stupisce ed emoziona grazie ad un grande senso estetico e una poesia fortemente intrinseca. Il risultato è esplosivo, divertente, appassionante, indimenticabile. Il suo lavoro esplora le basi percettive della realtà e la nostra capacità di interrogare queste stesse basi attraverso un quadro visivo. L’architettura del quotidiano è un tema ricorrente nell’arte di Erlich, che mira a creare un dialogo tra ciò che crediamo e ciò che vediamo, così come cerca di colmare la distanza tra lo spazio del museo e l’esperienza quotidiana. L’artista si descrive così: “Mi piace presentarmi come un artista concettuale che lavora nel regno del reale e della percezione. Il mio soggetto è la realtà, i simboli e il potenziale di significato. Mi impegno a creare un corpo di opere – soprattutto nella sfera pubblica – che si apra all’immaginazione, sovverta la normalità, ripensi la rappresentazione e proponga azioni che costruiscano e decostruiscano situazioni per sconvolgere la realtà”. Parlando in generale. Ogni opera di Leandro Erlich è da leggersi come una finestra sul mondo sensibile allo sguardo, che invece di trarre in inganno svela il paesaggio che ognuno custodisce nel proprio sé e questo in modo paradossale vale anche per la finestra di mattoni, chiusa che non si affaccia da nessuna parte. Un’opera di Erlich suscita, come prima reazione, un senso di familiarità rispetto al quotidiano, per poi insinuare un certo dubbio. Osservando con attenzione l’opera, lo sguardo dello spettatore inizia a dubitare di ciò che percepisce trovandosi di fronte a un fenomeno inspiegabile. Suscitare nel pubblico domande, dubbi, emozioni che interagiscono con i suoi lavori è il pensiero primario di Erlich, ed è proprio la partecipazione dello spettatore che rende completa l’opera. Difficile spiegare Erlich a parole, bisogna provare l’esperienza per capire. La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale e media partner Urban Vision. Il catalogo è edito da Toluca Studio.
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Chi è Leanrdro Erlich
Artista contemporaneo argentino di fama mondiale, Leandro Erlich realizza opere che utilizzano illusioni ottiche ed effetti sonori per scuotere le nostre nozioni di senso comune. Sebbene ciò che il pubblico vede possa sembrare a prima vista familiare, dalle grandi installazioni ai video, a un esame più attento si rivela una sorprendente e inquietante deviazione dal solito, sotto forma, ad esempio, di una barca che galleggia in assenza di acqua o di persone attaccate al muro in varie pose.
Nato in Argentina nel 1973. Vive e lavora tra Parigi, Buenos Aires e Montevideo. Le sue mostre hanno in tempi recenti battuto ogni record di ingresso, indipendentemente dalla geografia o il tipo di istituzione: dal MORI Art Museum (Tokyo, 2017) che ha attirato più di 600.000 visitatori, all’HOW Art Museum (Shanghai, 2018), fino a Liminal, la grande mostra antologica al MALBA (Buenos Aires) vista da più di 300.000 persone; in occasione di The Confines of The Great Void al CAFAM (Central Academy of Fine Arts, Pechino), il principale museo cinese, Erlich è diventato il primo artista non cinese a occupare l’intero spazio espositivo fino alla retrospettiva attualmente in tournée in Brasile (CCBB Belo Horizonte, Rio de Janeiro, San Paolo). Nel dicembre 2022, una nuova versione di Liminal, prima mostra antologica negli Stati Uniti, è stata inaugurata al PAMM di Miami, dove sarà esposta fino al settembre 2023. Erlich ha iniziato la sua carriera professionale a 18 anni con una mostra personale presso il Centro Cultural Recoleta di Buenos Aires e, dopo aver ricevuto diverse borse di studio (El Fondo Nacional de las Artes, Fundación Antorchas), ha proseguito gli studi al Core Program, una residenza per artisti a Houston (Glassell School of Art, 1998) dove ha sviluppato le celebri opere Swimming Pool e Living Room. Nel 2000 ha partecipato alla Biennale di Whitney con Rain e nel 2001 ha rappresentato l’Argentina alla 49° Biennale di Venezia con Swimming Pool, un’opera emblematica che fa parte della collezione permanente del 21st Century Museum of Art di Kanazawa (Giappone) e del Voorlinden Museum (Paesi Bassi). Erlich è stato insignito di numerosi premi critici di livello internazionale, tra cui Il Roy Neuberger Exhibition Award (NY, 2017), la Nomination per il Prix Marcel Duchamp (Parigi, 2006), il Premio UNESCO (Istanbul, 2001), il Premio Leonardo (Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires, 2000), il Fondo Nacional de las Artes (Buenos Aires, 1992). Le sue opere sono presenti in molte collezioni private e pubbliche, tra cui The Museum of Modern Art, Buenos Aires; The Museum of Fine Arts, Houston; Tate Modern, Londra; Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Parigi; 21st Century Museum of Art Kanazawa, Giappone; MACRO, Roma; The Jerusalem Museum; FNAC, Francia; Ville de Paris et SCNF, Francia; Voorlinden Museum, Paesi Bassi; MUSAC, Spagna.
a cura di Ilaria Guidantoni