La mostra non intende ricostruire una storia della fotografia o del paesaggio italiano attraverso gli anni, ma è piuttosto un omaggio al nostro paese e un regalo al pubblico al quale viene offerta una esperienza preziosa.
Grazie alle oltre 600 opere fotografiche, il paesaggio italiano viene letto e rappresentato come uno straordinario incontro tra natura e cultura e ancora trasformazioni attraverso i circa due secoli di fotografie esposte. E lì dentro ci sono le nostre radici, i ricordi di alcune generazioni, i nostri valori. Da un lontano ieri a oggi, alla storia recente
segnata da sviluppo economico, accelerazioni, globalizzazione.
Una significativa energia quella nata dal progetto delle Scuderie del Quirinale insieme con la Fondazione Alinari e con il Museo di Fotografia Contemporanea, per far conoscere al pubblico il ricchissimo patrimonio fotografico del quale disponiamo. Questo viaggio attraverso le collezioni pubbliche vuole valorizzare la fotografia storica e quella contemporanea nella rappresentazione del paesaggio italiano nel corso di quasi due secoli, come elemento identitario della cultura italiana.
In questo lungo arco temporale, il paesaggio riveste un ruolo
centrale sia nella pittura che nella fotografia ed è soggetto privilegiato delle sperimentazioni artistiche ottocentesche in ambedue i campi. Al punto che la fotografia, in particolare, negli ultimi cinquanta anni darà vita a una vera e propria scuola riconosciuta a livello internazionale, per meritare, alla fine, pienamente la definizione di arte perché sa mettere insieme sguardo soggettivo e capacità di narrazione.
In questo vero e proprio giacimento di memorie visive sono presenti dagherrotipi, primordiali negativi su carta e su vetro, autocromie, stampe vintage e altro ancora, che consentono al pubblico di apprezzare la varietà di materiali e tecniche e l’evoluzione degli stessi.
Al primo piano c’è la selezione tratta dagli archivi Alinari con i fotografi dell’Ottocento e prima metà del Novecento che ritraggono il nostro Bel Paese a lungo proposto per la sua bellezza come modello per l’Occidente. Tra le grandi panoramiche di Roma e Firenze di Michele Petagna e di Leopoldo Alinari, il racconto visivo procede con la narrazione del mito del “Viaggio in Italia”, presentando opere di autori come Girault de Prangey, Frederic Flacheron, Giacomo Caneva che rappresentano le mete italiane più desiderate e conosciute. Nasce l’immaginario fotografico del Bel Paese.
In un approfondimento su ricerca e sperimentazione è stata anche creata una sezione “tecnica” dedicata ai pezzi rari.
Tra una rappresentazione oggettiva e soggettiva del mondo, c’è un cambio di passo al passaggio del secolo per arrivare agli anni ’40 e ’50 del Novecento mentre il paesaggio si anima di cose e persone, entrando nella vita e nel quotidiano degli uomini.
E’ di grande interesse osservare la sensibilità e lo sguardo del fotografo nel COME abbia espresso il “suo” paesaggio, un luogo, una storia; ed è parimenti interessante come si possano leggere, a distanza di decenni e tra uomini di epoche lontane e diverse tra loro, le similitudini e le assonanze. Insomma, il paesaggio evolve e recepisce la presenza umana portando impresse le tracce della storia. Quindi il paesaggio custodisce la nostra memoria storica e deve essere salvaguardato e tutelato.
Da Alinari al Museo di Fotografia Contemporanea, al secondo piano, si trovano opere dal dopoguerra ad oggi, in una successione di tecniche e di sperimentazioni, di linguaggi e di sguardi diversi. Il paesaggio, il suo rapporto con la natura e con l’uomo, assume declinazioni diverse. Diventa scenario di una narrazione sociale e politica nella stagione del reportage con Letizia Battaglia, Carla Cerati, Uliano Lucas e diventa più concettuale negli anni ’70 con Cresci, Fontana e Giacomelli.
I luoghi sono spesso marginali, anti-spettacolari e sono il manifesto di una nuova fotografia e nuova esperienza estetica. Le stampe sono grandi e hanno un linguaggio diverso con Gabriele Basilico, Paola De Pietri, Francesco Jodice, mentre le tecniche e le esperienze si espandono e si moltiplicano insieme con la ricerca.
A creare una sorta di corto circuito tra le due parti del percorso espositivo – raccolta Alinari e raccolta Mufoco – ci sono le “scintille”, momenti di dialogo diretto, inaspettato, che propongono in modo esplicito o nascosto, le questioni più attuali sulla immagine e sul suo significato.
Davide Rondoni, Presidente del Museo di Fotografia Contemporanea, conclude con un suo commento chiaro e profondo, dicendo che l’Italia è un desiderio nato nell’animo di poeti e artisti, desiderio di bellezza, di spiritualità e di arte che diviene ed esprime.
Questa mostra rivela, appunto, tutto questo: un volto manifesto e segreto dell’ Italia.
Alla Scuderie del Quirinale, Roma, fino al 3 settembre 2023
a cura di Daniela di Monaco