Il nuovo allestimento del Museo Civico di Bassano del Grappa, nella sede dell’ex complesso conventuale di San Francesco, di grande suggestione, architettura fortemente riconosciuta in città, inaugurato il 26 ottobre scorso, è l’occasione per visitare una bella realtà che meriterebbe di essere maggiormente conosciuta. Uno dei musei più antichi del Veneto, dal 1841 è il cuore artistico della città e presenta una panoramica della pittura e della scultura dal Medioevo all’inizio del Novecento con uno sguardo preferenziale sulle scuole regionali con una grande sala dedicata ad Antonio Canova.
La direttrice, Barbara Guidi, ha raccontato come il riallestimento
abbia portato a una modernizzazione degli ambienti, garantendo maggior accessibilità e una mediazione culturale rispondente alle esigenze del pubblico attuale e anche un aspetto didattico. I lavori sono iniziati lo scorso anno in occasione della celebrazione del bicentenario della morte di Antonio Canova le cui opere presenti sono dono del fratello dell’artista perché a Bassano il Canova fu molto legato e qui c’erano alcuni committenti importanti. Già allora ci fu l’idea di museo diffuso tra Possagno e la cittadina sul Brenta. Oltre le numerose sculture, splendide le tele alle pareti, tecnica mista con figure femminili, e la testa del cavallo colossale che dal 1969 giace smontato nei magazzini. L’ambizione del museo è di ricostruirlo,
progetto che si affianca a quello di una mostra programmata per il 2024 dedicata alle stampe rinascimentali venete di carattere fortemente scientifico che segue il restauro di 250 stampe in collezione. Sull’incisione e la stampa artistiche a Venezia è molto tempo che non si organizza una mostra, forse perché considerato un genere minore, forse perché il gusto del momento non incontra questo genere anche se si può considerare storicamente una rivoluzione al pari del digitale oggi.
Il Museo tra l’altro coltiva il profilo di centro di studio, in particolare per Canova, avendo in sede gli archivi e tutta la documentazione digitalizzata.
Tra le novità anche l’acquisizione di un ritratto di Jacopo Dal Ponte, noto come Jacopo Bassano che arricchisce con un soggetto profano la collezione e che è uno dei sei ritratti al mondo di questo autore.
La visita al museo segue un percorso più o meno cronologico e tematico insieme, con una parte dedicata all’antichità, custodendo alcune opere sig
nificative quali La spada del Brenta del XVI-XV secolo a.C. in bronzo; un elmo corinzio di manifattura apula della seconda metà del VI secolo a.C. e ancora l’Hydria con placchette, manifattura alessandrina del IV secolo a.C..
Il periodo del Medioevo e Rinascimento presenta opere importi quali la Croce dipinta di Guariento di Arpo in cui è evidente l’influenza giottesca; una preziosa tavoletta di Antonio Vivarini con l’episodio del Martirio di Sant’Apollonia; e ancora uno splendido Battesimo di Cristo con i profeti Davide e Isaia in terracotta dipinta di Giovanni De Fondulis. Per il Rinascimento centrale la più grande bottega, quella dei Bassano, che con linguaggio contemporaneo definiremmo leader di mercato, grazie all’idea di riprodurre le opere del padre da parte dei figli, con quell’idea di bottega appunto, che contrasta con il senso dell’unicità e dell’originalità di oggi. In particolare Jacopo Bassano che sconta questo ‘peccato’ è da ritenersi secondo la Direttrice, guida d’eccezione per noi in questa vista, un grande al
pari di Tiziano, che influenzò molti artisti quali El Greco e che costituisce un terreno fertile per gli studiosi avendo ‘vissuto molte vite’, ovvero cambiato molte ‘maniere’ di dipingere.
Il Seicento e il Settecento sono rappresentati dal mondo veneto e accolgono pittori come Giambattista Tiepolo con la Circoncisione di Cristo e Alessandro Magnasco con Refettorio dei Frati Francescano Osservanti così come la sezione dell’Ottocento che prosegue fino ai primi del Novecento con pittori non così noti a livello nazionale quanto meritevoli. È il caso di Bortoldo Sacchi (1892-1938) del quale in mostra La straniera, uno dei più significativi artisti veneti esponente del cosiddetto Realismo magico che si era formato tra Venezia e Monaco di Baviera, partecipando dopo la Grande Guerra a diverse esposizioni internazionali. Nel 1937 si trasferì a Bassano del Grappa sua città di adozione donando al Museo Civico diverse opere. La straniera è una delle sue opere più importanti, esposta alla Biennale del 1928, dove il tema femminile, in particolare il fascino di un volto mediorientale, si unisce a una vista di Venezia non da cartolina, uno scorcio di Cannaregio.
a cura di Ilaria Guidantoni