![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2021/02/Poggiali.jpg)
A Pietrasanta, la cittadina toscana degli artisti e delle fonderie d’arte, la Galleria Poggiali ha due spazi, una Project room e una sede, aperta qualche anno fa nell’ex Fonderia d’arte più conosciuta, un luogo, quest’ultimo di incontro, laboratorio per gli stessi artisti; non solo vetrina che siamo andati a visitare per continuare il viaggio iniziato a Firenze, nella sede a due passi da Santa Maria Novella, dove c’è l’altra tappa della mostra collettiva Rhizome, Radici, e a Milano, in Foro Bonaparte, nelle immediate vicinanze del Piccolo Teatro Strehler.
Insieme agli artisti storicizzati abbiamo incontrato le opere di un’artista trentenne di base a New York, Kennedy Yanko, nata a Saint Louis nel 1988, alla quale è stata dedicata una personale a settembre scorso nella sede di Milano che, come scrive Christian Viveros-Fauné nel catalogo, anch’esso giovane e smart nel formato e nella concezione (elegante e snello, lontano dai cataloghi patinati) astrazione ed inclusività ce l’ha nel sangue.
![Pact, 2020 di Kennedy Yanko](https://bebeez.it/files/2021/02/yanko2-1024x768.jpg)
Sculture che sconfinano nell’installazione, sculture da appendere alle pareti, plastiche in una morbidezza spigolosa dove i tessuti diventano duri al tatto e i metalli sembrano stoffe, membrane di vernice essiccata, ‘pelli di vernice’, come le chiama lei stessa.
Because it’s in my blood è stata la prima personale in Italia dell’artista, che ha presentato a Milano sette nuove produzioni, frutto di una ricerca che l’artista porta avanti dal 2017, tutte realizzate in bronzo e pelle dipinta. Lei stessa ha raccontato che l’esposizione è un omaggio a Betty Davis e il titolo è preso in prestito dalla canzone F.U.N.K contenuta nell’album Nasty Gal del 1975. Simbolo di una generazione ed esempio di emancipazione per le donne come per la comunità afroamericana, la cantante attraverso la sua musica, ha espresso la volontà di non dare per scontate le regole imposte da una società basata su principi iniqui, urlando la propria ribellione a regole alle quali il sentire comuni in fondo vuole vedere conformarsi alcune categorie di persone. Durante il confinamento per la pandemia il bisogno di non arrendersi è tornato forte e sembra sprigionarsi dalle sue opere che sono ad un tempo estroflesse, come un grido appuntito e avvolgenti.
a cura di Ilaria Guidantoni
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