Il cinema arriva nelle scuole con Vedere per capire, il cinema a scuola: Identità e Intercultura, un progetto ideato dall’Associazione Methexis Onlus, che si occupa di promuovere l’educazione al cinema nelle suole e da 26 anni organizza il MedFilm Festival di Roma. Il progetto si inserisce nel quadro dell’accordo tra il MIUR e il Mibact che regola il Piano Nazionale Cinema per la Scuola. L’iniziativa propone un percorso formativo che unisce educazione all’immagine, educazione civica, conoscenze tecniche e pratiche di inclusione sociale, riflessioni su cultura e identità, per fare didattica con il cinema, sia durante le ore di scuola in presenza che in didattica a distanza. Confermata la modalità degli incontri che si terranno in presenza, una piccola grande vittoria per la condivisione degli spazi fisici che restituirà l’emozione e l’efficacia della visione collettiva e del dibattito dal vivo.
Il progetto si rivolge alle scuole secondarie IIS Luigi Einaudi di Roma e IIS Europa di Pomigliano d’Arco coinvolgendo 100 studenti attraverso 21 incontri complessivi, con visioni di lungometraggi, documentari e cortometraggi, talk con i registi e addetti ai lavori moderati dalla squadra di professionisti dell’Associazione Methexis, lezioni di analisi e comprensione dei linguaggi e dei processi creativi che portano alla realizzazione di un film.
Ampio spazio sarà dedicato ai mestieri del cinema, facendo scoprire agli studenti il fascino e la complessità dell’industria dell’audiovisivo, capace di coinvolgere numerose e diversificate professionalità, tutte indispensabili alla realizzazione di un film e alla sua visibilità al pubblico. I professori e gli alunni avranno kit didattici e documenti utili alla riflessione sulle tematiche e lo sviluppo creativo dei film. Ogni scheda tecnica comprende sinossi e biografie, guide all’analisi filmica, percorsi da sperimentare in classe e a casa, bibliografie e consigli di visione, lettura ed ascolto.
Methexis Onlus è un’associazione no-profit il cui principale scopo è quello di promuovere i valori di solidarietà, dialogo, comunicazione e cooperazione tra i popoli attraverso il cinema. Da 26 anni organizza il MedFilm Festival di Roma, il festival più antico della capitale, il primo in Italia dedicato alle cinematografie del Mediterraneo e da 18 anni il progetto Methexis, a forte vocazione formativa, rivolto a studenti delle scuole di cinema dei Paesi europei e mediterranei e ai detenuti degli Istituti di Pena italiani.
Storie dal Libano, Croazia, Palestina, per mostrare la ricchezza e varietà del cinema che si produce dall’altra parte del Mediterraneo. I film sono proposti in versione originale con i sottotitoli in italiano.
Gli ospiti degli incontri di approfondimento sono Paolo Vocca (avvocato, esperto in comunicazione strategica), Alessandro Marano (regista di Fuor d’acqua, realizzato in collaborazione con lo psicologo e psicoterapeuta Fabio Meloni, specializzato in disturbi del comportamento alimentare), Lorenzo Latrofa (regista di La nostra storia) e Gianluca Abbate (regista di Panorama).
Gli incontri dedicati ai lungometraggi si terranno dal 25 febbraio al 6 maggio. In programma 4 film di finzione e 2 documentari selezionati per offrire agli studenti sia una panoramica sui generi che gettare le basi con cui coltivare il loro spirito critico e da cui costruire uno sguardo unico e personale sulle immagini e sul mondo: l’esordio è con Bangla di Phaim Bhuiyan (Italia). il divertente e romantico film d’esordio (e decisamente autobiografico) del regista 50% bangla e 50% romano di Torpignattara, in perfetto equilibrio tra commedia sulla seconda generazione, cinema d’autore e video da youtuber.
In programma anche Zen – Sul ghiaccio sottile di Margherita Ferri (Italia), l’opera prima della giovane regista vede protagoniste due ragazze sedicenni, Maia detta Zen e Vanessa, alle prese con gioie e dolori della crescita e dubbi sulla propria identità sessuale. Un racconto di formazione in cui poesia e immaginazione si alimentano e si completano.
Quindi Mediterranea di Jonas Carpignano (Italia): Koudous è arrivato a Rosarno dopo un lunghissimo viaggio dal Burkina Faso e attraverso il deserto della Mauritania. Un film su tematiche centrali del nostro tempo (l’emigrazione, il lavoro nero, la criminalità) che mescola registri differenti (dramma, road movie, commedia) in maniera sorprendente.
Welcome di Philippe Lioret (Francia) narra l’incontro tra l’istruttore di nuoto Simon e il giovane curdo Bilal, pronto da attraversare a nuoto la Manica per raggiungere la fidanzata in Inghilterra. Una parabola che racconta con grande semplicità ed empatia i temi dell’eguaglianza e dell’integrazione. Infine Selfie di Agostino Ferrente (Italia), vincitore del David di Donatello 2020, il documentario racconta la storia di due amici del Rione Traiano a Napoli ribaltando il punto di vista della macchina da presa: a girare da soli il film sono proprio i sedicenni Alessandro e Pietro, attraverso la camera frontale di un iPhone.
Il secondo documentario è Butterfly di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman (Italia). Irma Testa come la Maggie di Million Dollar Baby a soli 18 anni, è stata la prima donna pugile ad arrivare alle Olimpiadi, risultato straordinario per una ragazza nata e cresciuta in un quartiere difficile. Il film la segue durante gli allenamenti, la preparazione e la sua lotta quotidiana per trovare un posto nel mondo.
I registi Agostino Ferrente, Phaim Bhuiyan, Margherita Ferri, Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman saranno tra i protagonisti degli incontri con gli studenti, per rispondere alle domande e riflettere con loro sulle tecniche e sui significati dei film.
Abbiamo visto per voi i cortometraggi:
Into the Blue di Antoneta Alamat Kusijanović (Croazia)
Un intenso racconto di formazione ambientato sulle scogliere rocciose dell’Adriatico, vincitore del Premio Methexis come miglior corto al MedFilm Festival 2017. Nel titolo e nella musica rarefatta eppure di grande intensità c’è tutta l’essenza del film, la potenza fragile dell’adolescenza. Il suo essere in bilico su uno strapiombo con la paura e la voglia di buttarsi nel mare delle emozioni; eppure la fragilità di uno sguardo che può cambiare la vita e anche un’amicizia, in quell’età in cui gli affetti si confondono un po’. Eppure si disegna la divisione tra il femminile, radicale, che traccia linee nette tra l’amicizia e l’amore; e il maschile che serpeggia tra le due inclinazioni intrecciandole pericolosamente. Fa da sfondo e da contenitore, da colonna sonora il mare, con il suo valore altamente simbolico dell’acqua, che è vita, che è sacra ma che può anche inghiottire per annegamento.
Three Centimetres di Lara Zeidan (Libano)
Un coming-of-age che in appena 9 minuti (e un unico piano-sequenza) affronta con candore raro argomenti spesso tabù come sesso, pulsioni e desideri: protagoniste quattro ragazze, strette sulla ruota panoramica di Beirut. Chi frequenta il mondo arabo si chiede come abbia superato la censura. Quella formale. Di fatto le nuove generazioni soprattutto Libanesi sono decisamente disinibite, anzi esibiscono questo lato come segno di emancipazione, apertura mentale, profilo internazionale. Indovinato il punto di vista, frammentato in quattro che nel piccolo disegna un microcosmo, che vede le amiche due a due – tipico dell’amicizia molto intima che vivono gli adolescenti in questi paesi – in primo piano, protagonista, la ragazza più carina, smaliziata, che avvia la conversazione, sceglie il soggetto; la sua spalla; l’amica alternativa con il percing; la ragazza al naturale sovrappeso. Interessante che la giostra prende il volo e lo sguardo si apre, poi si stringe e diventa sempre più claustrofobico. Uno spaccato psico-sociologico ben reso.
Sous l’écorce di Ève Chems de Brouwer (Francia)
Un racconto delicato e poetico, mai banale e pretenzioso, sulla malattia, l’accettazione di sé stessi, la visione dell’altro: una storia di acqua e pelle dalle rive al Mediterraneo. L’acqua come protezione, un velo che si nasconde, ci coccola, ci fa ritrovare autenticamente noi stessi – come nel bagno notturno della protagonista – ma anche l’elemento della trasparenza che ci mette a nudo in un’intimità forte con l’altro, come appare nel rifiuto del primo bagno da parte della protagonista verso il ragazzo che la invita. Colpisce il sentimento della tenerezza, di un’accoglienza giocosa, nella quale i bambini sono straordinari, lontano dall’imbarazzo, il pietismo e anche un’eccessiva consapevolezza che appesantisce lo sguardo. La malattia può essere frustrazione e solitudine soprattutto quando colpisce alcuni attributi tipici della nostra identità in particolare legati all’intimità come i capelli o il seno per una donna. Ed è sempre e direi solo nello sguardo dell’altro che si può superare e guarire una ferita. Il mare come un grande letto coniugale, il Mediterraneo secondo il poeta algerino Jean Sénac, accoglie questa dialettica. Splendida la fotografia che coglie la luce estiva del sud, smorzandola. Un bagliore non accecante, che non brucia ma scalda. Belle le inquadratura, dosate le parole.
Fuor d’acqua di Alessandro Marano (Italia)
La storia di Arianna, una ragazza come tante che alla vigilia di Natale si prepara a trascorrere la cena con la famiglia: ma non tutto è così gioioso come sembra, perché Arianna soffre di anoressia. Un fenomeno sottovalutato che ormai non colpisce più solo le ragazze, sebbene abbia più incidenza nella popolazione femminile. Il supplizio di chi non gioisce della tavola e spesso degli affetti, soprattutto dove la tradizione unisce la cucina agli affetti familiari. La tavolata di Natale diventa il simbolo di gioia, calore, condivisione, forse con una sensibilità un po’ ridanciana che per un anoressico è quanto mai ostile. Poche pennellate, ironiche, pungenti, che disegnano un dolore nascosto sul quale è difficile intervenire e che fa sentire l’anoressico, un pesce fuor d’acqua, proprio là dove gli altri stanno più a loro agio.
a cura di Ilaria Guidantoni