La ricchezza globale degli Ultra high net worth individuals (UHNWI) investita in arte e oggetti da collezione è stata di 2.174 miliardi di dollari nel 2022, portando lo stock di investimenti di questo tipo a quota 41.825 miliardi. Sembrano già dei numeroni, ma la previsione è che nel 2026 la quota di ricchezza investita in arte e oggetti da collezione salirà a 2.861 miliardi e che lo stock arriverà a 53.609 miliardi. Sono le stime contenute nell’ottavo Art&Finance Report di Deloitte Private e ArtTactic, presentato nei giorni scorsi da Adriano Picinati di Torcello, Global Deloitte Art & Finance Coordinator, e Anders Petterson, managing director della società di ricerca ArtTactic (si vedano qui il comunicato stampa e qui l’intero report).
Già oggi circa il 63% dei wealth manager intervistati in occasione del report ha integrato l’arte nella propria offerta di gestione patrimoniale (67% tra le banche private e 60% tra i family office). Inoltre, l’89% degli stakeholder intervistati ritiene che l’arte e gli oggetti da collezione debbano far parte di un’offerta di servizi di gestione patrimoniale (rispetto al 65% del 2011): è la percentuale più alta dal lancio del rapporto Art & Finance, dodici anni fa. Di conseguenza, la diversificazione degli asset è destinata a guidare l’ulteriore domanda di beni legati all’arte. In particolare, i risultati di quest’anno rivelano per la prima volta in 12 anni, che tra le motiviazioni più importanti per i collezionisti il valore finanziario (41%) supera il valore sociale (36%).
Peraltro, sebbene l’investimento diretto in opere d’arte rimanga la forma di investimento più popolare, negli ultimi tre anni, la curiosità a livello mondiale per l’investimento frazionario in opere d’arte e da collezione ha subito un’accelerazione, in particolare tra i collezionisti NextGen (che rappresentano il 50% rispetto al 14% dei collezionisti più anziani), con un forte interesse da parte dei più giovani. Si stima che il patrimonio in gestione supererà il miliardo di dollari nel 2023. Così sono nate diverse nuove iniziative e, per la prima volta, alcune di queste sono sottoposte alla supervisione delle autorità di regolamentazione finanziaria in Europa, Stati Uniti e Asia. Ciò suggerisce che potremmo essere entrati in una nuova era nello sviluppo di un mercato per la proprietà frazionata di oggetti d’arte e da collezione, guidato da un più ampio cambiamento generazionale e dall’interesse per quella che definiamo sharing economy.
Sempre a proposito di giovani, l’80% dei collezionisti NextGen crede nella blockchain come registro dei beni d’arte e da collezione e il 79% vede il potenziale dei rapidi sviluppi delle tecnologie di identificazione delle opere d’arte per risolvere molte delle attuali inefficienze del mercato dell’arte. Con i progressi osservati nell’intersezione tra arte e tecnologia, si legge ancora nel report, siamo probabilmente all’inizio di una nuova era per l’intersezione tra arte e collezionismo e finanza, in particolare per quanto riguarda il modo in cui impegniamo, collezioniamo, monetizziamo e proteggiamo questi beni e per come li portiamo nel futuro. Il 64% dei gestori patrimoniali intervistati quest’anno ha dichiarato che la tecnologia potrebbe essere un catalizzatore per incorporare l’arte e i beni da collezione nei loro servizi di gestione patrimoniale esistenti.
Molto interessanti anche i numeri relativi ai prestiti garantiti da opere d’arte. Nonostante l’aumento dei tassi d’interesse, il rapporto stima prudentemente che la dimensione complessiva dei prestiti in essere contro opere d’arte potrebbe raggiungere un mercato compreso tra 29,2 e 34,1 miliardi di dollari nel 2023, con un aumento dell’11% rispetto al 2022. Il rapporto prevede che nel 2023 il mercato dei prestiti garantiti da opere d’arte potrebbe generare ricavi fino a 2,2 miliardi di dollari, con l’Asia e l’Europa che diventeranno mercati strategici mentre il mercato statunitense sembra raggiungere la maturità.
“Guardando al quadro generale, abbiamo osservato una trasformazione incoraggiante nel settore della gestione patrimoniale. Il mercato globale dell’arte e i settori culturali e creativi stanno rapidamente dando forma a nuove esigenze e opportunità all’intersezione tra arte e finanza”, ha commentato Adriano Picinati di Torcello, aggiungendo: “Il crescente riconoscimento dell’importanza del settore è un segnale positivo verso un approccio più inclusivo, sostenibile e ambizioso all’arte e alla cultura. Siamo finalmente a un punto di svolta in cui l’arte entra sotto i riflettori della gestione patrimoniale, mentre la tecnologia apre la strada a risultati promettenti”.