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Renaissance, la mostra personale di Ruggero Rosfer, a cura di Benedetta Donato, è visibile fino al 12 novembre 2022 alla Fabbrica Eos Gallery di Milano; alcuni lavori grandi resteranno fino al 20 novembre quando l’esposizione si trasferirà per un allestimento temporaneo presso la sede della Galleria a Miami all’interno della Marangoni; quindi nel periodo natalizio a Cortina presso la Galleria Proietti e nel 2023 a Roma. Artista visivo milanese, di origini tosco-emiliane, Rosfer, cittadino del mondo, appassionato di vivere in luoghi diversi per assorbire e integrare in sé culture diverse, proveniente dal mondo della fotografia di moda, attraverso una rappresentazione simbolica del corpo femminile indaga aspetti socio-culturali contemporanei. Il primo impatto è un’eleganza composta e ieratica, che infrange l’effetto patinato della moda e non cede alle lusinghe di un ammiccamento sensuale-sessuale. Il progetto “Renaissance”, che dà il titolo all’esposizione, si compone di 15 fotografie inedite a stampa giclée su carta baritata montata su di bond.
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Ideato dall’artista nel 2020, durante un percorso presso le cave di Carrara, soprattutto dopo una visita in un laboratorio, la Cooperativa Scultori di Carrara – che poi è diventata il set e il laboratorio del progetto -il lavoro è stato portato a termine nel 2022. L’impatto è di grande bellezza, composta, assorta, platonica che crea una tensione sottile, non debordante, ma profonda: un movimento che tocca l’anima più che il corpo; singolare soprattutto nel panorama dell’arte contemporanea. Rosfer sembra sublimare nell’attualità la lezione della proporzione dell’occhio plastico dell’elleno, non solo in chiave estetica.
L’idea nasce da lontano, ci ha raccontato l’artista, dalla sua passione per il marmo come materia che conosce e ‘frequenta’ fin da bambino e per la donna, simbolo assoluto di vita, che lo accompagna in tutto il suo lavoro, quando comincia con gli editoriali dedicati alla moda. Il progetto si disegna come una metafora della rinascita di sé e da sé, evocando l’idea di Rinascimento come classicità antica, neoclassicismo, pittura fiamminga che traspare dalle sue composizioni e dall’uso di una sola fonte di luce di taglio, come se entrasse da una finestra, quali categorie universali dello spirito. Il riferimento non è tanto a dei periodi storici ma alla ricerca dell’ideale. La donna infatti, protagonista del progetto, ricercata per oltre un anno, scolpisce nel marmo se stessa, fino a fondersi in una suggestiva metamorfosi e diventando essa stessa statua. Il percorso mima la liberazione dalle costrizioni, messa in
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atto dallo scalpello che libera e plasma la pietra, dialogando con i simboli della libertà, la tortora bianca e dell’uomo, la vita. La scelta della figura femminile, caduta su Elena Silvi, è stata motivata inizialmente dai tratti del volto e da una fisicità leggera che non fosse esuberante e, in seconda battuta, come ci ha detto Ruggero, quando parlandole al telefono si è accorto che aveva compreso il progetto e che era pronta ad interpretarlo non solo a posare per esso. In una prima fase la donna è stata ‘spalmata’ con un pennello con una vernice ad acqua, dal Body painter Guido Daniele per dare l’effetto della polvere di marmo e del suo essere ancora umana, per poi essere dipinta con una pittura ad aerografo che riproduce le venature del marmo, creando un’identificazione tra il suo corpo e la pietra. In mostra anche il video del backstage – realizzato da Davide Pedace con musica di Michele Fazio e la voce di Dagmar Segbers – e una scultura in bronzo nata dal dialogo di Ruggero Rosfer con il gallerista Giancarlo Pedrazzini. Grazie alle riprese 3D con scanner, alla successiva predisposizione di un modello plastico e alla successiva fusione in bronzo, è stata riprodotta in forma tridimensionale l’opera intitolata Renaissance VI, che ritrae la figura femminile nell’atto di scolpire il blocco di marmo. Molto interessante l’impiego del bronzo quale materiale classico della scultura soprattutto dal periodo romano in poi lavorato con l’effetto pietra che crea un’immagine molto contemporanea. Completa la mostra un catalogo di grande formato con una forte matericità – progetto grafico e stampa Rmt – dotato di un QR Code per scaricare il video. “Ruggero Rosfer – scrive la curatrice Benedetta Donato – immortala una metamorfosi ciclica, non come appannaggio di un’eredità atavica, ma come frutto di un approccio di costruzione e rigenerazione profonda. Un nuovo rito di iniziazione, un risveglio interiore, che muove dalla potenza di un sentire artistico preciso, capace di scolpire, plasmare la materia e renderla sotto forma di narrazione inedita, attraverso la commistione di linguaggi molteplici e differenti dimensioni: dal disegno alla scultura fino alla fotografia e dalla bidimensionalità alla tridimensionalità. I punti di vista offerti, consentono di andare ben oltre la prospettiva ristretta e parziale, illusoria e portatrice di un’unica verità. Renaissance non è altro che rigenerazione, rinnovamento, riappropriazione del pensiero e della volontà. Partecipazione a qualcosa che è inno e al di là di noi».
Chi è Ruggero Rosfer
Nasce a Milano nel 1969. Dopo il diploma di maturità artistica, frequenta la Facoltà di Architettura presso il Politecnico di Milano. Nel 1996 si trasferisce a Londra e inizia a lavorare come fotografo di moda, collaborando con diverse testate inglesi e italiane. Nel 2005 viene chiamato come fotografo di scena sul set de Il Mercante di Venezia, per la regia di Michael Radford, dove ritrae Al Pacino, Jeremy Irons e Joseph Fiennes. Il lavoro viene pubblicato in esclusiva da Vanity Fair Italia. Lo stesso anno si trasferisce a Pechino, iniziando una serie di collaborazioni, tra cui si ricordano quella con il giornalista Fabio Cavalera per alcuni reportage pubblicati dal Corriere della Sera e altre con testate cinesi di moda, quali Vogue, L’Officiel e Marie Claire. Gli vengono inoltre affidati i ritratti dei campioni olimpici cinesi, chiamati a partecipare alle Olimpiadi di Pechino del 2009. Nel 2006 prende avvio un profondo sodalizio con l’artista cinese Shaokun, dal quale nascono progetti unici, in cui la fotografia raffinata di Rosfer si fonde perfettamente con la magistrale pittura e incisione di Shaokun. I lavori firmati dal duo di artisti vengono presentati in anteprima mondiale nel 2008 presso la galleria milanese Fabbrica Eos. In quel periodo, Rosfer realizza la campagna sociale per “Telefono Donna” contro la violenza sulle donne. Divenuta oggetto di un controverso dibattito perché ritenuta un’immagine choc, la campagna viene censurata dalle istituzioni, nonostante gli apprezzamenti da parte del pubblico femminile. I manifesti censurati, numerati e firmati dall’artista, vengono successivamente esposti nella galleria Fabbrica Eos e il ricavato delle vendite devoluto all’Associazione “Telefono Donna”, che aveva commissionato la campagna. Dalla fotografia originale nasce l’opera intitolata Senza parole. Nel 2012 viaggia in India per alcuni mesi, dove fotografa il Paese, attraverso le sue diverse caste sociali. Protagoniste del reportage sono le famiglie: da quelle nobili dei Maharaja a quelle più umili della comunità degli intoccabili, per restituire una visione della dignità umana. A Jaipur nasce il lavoro Freetodream, composto da fotografie e una videoinstallazione ed esposto nel 2014 durante la personale presso Fabbrica Eos. Negli anni firma diverse campagne pubblicitarie di successo: nel 2013 è autore della comunicazione di bellezza per l’azienda Bionike Italia; dal 2016 lavora con l’agenzia Sport wide per alcune campagne sociali promosse dall’UNHCR –Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che vedono coinvolti quali testimonial d’eccezione personaggi del mondo dello sport come Gianluca Vialli, Demetrio Albertini e molti altri. L’attitudine poliedrica di Rosfer lo porta a spaziare con la sua arte dal cinema alla musica. Spesso regista di spot pubblicitari, è inoltre autore della cover del singolo Generazione, interpretato dal cantante Francesco Tricarico.
a cura di Ilaria Guidantoni