Il ritrovamento è frutto di una cooperazione tra il comando Carabinieri tutela patrimonio culturale e le autorità giudiziarie e di polizia statunitensi. “È giusto che ora tornino nei luoghi di provenienza“, dice il Ministro della Cultura Dario Franceschini. Si veda qui ArtTribune.
Il comando dei Carabinieri tutela del patrimonio culturale si è reso protagonista di una grande operazione di recupero Oltreoceano di reperti archeologici trafugati. Si tratta di 201 pezzi pregiati del valore di 10 milioni di euro, che nell’arco degli ultimi decenni erano finiti negli USA, smerciati dai grandi trafficanti internazionali e acquisiti – a volte dopo vari passaggi di mano – da importanti musei, case d’asta, gallerie antiquarie e collezionisti privati. “Sono pezzi che fanno riferimento alle civiltà del nostro passato che, oltre al valore economico, hanno un grande valore artistico”, spiega il comandante Roberto Riccardi. “È giusto che ora tornino nei luoghi di provenienza, non solo in un solo grande museo“, ha aggiunto il Ministro della Cultura Dario Franceschini.
Dei 201 reperti, 161 sono stati rimpatriati e 40 resteranno per adesso in mostra, fino al marzo 2022, presso il Consolato Generale d’Italia a New York e l’attiguo Istituto Italiano di Cultura. Il ritrovamento è frutto di una cooperazione investigativa consolidatasi, nel corso degli anni, tra il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e le Autorità Giudiziarie e di Polizia statunitensi, in particolare con il New York County District Attorney. Un lavoro d’equipe rafforzato anche dalla Dichiarazione di Roma del luglio scorso che, a conclusione dei lavori del G-20 Cultura, aveva affermato la volontà comune dei Paesi membri di cooperare con crescente impegno per la tutela del patrimonio culturale. Così, il 15 dicembre a New York, presso il nostro Consolato Generale, il Procuratore Distrettuale di Manhattan Cyrus Vance ha restituito all’Italia 201 pezzi, sui quali i Carabinieri del Tpc avevano indagato insieme ai colleghi di F.B.I. e H.S.I. (Homeland Security Investigations), e che hanno riportato a casa in aereo il giorno dopo.
È molto vario il bottino confluito nel caveau di via Anicia a Roma dei detective dell’arte, che comprende sculture in marmo e teste in terracotta, antefisse e crateri, vasi e anfore, coppe e brocche, monete in argento. Sono opere d’arte e oggetti di uso comune di grande interesse storico, risalenti alle civiltà romana, etrusca, magnogreca e apula. La datazione si colloca fra l’VIII secolo a.C. e il I secolo d.C.. Tra tutti spicca un interessante nucleo di pithoi, con decorazione “white on red”, tra cui si distingue quello che rappresenta l’accecamento di Polifemo da parte di Ulisse. Tra i 40 reperti in mostra a New York, emerge, invece, la testa in marmo raffigurante l’Imperatore Settimio Severo, del II sec. d.C., provento di rapina a mano armata perpetrata da ignoti il 18 novembre 1985 ai danni dell’Antiquarium dell’anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere (CE).