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Articolo pubblicato su BeBeez Magazine n. 12 del 9 settembre 2023 – parte dell’inchiesta di copertina
di Giuliano Castagneto
MITO Technology, fondata nel 2009 da Francesco De Michelis (ceo) e Massimiliano Granieri, advisor del fondo di venture capital Progress Tech Transfer con focus sulle tecnologie per la sostenibilità, che nel 2019 ha raccolto 42 milioni di euro, con anchor investor il FEI e CDP (si veda altro articolo di BeBeez), sta preparando il lancio del secondo fondo che, se tutto andrà secondo i piani, sarà il primo fondo ex art. 9 di venture capital operativo in Italia. Alberto Calvo di MITO Technology ha spiegato a BeBeez Magazine che il nuovo fondo, che avrà una dotazione ben maggiore del primo, sarà votato alla decarbonizzazione, cioè alle attività che abbattono le emissioni di Co2, e ha già sollevato l’interesse di primari investitori istituzionali in Italia ed Europa.
Domanda. Cosa vi ha spinto al grande passo?
Risposta. Essenzialmente due fattori, uno strutturale e l’altro di natura congiunturale. Il primo è che un nuovo fondo dedicato alla decarbonizzazione sotto l’egida dell’art. 8 della SFDR sarebbe qualcosa di vecchio, di obsoleto, non realmente innovativo e quindi in contraddizione con lo spirito dell’iniziativa. Sul piano congiunturale, abbiamo visto che per i fondi di venture capital più focalizzati su tecnologie innovative e sugli stadi pre-seed e seed la raccolta è più stabile e meno soggetta alle oscillazioni osservate per i fondi più grandi, soprattutto sulla scena internazionale.
D. Tuttavia sui fondi art. 9 si è aperto un dibattito, soprattutto a seguito del de-rating di diversi fondi partiti come tali e rientrati nell’alveo degli art. 8. Preoccupa la qualità dell’informazione necessaria ad accertare la non nocività del business. I vostri sottoscrittori come hanno risposto quando li avete informati della nuova iniziativa?
R. Ci si è confrontati, ma abbiamo sottolineato il fatto di essere molto diversi da un enorme fondo aperto che investe in centinaia di aziende quotate, rispetto al quale abbiamo diversi vantaggi, il primo dei quali è l’investimento in un numero limitato di startup (Progress Tech Transfer ne ha 24 in portafoglio) che fanno della sostenibilità la loro mission e quindi per definizione tengono sotto controllo l’impatto ambientale dei rispettivi business. In sostanza, le nostre startup nascono “compliant by design”: sono contenute nelle dimensioni e nella loro complessità, e quindi più facilmente analizzabili con le lenti della policy ESG.
D. La SFDR è un po’ vaga sulla necessità di monitorare la sostenibilità di quanto accade a monte e a valle dell’azienda lungo la filiera produttiva. La cosa vi preoccupa?
R. Se si riferisce agli Scope 2 e 3 della Tassonomia Ue (le emissioni prodotte da clienti e fornitori dell’azienda, ndr), la normativa e le prassi evolveranno con il tempo, e consentiranno un allineamento progressivamente sempre più stringente tra esigenze di LPs e caratteristiche delle aziende sottostanti.
D. Sono varie le startup che Progress Tech Transfer ha in portfolio e che di recente hanno concluso dei round, potrebbero essere trasferite al nuovo fondo art. 9?
R. Non sono previsti portage di aziende già in portafoglio a Progress, ma non è escluso che il nuovo fondo sottoscriva i prossimi round.