Molto interessante l’Orsi&Tori di Milano Finanza di sabato scorso sul ruolo di AMCO. Partendo dalla querelle su Ferrarini con da un lato AMCO schierata insieme al gruppo Pini e la famiglia Ferrarini e dall’altra gli altri due principali creditiri del gruppo produttore di salumi in concordato, Intesa Sanpaolo e Unicredit, insieme ai partner industriali Bonterre-Grandi Salumifici Italiani, Opas e HP (si veda altro articolo di BeBeez). Il fatto che AMCO si schieri contro le due più importanti banche italiane per recuperare quanto più possibile dei propri crediti mostra che quella che era nata come un’istituzione che doveva fare da supporto alle banche gravate da crediti deteriorati proponendosi come acquirente, ora si sta trasformando in un vero e proprio asset manager con obiettivi sempre più alti di recupero. Come noto, i crediti di AMCO verso Ferrarini sono quelli che a suo tempo, quando AMCO si chiamava ancora SGA, aveva comprato dalle due ex banche venete (si veda altro articolo di BeBeez) e ora AMCO vuole appunto massimizzare i ritorni di quel credito.
L’Orsi&Tori prosegue: “Qui non si vuole dire che Amco debba rinunciare a ottenere il più possibile da crediti in portafoglio, ma piuttosto che fra Amco e Banche sia necessario stabilire un codice di accordo, mentre la vicenda Ferrarini rischia di avvelenare i pozzi (…) Occorre quindi, al di là delle decisioni del tribunale, un atto di comprensione fra Amco e le due maggiori banche italiane. Perché questo avvenga è necessario che il Tesoro, il direttore generale Rivera e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, analizzino le implicazioni che la prosecuzione dello scontro possono avere sul sistema nell’evitabile prospettiva di una forte crescita dei tavoli di crisi delle società italiane”. Una riflessione che merita attenzione, visto che a breve AMCO si troverà in portafoglio altri 8,1 miliardi di euro di crediti deteriorati, di cui x miliardi di Utp, provenienti da Montepaschi (si veda altro articolo di BeBeez) e che a questo punto è possibile che lo scontro in atto sui crediti verso Ferrarini possa replicarsi anche per i crediti di altri grandi gruppi in crisi.