15 €
Autore: Francesca Giommi
Casa editrice: Aras Edizioni
Anno di pubblicazione: 2021
Acquista su AmazonDescrizione prodotto
Gli assoli del pensiero di Beatrice, giovane protagonista de La figlia del Maharaja, (in libreria giovedì 24 giugno nella collana Le valigie di Chatwin di Aras Edizioni, e in anteprima nazionale a Passaggi Festival il 25 giugno alle ore 9.30), si intrecciano al coro rumoroso di un gruppo vacanze variegato, e duettano con le meraviglie dell’India, sapientemente raccontate da Raji, dottissima guida locale. Questa triplice prospettiva dà forma a un “librido”, come lo definisce nella sua divertente postfazione Patrizio Roversi, turista per caso ma non troppo: “un ibrido tra generi, un po’ documentario, un po’ guida turistica, un po’ trattato antropologico ma anche libera narrazione.” Con empatia e rovesciante ironia, l’autrice, guida lei stessa e instancabile viaggiatrice, ha saputo raccontare in questo romanzo composito la terra del viaggio per eccellenza, con dovizia di dettagli e percezioni sensoriali, tra storie, divinità, architetture e tradizioni. Si arriverà così, evitando la retorica del fascino maliardo dell’India ma anche un certo pietismo, all’ultima pagina con la stessa nostalgia che lasciano i viaggi quando finiscono troppo presto.
Come nasce questo libro? All'inizio c'è stato un viaggio o altro?
“Questo libro nasce da un desiderio di narrare e condividere con un pubblico più vasto ed eterogeneo possibile un viaggio realmente fatto quattro anni fa (esperimento già intentato con il mio primo romanzo Il tesoro degli Ashanti. Viaggio in Ghana, Aras 2017). Parte dunque da un itinerario ed esperienze reali, ma poi sovrappone ad essi ricerche, riflessioni e sperimentazioni successive (che in questo caso mi hanno tenuta impegnata e sollecitata per tutta la pandemia e il lockdown, fornendomi anche una salvifica e creativa via di fuga!). Oltre a ciò, un gusto tutto personale per la parola e la narrazione tout court, mi spinge sempre più nelle mie narrazioni di viaggio verso l'invenzione di situazioni e personaggi fittizi, seppur rimanendo realistici e basati sul mio dato biografico ed esperienziale.
Ne La Figlia del Maharaja ho tentato di fare tutto questo con un mio sguardo distintamente al femminile, che mi piace pensare si possa affiancare a narrazioni di viaggio e punti di vista notoriamente più maschili. Per me che sono una viaggiatrice assidua e convinta, l'India ha rappresentato un tassello importante del mio dialogo ininterrotto col mondo e con le sue genti e culture, e la reclusione forzata di questo trascorso anno mi ha fornito il tempo e l'occasione per ripensarlo, riviverlo, ricrearlo, dargli nuova vita, su carta e ora spero nella mente dei lettori, o negli incontri e confronti che ne verranno (e che mi auguro saranno tanti e prolifici)
Qualcuno lo ha definito un librido. Ti trovi d'accordo con questa definizione?
“Patrizio Roversi, con estrema generosità e squisita amicizia, ha accettato di leggere la mia piccola narrazione e scrivere una postfazione ad essa (in tempi record!) cogliendone appieno lo spirito e l'intento, il carattere divulgativo e soprattutto il grande lavoro che lo ha animato, pur nella volontà di rimanere leggero e arrivare dritto a lettori di diversa formazione culturale, con empatia e spesso ironia. Per questo lui lo definisce un "librido", cioè un ibrido tra generi, un po' documentario, un po' guida turistica, un po' trattato antropo-filosofico ma anche libera narrazione, un cross-over che incrocia vari generi letterari, e abbraccia vari registri, e io non potrei che essere più felice, grata ed estasiata di questa definizione. Non avrei potuto pensare a nulla di meglio!”
Cosa racconti? Vuoi dare un messaggio con questo percorso?
“Il libro racconta di un "Marvelous India Discovery tour", uno di quei viaggi di gruppo organizzati che, a tappe forzate e ritmi forsennati, promette di illustrare al visitatore occidentale le meraviglie dell'India in due settimane scarse, soddisfacendone più possibile le aspettative e non deludendone l'investimento materiale ed emotivo che il viaggio sempre comporta! La protagonista dunque (Beatrice, che è una delle partecipanti al tour, inizialmente riluttate a viaggiare "con i soliti italiani", e che vede l'India con i miei occhi e la narra con la mia voce, seppur in terza persona) incontra e si confronta con un "gruppo vacanze" variegato e con una guida locale coltissima, ma "di parte", (nonché con storie e personaggi locali i più disparati). Le loro visioni e reazioni, così come i diversi approcci e punti di vista, si scontrano e mescolano per tutto il romanzo in un coro polifonico di voci, fino ad arrivare ad un coinvolgimento all'unisono, e alla fascinazione collettiva, perché l'India non ti lascia mai indifferente e comporta sempre un bel bagno di umiltà, qualunque siano il tuo bagaglio e i presupposti con cui sei partito.”
Chi è Francesca Giommi
E’ dottore di Ricerca in Letterature postcoloniali, africane e di migrazione. Collabora con le pagine culturali de L’Indice e Il Manifesto. Per l’Espresso ha curato un reportage sul Ghana. Quando non è in viaggio, descrive a visitatori da tutto il mondo, le bellezze del suo Montefeltro. Con Aras Edizioni ha pubblicato Il tesoro degli Ashanti. Viaggio in Ghana, (finalista al Premio Letterario Rai “La Giara” per autori emergenti e al Premio “L’Albatros” per la Letteratura di Viaggio), con cui questo romanzo si pone in continuità.
a cura di Ilaria Guidantoni