di Francesca Vercesi
Lo scorso 13 marzo, con la sponsorizzazione della serata organizzata dall’Associazione Filarmonica della Scala a supporto del terzo settore (si veda qui il comunicato stampa), ha fatto il suo esordio ufficiale Zefiro, nuovo family office (si veda qui il comunicato stampa) il cui arrivo allunga ulteriormente la lista di questi particolari investitori istituzionali presenti in Italia, che allo scorso settembre ne contava 178, di cui 169 italiani e 9 di diritto estero (si veda altro articolo di BeBeez)
Il focus di Zefiro, che ha sedi a Milano e a Verona, non differisce da quello degli altri componenti la categoria: valorizzare gli asset patrimoniali in Italia e all’estero di imprenditori, high net worth individual, professionisti, personalità del mondo dello sport, artisti e collezionisti di opere d’arte, proprietari di immobili o di pleasure assets e le loro famiglie. Inoltre, tiene a sottolineare la società, “Zefiro si pone come interlocutore delle famiglie con soggetti fragili e degli enti benefici che promuovono i diritti delle persone disabili”.
Il team è composto da professionisti che spaziano in vari ambiti: giuridico, fiscale e di analisi economica e finanziaria. Matteo Rapinesi è presidente del cda nonché socio di LAWP Studio Legale e Tributario, mentre Francesco Amoresano, partner dello stesso studio legale, è l’ad.
Zefiro ha anche integrato AF spa e AF Trust srl nel proprio gruppo. La prima è una società fiduciaria indipendente nata nel 1997 che si occupa di mandati fiduciari, intestazione di polizze vita, escrow agreements, club deal, servizi alle holding e asset detenuti all’estero. La seconda è una fiduciaria indipendente nata nel 2006, che funge da trustee e co-trustee e guardiano nell’ambito di trust istituiti in Italia e all’estero. In Zefiro le attività di trust e fiduciaria affiancheranno i servizi tipici di family office, quali la pianificazione patrimoniale, l’assistenza nel passaggio generazionale, la gestione immobiliare, la gestione delle opere d’arte e delle collezioni, l’account aggregation, la family governance, nonché i trasferimenti di residenza tra diverse giurisdizioni e l’assistenza nella riorganizzazione del patrimonio.
“L’ambizione di Zefiro è rendere consapevoli i propri clienti delle molteplici opportunità di protezione e valorizzazione del proprio patrimonio. Aspiriamo inoltre, come family office, a essere interlocutori diretti delle realtà del terzo settore che promuovono i diritti delle persone con disabilità, per favorire lo sviluppo degli strumenti a loro tutela”, afferma Amoresano. E Rapinesi precisa: “questa realtà nasce per aggregare tutti i servizi di family office in un unico gruppo imprenditoriale, che ambisce a diventare punto di riferimento del settore sia in Italia, sia all’estero”.
Quello del family office italiano è un mondo che sta cambiando pelle e che sta aprendosi al mondo del private capital, asset che sta crescendo all’interno dei portafogli dei clienti (si veda altro articolo BeBeez). Un dato emerso lo scorso novembre 2021, in occasione dell’ultima Family office Survey di PwC, in collaborazione con Mondo Institutional, a valle di un sondaggio condotto tra 36 tra i più importanti family office con sede legale in Italia e nella Svizzera italiana (si veda qui il report completo). Si tratta di un campione significativo, visto che lo scorso settembre 2021 in una ricerca congiunta, la School of Management del Politecnico di Milano e il Centro sul Family Business Management della Libera Università di Bolzano, avevano calcolato che i family office attivi oggi in Italia sono 178, di cui 169 italiani e 9 che operano all’estero (si veda altro articolo di BeBeez). Anche da quella ricerca emergeva già l’intenzione dei family office di incrementare l’esposizione verso il private capital. Tornando alla ricerca PwC, il 79% degli intervistati, prevede di aumentare gli investimenti in quote di fondi di private equity e venture capital dopo che nel 2020 questi investimenti erano arrivati a pesare per il 13% sul totale del portafoglio dal 10% del 2019. Inoltre, il 71% degli intervistati prevede di aumentare anche il peso degli investimenti diretti in società, co-investimenti e partecipazioni a club deal (sia di equity sia di debito), che era già salito al 7% del portafoglio nel 2020 dal 6% del 2019. Per contro, l’asset che invece vedrà un calo netto dell’esposizione sono le obbligazioni dei paesi sviluppati, che ridurranno il loro peso nei portafogli nel 38% dei casi, dopo essersi già portate al 13% del portafoglio nel 2020 dal 21% del 2019.