di Andrea Colombo, amministratore delegato di U-Start*
Il venture capital è un business complicato e rischioso: pochi sono i fondi che riescono a generare ritorni interessanti. Questa difficoltà nel maturare performance attraenti nel VC è perfettamente riassunta in questa frase di Dan Levitan, fondatore del fondo Maveron: “Ci sono molti modi per far soldi nel VC, e ci sono ancora più modi per essere mediocri. Nel settore ci sono troppi soldi e troppe persone intelligenti per un piccolo numero di straordinari imprenditori.”
Qual è, quindi, la ricetta di questi fondi “mammasantissima” che hanno Irr da primi della classe e che remunerano ampiamente il rischio d’investimento proprio dell’asset class? Mi verrebbe quasi da dire che la ricetta sia la perfetta combinazione tra intuito, intelligenza, fortuna e soprattutto la capacità di avere un accesso privilegiato alla visione del futuro.
Nell’antica Grecia, per sbirciare nel futuro, si offrivano abbondanti libagioni di cibo e sacrifici alla Pizia, la sacerdotessa del tempio di Delfi. Oggi, invece, si dovrebbe probabilmente chiedere udienza agli oracoli che stanno plasmando il futuro della tecnologia attraverso modelli monopolistici come Google, Facebook, Amazon e Airbnb. Purtroppo nessuna delle cose di cui sopra ci è ancora possibile in U-Start.
Ho quindi deciso, con questo editoriale, di riflettere a fondo su possibili trend e settori di studio. Perché lo studio, la comprensione del dettaglio, devono necessariamente anticipare valutazioni e scelte di investimento. Ho quindi individuato l’elemento più utile per provare a sostanziare la mia ricetta di visione del futuro in un ossimoro: il passato.
Poter osservare l’evoluzione delle società su cui abbiamo veicolato gli investimenti del nostro Club è certamente un esercizio utile per poter comprendere a fondo la loro capacità di innovare e, soprattutto, il bisogno reale che hanno i mercati in cui intendono operare dell’innovazione da loro proposta. A livello di settori di business ritengo particolarmente interessanti le evoluzioni che il mondo dei media, delle biotecnologie alimentari e del retail stanno affrontando e, in alcuni casi, subendo.
Il settore dei media è in totale trasformazione. La domanda di informazione, e più in generale di contenuto, non viene più soddisfatta dall’offerta tradizionale cartacea, televisiva e, in alcuni casi, persino digitale. Oggi gli operatori media tradizionali stanno disperatamente cercando di intercettare questo spostamento della domanda, sperando di individuare innovative proposte digital che siano in grado di offrire un servizio di news and entertainment delivery in grado di entrare nel più profondo intimo e quotidiano delle persone. Oggi entrare in questo intimo significa avere interfacce moderne e mobile only e, soprattutto, saper impostare la propria presenza su piattaforme come Facebook, Instagram, Pinterest, Snapchat e Musically. La cosa più affascinante, ma anche complessa di questo spostamento, è che è così veloce che gli stessi new media si interrogano, già oggi, su come mantenere questa profondità di relazione con il loro utente nel lungo periodo. Siamo convinti di aver trovato in Freeda, uno degli ultimi deal proposti al Club, la media company che più risponde a questo spostamento della domanda.
Anche il settore delle biotecnologie alimentari è in ebollizione. I recenti aumenti di capitale di società come Memphis Meats, Impossible Foods, Clara Foods, ci rendono partecipi di un mondo che sta cambiando per il meglio. La sostenibilità alimentare diventa il centro della proposta innovativa di queste aziende che propongono di creare cibo in laboratorio e senza la componente di derivazione animale. Questo vale per la carne, le uova, il latte e, grazie a Finless Foods, varrà anche per il pesce.
Infine, pensiamo al retail (e ai retailers). Colossi della distribuzione americana messi in un angolo da Amazon e dagli e-commerce in generale. Brand che non riescono a incontrare la domanda delle nuove generazioni e ad offrire esperienze d’acquisto innovative.Ecco che allora si apre il mercato dei DNVB o degli e-commerce con modello subscription. Stichfix, Casper e Warby Parker negli Stati Uniti, Outfittery, Horizn Studios e Velasca in Europa (e nel portafoglio dello U-Start Club).
Tutto questo sta succedendo ora. E nel lungo termine? Forse l’intelligenza artificiale nei prossimi 20 anni renderà il lavoro dell’uomo non più necessario. Forse tra 50 anni i beni e i servizi saranno gratuiti perché le intelligenze artificiali avranno la proprietà dei mezzi di produzione o, per meglio dire, saranno loro stessi il mezzo e la produzione. Ma questa, è tutta un’altra storia di investimento…
*U-Start è partecipata da Kairos Partners sgr e organizza club deal di family office e investitori privati su startup e scaleup soprattutto estere, in coinvestimento con i principali fondi di venture internazionali (si veda altro articolo di BeBeez).