di Giuseppe Vegas
presidente di ARisk srl, ex presidente Consob
(articolo apparso il 28 marzo 2020 su MF Milano Finanza)
La questione è molto semplice. Malgrado i lodevoli sforzi del governo per finanziare chi si trova in difficoltà economica in questo periodo di quarantena, esiste un grave problema di tempestività nell’erogazione dei benefici connessi ai provvedimenti varati fino ad oggi. Inoltre, non mancano ampi strati della popolazione che, vivendo di lavori meno garantiti o non essendo titolari di impresa o, infine, essendo titolari di cassa integrazione e non precependone ancora i benefici materiali, risultano scoperti e privi di ogni reddito. Si tratta di un problema urgente e a cui si può far fronte esclusivamente attraverso una rapida iniezione di liquidità nel circuito delle famiglie.
Se non si può non concordare con quanto recentemente espresso da Mario Draghi (si veda altro articolo di BeBeez, ndr), come anche sul numero di Milano Finanza in edicola viene ricordato, occorre rendere effettiva e reale la sua proposta.
Non c’è nulla da inventare. Già nel 123 avanti Cristo Caio Sempronio Gracco emanò la prima Lex Frumentaria. Vero è che le distribuzioni gratuite di beni o denaro sono moralmente censurabili, ma è anche vero che quando ci si trova in uno stato di necessità bisogna decidere rapidamente e nel modo più semplice, anche a costo di commettere qualche iniquità.
Per immettere liquidità qui e oggi, cercando di evitare così sofferenze e rischi di rivolte, ma anche la chiusura definitiva di moltissime piccole e piccolissime imprese, sarebbe assolutamente sbagliato inventarsi procedure, magari allo stato dell’arte informatica, ma troppo farraginose, la cui realizzazione porterebbe via troppo tempo prezioso. Occorre andare per le vie più brevi possibili.
La via più spiccia è quella di passare direttamente attraverso il circuito bancario. Il cittadino in difficoltà anche temporanea dovrebbe poter recarsi, oserei dire già dall’inizio della prossima settimana, in una banca, con il documento di identità e una autocertificazione (ebbene sì anche in questo caso, e con controlli seri, ovviamente a posteriori) e ottenere un sussidio intanto per il mese di aprile e per una somma che il governo deciderà, anche graduandola in funzione dei componenti del suo nucleo familiare e tenendo conto, ad esempio nel caso delle partite Iva tenendo conto della differenza nel fatturato del mese corrente rispetto a quello dello stesso mese dell’anno precedente.
La banca eroga la somma ponendola direttamente a carico dell’operatore pubblico, oppure classificandola come un fido coperto da una garanzia pubblica La prima strada sarebbe la più semplice, ma ovviamente la più impattante sulla contabilità pubblica. La seconda, che avrebbe il vantaggio di avere un costo nominale molto più basso, eventualmente da porsi a carico di un soggetto terzo rispetto all’amministrazione in senso stretto, ad esempio la Cassa depositi e prestiti, avrebbe l’inconveniente di richiedere un’istruttoria per poter essere erogata. Vero è che si potrebbe prevedere in questo caso un’istruttoria assai semplificata, ove la disposizione normativa auspicabilmente lo permettesse e che sarebbe assolutamente preferibile nel caso delle partite Iva, dato che per quest’ultime esisterebbe una concreta possibilità di restituzione, ancorché dilazionata.
Il fronte dei costi non dovrebbe spaventare. Se si ipotizzasse una somma media intorno ai 600 euro, sempre riferiti al mese di aprile, che potrebbero essere raddoppiati se si estendesse la stessa misura anche nel mese di maggio, e se si ipotizzasse che i fruitori possano essere, calcolati per eccesso, dieci milioni, ne discenderebbe per l’erario un onere potenziale (che non tiene conto delle eventuali restituzioni) di circa sei miliardi al mese. Somma non certo banale, ma che non può spaventare, tenendo conto della quantità di risorse che sono già state messe in campo e di quelle che dovranno essere messe in campo nel prossimo futuro. Si tratterebbe di una spesa possibile per il livello delle nostre finanze pubbliche e comunque sarebbe assai interiore rispetto a quella di una recovery dopo che tutto sarà distrutto. Spendere oggi, come non mai, significherebbe risparmiare in futuro. Non solo soldi ma anche e soprattutto umane sofferenze.