La compagnia armatoriale Ignazio Messina & C. ha dato mandato alla boutique finanziaria Long Term Partners perché si occupi del riassetto del suo debito. Lo scrive Il Sole 24 Ore, riferendo che la banca più esposta nei confronti del gruppo genovese controllato dalla famiglia Messina è Carige, con 420 milioni di euro di crediti garantiti dalle navi di proprietà.
La flotta è attualmente composta da 8 navi di proprietà, più alcune altre a noleggio, tutte unità specializzate ro-ro container. Il parco container della compagnia è di oltre 65 mila TEUs. L’ultima nave a entrare a far parte della flotta stata la ro-ro portacontainer Jolly Palladio lo scorso giugno (scarica qui il comunicato stampa), commissionata, come le gemelle Jolly Titanio, Jolly Cobalto e Jolly Vanadio, al cantiere coreano STX Offshore and Shipbuilding di Jinhae. La fase uno del piano per lo sviluppo e l’ammodernamento della flotta di proprietà si era conclusa all’inizio del 2013 con l’entrata in servizio della Jolly Quarzo, l’ultima delle quattro navi sempre battenti bandiera italiana costruite dal cantiere coreano Daewoo insieme alle gemelle Jolly Diamante, Jolly Perla e Jolly Cristallo. Le otto navi sono valorizzate 484,5 milioni nel bilancio 2015 di Ignazio Messina.
Il gruppo genovese, che svolge servizi marittimi tra i principali porti del Mediterraneo e l’Africa, il Mediterraneo Orientale, il Mar Rosso, il Medio Oriente e il Golfo Arabico, ha chiuso il 2015 (si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente) con ricavi per 308,6 milioni di euro (da 298,4 milioni nel 2014), un ebitda di 29,3 milioni (da9,3 milioni) e un utile netto di 14,2 milioni (da una perdita netta di 3,7 milioni), a fronte di un debito finanziario netto di 414,4 milioni (da 353,7 milioni).
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Le banche italiane hanno a bilancio un equivalente di 13 miliardi di dollari di crediti nei confronti del settore shipping, di cui una decina sono i crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez)