Sono 2.104 le imprese italiane che hanno dichiarato fallimento nei primi tre mesi del 2024, un valore in crescita a doppia cifra (+12,6%) rispetto allo stesso periodo del 2023 (1.868), ma comunque in netta diminuzione (-26,61%) rispetto al primo trimestre del 2019 (pre-pandemia), quando il numero era pari a 2.867. È quanto emerge dall’Analisi sulle Liquidazioni giudiziali aggiornata a marzo 2024 realizzata da CRIBIS, società del gruppo CRIF specializzata nella business information (si veda qui il comunicato stampa).
È bene sottolineare che in questa analisi, a partire da mese di luglio 2022, vengono prese in considerazioni le sole procedure di Liquidazione Giudiziale del Nuovo Codice Crisi d’Impresa.
In questo stesso periodo, i concordati preventivi sono stati 86, in calo del 39,86% rispetto al primo trimestre 2023 e in linea con il trimestre precedente, dove erano stati 78 (+10,25%).
Marco Preti, amministratore delegato di CRIBIS, ha detto: “I dati relativi all’inizio del 2024 evidenziano un prolungarsi di quelle sfide che sono alla base dell’aumento nel numero di società in liquidazione giudiziale nel 2023, ascrivibili principalmente all’attuale contesto macroeconomico globale. Ai problemi di liquidità derivanti dalla stretta monetaria si sono infatti aggiunte ulteriori criticità che hanno minato la competitività delle imprese, come la crisi energetica, le guerre in Europa e in Medio Oriente e una maggiore difficoltà nella circolazione delle merci”.
Le regioni che hanno registrato il maggior numero di liquidazioni giudiziali nel primo trimestre del 2024 sono la Lombardia (390, vs 386 nel Q1 2023), Lazio (272, vs 284 nel Q1 2023) e Veneto (200, vs 165 nel Q1 2023), mentre le aree geografiche con il minor numero sono Trentino-Alto Adige (17), Basilicata (13), Molise (5) e Valle d’Aosta (3).
Per quanto riguarda i settori con il maggior numero di società in liquidazione giudiziale, è il commercio quello che soffre maggiormente con 685 liquidazioni giudiziali, seguito dai servizi (464), dall’edilizia (399) e dall’industria (352).
Ricordiamo che nei primi nove mesi del 2023 le imprese italiane che hanno dichiarato fallimento sono state 5.468, in linea (+1,48%) rispetto allo stesso periodo del 2022, ma in diminuzione del 32,9% rispetto allo stesso periodo del 2019 (pre-pandemia). Sempre in quell’arco temporale, sempre secondo Cribis e, in particolare, secondo lo Studio Pagamenti, nei 12 mesi a fine settembre 2023 i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo (ritardi gravi) hanno raggiunto il 9,4%, confermando un lento ma continuativo peggioramento nella puntualità dei pagamenti dovuto al contesto macroeconomico e alla maggiore incidenza dell’inflazione e del calo dei prestiti alle imprese (si veda altro articolo di BeBeez).
Dallo studio è emerso che i tempi medi di pagamento sono pari a 71 giorni, che rappresenta la media nazionale. Micro, piccole e medie imprese hanno una media inferiore rispetto a quella del totale del campione analizzato. In particolare, si sottolinea il dato sulle microimprese che confermano la performance positiva con una concentrazione del 42,8% di pagatori puntuali, e una media di tempi di pagamento di 66 giorni, ma che registrano anche il più alto livello di ritardi gravi (10,3%).