Smemoranda Group spa, holding del gruppo attivo nei settori media e intrattenimento, pelletteria, accessori e cartoleria, è stato ammesso insieme alle sue controllate lo scorso 22 dicembre alla procedura di concordato preventivo con riserva dal Tribunale di Milano, che ha nominato commissario giudiziale Cesare Giuseppe Meroni.
La mossa segue la vendita ai inizio dicembre a Reti Televisive Italiane (gruppo Mediaset) del marchio Zelig, sino a quel momento di proprietà della controllata Zelig Media Company srl (oggi ridenominata XMC), la società ideatrice e produttrice di storici programmi di intrattenimento comico e satirico, e che, come già anticipato allora, si inserisce nel quadro della difficile situazione finanziaria in cui versa da tempo il gruppo fondato da Nicola Colonna (presidente), Luigi Vignali e Michele Mozzati, questi ultimi più noti al pubblico come Gino&Michele e che ha portato il gruppo lo scorso marzo 2022 ad accedere alla procedura di composizione negoziata della crisi (si veda altro articolo di BeBeez).
Secondo quanto riferito nei giorni scorsi da MF Milano Finanza, ad assistere il gruppo nella procedura sono l’advisor PwC e lo studio legale LCA, in affiancamento al nuovo chief restructuring officer, Raffaele Fiorella. ex interim group cfo del Gruppo Maccaferri.
Ricordiamo che la società ha subito in maniera importante le conseguenze della pandemia con ricavi consolidati 2020 quasi dimezzati a 27,9 milioni di euro (dai 47,6 milioni del 2019), un ebitda (post effetti non ricorrenti) negativo per 4 milioni (da -3,7 milioni) e una perdita netta di 7,2 milioni (da -9,8 milioni), a fronte di un debito finanziario netto di 27,4 milioni (da 18,8 milioni) (si veda qui il bilancio 2020 di Smemoranda, disponibile per gli abbonati di BeBeez News Premium e BeBeez Private Data). Le cose poi non sono certo migliorate nel corso del 2021. Secondo quanto riferito da MF, infatti, la situazione patrimoniale aggiornata a fine settembre evidenziava un patrimonio netto negativo di 11,6 milioni di euro e debiti per 34 milioni con una perdita da inizio 2022 di circa un milione.
Come già anticipato da BeBeez a inizio dicembre, negli ultimi mesi è stato messo a punto un piano di risanamento che prevede il coinvolgimento degli obbligazionisti di maggioranza, titolari del prestito obbligazionario convertibile da 10 milioni di euro con scadenza 31 dicembre 2023 e cedola 8% quotato alla Borsa di Vienna e oggi in circolazione per 8,3 milioni, i quali si sono detti disposti a convertire in equity tutti i loro bond e a immettere anche nuova finanza prededucibile, a patto che gli azionisti a loro volta sottoscrivano un aumento di capitale.
A oggi il capitale di Smermoranda fa capo a Luigi Vignali (17,24%), Giovanni Crespi (15,47%), Massimo Moratti (attraverso CMC srl, 13,98%), Gianfranco e Paolo Crespi (attraverso Quafin spa, 12,03%), Nicola Colonna (10,78%), Michele Mozzati (7,84%), Vitaliano Borromeo Arese (attraverso G.B.PAR srl, 6,85%), Giuseppe Ferrero (4,95%), la famiglia Tschang (attraverso Osama spa, 3,71%), Andrea Bolla (2,53%), Angelo Colombo Fondrieschi (attraverso Gallo spa, 2,19%) e altri azionisti con meno del 2% ciascuno (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Gli obbligazionisti, come descritto nella Relazione al bilancio 2020 di Smemoranda, già a fine 2020 avevano partecipato all’aumento di capitale deliberato dalla società per riequilibrare la situazione finanziaria. In quell’occasione, infatti, i soci hanno sottoscritto 1,7 milioni dell’aumento sulla base di versamenti in conto aumento di capitale già effettuati, mentre appunto due dei bondholder hanno sottoscritto un altro milione di euro, convertendo i bond. Nel corso del 2020 il gruppo aveva inoltre finalizzato con tre primari istituti bancari italiani bancari italiani operazioni di finanziamento a 72 mesi per un totale di 10,2 milioni di euro, attivando il fondo di garanzia con parziale consolidamento dei debiti bancari in essere e apporto di nuova liquidità a favore della società e delle controllate Nava Design srl, C’Art group srl e GUT Distribution srl (questa da 5 milioni di euro, erogata da Illimity, si veda altro articolo di BeBeez).
Visto il perdurare delle difficoltà, alle banche finanziatrici (Intesa Sanpaolo, Banco BPM e Illimity) è poi stato chiesto a fine 2021 di estendere le scadenze delle linee in essere per altri 96 mesi e, condizionatamente a questo, è stato chiesto agli obbligazionisti di estendere a loro volta la scadenza del bond al 2025, in cambio di un aumento della cedola al 10%. A oggi, però, non è chiaro che cosa abbiano poi deciso di fare le banche e di conseguenza se le caratteristiche dei bond siano state modificate. Quello che si dice, però, è che nel frattempo siano emersi ulteriori debiti fiscali e previdenziali rispetto a quelli già rappresentati nella situazione economico-patrimoniale sottoposta al momento dell’apertura della procedura di composizione negoziata della crisi, il che porterebbe ad aumentare il fabbisogno concordatario e quindi le dimensioni dell’aumento di capitale che gli azionisti sarebbero chiamati a sottoscrivere. Ma questi ultimi non avrebbero intenzione di impegnarsi ulteriormente.
Se non si troverà una quadra, la deriva del gruppo Smemoranda aprirebbe la strada alla liquidazione giudiziale ed all’esercizio delle azioni di responsabilità e revocatorie (che riguarderebbero anche il marchio Zelig appena ceduto) verso i soggetti responsabili del dissesto.