I problemi finanziari del colosso emiliano del packaging EMS Group, controllato dalla lussemburghese Xenon Private Equity tramite il fondo Xenon Private Equity VI, hanno portato all’attivazione di un procedimento di composizione della crisi, con la nomina in veste di consulente del commercialista reggiano Francesco Notari, partner di HLB Analisi spa, e alla decisione di chiudere i due stabilimenti di Fontevivo (Parma) e di trasferire i 45 lavoratori nella sede centrale di Montecchio (Reggio Emilia). Lo scrivono Il Resto del Carlino e ParmaToday, precisando che in questi giorni sono in corso le trattative con i potenziali acquirenti attualmente interessati all’investimento. La riduzione dei costi è il passaggio propedeutico alla cessione del gruppo.
EMS Group nasce verso la fine del 2018 dalla fusione di quattro aziende leader nei settori movimentazione, pallettizzazione e stoccaggio di merci e materiali. All’epoca gli azionisti delle montecchiesi Emmeti (impresa nata negli anni Sessanta), Mectra, Logik e della parmense Sipac avevano ceduto il 100% delle proprie quote al fondo lussemburghese (si veda altro articolo di BeBeez). Dopo quasi un anno era stato poi acquistato da Xenon un altro pilastro della storia della meccanica della Val d’Enza, la montecchiese Zecchetti, con l’asset manager svizzero Unigestion in qualità di co-investitore (si veda altro articolo di BeBeez e qui il comunicato stampa di allora).
L’aggregazione delle cinque realtà emiliane, che ha messo insieme tre siti industriali di Montecchio e due di Fontevivo, ha portato alla nascita di un gruppo da 130 milioni di euro con 290 dipendenti e una forte propensione all’export (75% della produzione). Nei dettagli, il gruppo progetta, produce e installa linee complete per l’industria vetraria (vetro cavo), linee di trasporto (nastri trasportatori, tavoli di accumulo, elevatori e discensori) e sistemi di palettizzazione-depalettizzazione per l’industria dei contenitori in PET-HDPE e dell’imbottigliamento, quindi il settore degli scatolifici, quello alimentare, del petfood e del can-making, con quote di mercato anche in ambito chimico, petrolchimico e farmaceutico.
L’obiettivo iniziale di Xenon era la creazione del leader mondiale nella produzione di sistemi di trasporto e pallettizzazione per l’industria del vetro, poiché la plastica viene sostituita dal vetro in molte soluzioni di imballaggio per alimenti, bevande e altri beni di largo consumo.
Il fatturato si è mantenuto al di sotto dei 130 milioni sia nel 2020 che nel 2021 (anno, quest’ultimo, in cui il gruppo ha registrato una perdita di oltre 36,5 milioni, erodendo significativamente il patrimonio netto). Nel 2022 i ricavi sono saliti invece a 206,5 milioni di euro, in crescita del 63% rispetto all’esercizio precedente, con un ebitda di quasi 8 milioni, un utile netto di poco più di 2 milioni e un indebitamento finanziario netto di 63,2 milioni, a fronte di un patrimonio netto di 56,6 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Quest’anno la tensione finanziaria si è acuita e il gruppo, che conta comunque una produzione e una committenza di livello, ha rischiato quasi il fallimento con un buco quantificato in circa 300 milioni. La settimana scorsa i sindacati sono stati avvisati della chiusura dei due siti di Fontevivo.
Presso la Regione Emilia Romagna è già aperto da tempo un tavolo di crisi istituzionale, che sta cercando di affrontare la situazione del gruppo e a breve dovrebbe esserci un’altra riunione, spiegano fonti sindacali, ricordando che da mesi i dipendenti hanno contratti di solidarietà in scadenza il prossimo 31 gennaio.