Nulla di fatto lo scorso 3 ottobre all’udienza davanti al Tribunale Fallimentare di Milano che era stato chiamato a decidere sull’istanza di fallimento di Moby avanzata dagli hedge fund obbligazionisti del gruppo armatoriale, affiancati sul piano legale da DLA (si veda altro articolo di BeBeez). Il presidente del Tribunale, Alida Paluchowski si è infatti riservata di decidere nei prossimi giorni (si veda qui Ship2Shore).
Come noto, i fondi lamentano un’insolvenza prospettica e futura, prevedibile nel febbraio 2020 quando Moby dovrà pagare la cedola sul bond da 300 milioni di euro. Al momento Moby ha sempre rispettato le scadenze, ma secondo i fondi il crack arriverà presto e quindi bisogna muoversi subito o sarà troppo tardi.
In particolare, segnala Ship2Shore, i fondi punterebbero il dito contro un accordo di scambio di traghetti siglato a inizio settembre con la danese DFDS, in base al quale Moby ha ceduto i suoi traghetti più moderni in flotta, cioé Moby Aki e Moby Wonder (rispettivamente del 2005 e del 2001), in cambio delle due navi ro-pax più datate King Seaways e Princess Seaways (rispettivamente del 1987 e del 1986), incassando una differenza in cash che finirebbe per favorire il rimborso degli istituti bancari, svalutando però le garanzie patrimoniali a copertura del prestito obbligazionario. Non solo. All’attenzione dei fondi, poi, c’è poi anche il fatto che Moby ha distribuito a CIN 38 milioni di euro di utili realizzati negli esercizi precedenti e 47 milioni di riserve straordinari. Infine, a contribuire poi al possibile default, secondo i fondi, sarebbero anche i pagamenti per anticipo noleggio disposti da CIN via Moby a favore, di F.lli Onorato srl, proprietaria delle due navi ordinate in Germania (consegnate nell’ottobre 2018 e nel marzo 2019) ed estranea al perimetro del prestito obbligazionario.
Intanto i numeri della semestrale hanno mostrato un miglioramento in termini di ricavi ed ebitda, ma un netto peggioramento in termini di debito finanziario netto e di flussi di cassa. In particolare, in sei mesi il gruppo ha bruciato 83,1 milioni di euro di cassa contro il 28,7 milioni bruciati nel primo semestre 2018. A fine giugno quindi Moby aveva cassa per 89 milioni di euro contro i 204,9 milioni di cassa che aveva a fine giugno 2018.
Il bond da 300 milioni di euro ha scadenza 15 febbraio 2023 e cedola 7,75% ed è negoziato alla Borsa del Lussemburgo. Venerdì 4 ottobre il titolo ha chiuso sui minimi a quota 29,6 centesimi.